"Il noleggio aiuterà la transizione ecologica, non gli incentivi all’acquisto"
"Nel momento in cui facciamo delle domande al consumatore dobbiamo essere pronti a reagire, a dare delle risposte, altrimenti l’obsolescenza è dietro l’angolo". Con questo monito di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione italiana consumatori, si è concluso il convegno "Alla guida della transizione ecologica". L’evento, indetto a Roma da Aniasa, ha sottolineato il ruolo centrale del noleggio auto in questa fase di profonda mutazione nel mondo delle quattro ruote, poiché capace di rispondere con maggiore flessibilità alle esigenze del consumatore-automobilista, agevolando in futuro l’auspicata democratizzazione della mobilità elettrica.
Elettriche più adatte ai noleggi. "Più che di democratizzazione parlerei di accessibilità conveniente: il noleggio ha un costo di utilizzo competitivo e permette all’automobilista di non dover sostenere l’incertezza dovuta al fatto che la tecnologia elettrica non è ancora matura", ha spiegato Alberto Viano, presidente di Aniasa. "Ciò che fa da freno alla domanda è oggi l’incertezza che l’usato abbia un valore. Proprio il noleggiatore ha una maggiore capacità di assorbirlo: più un soggetto è in grado di sfruttare il veicolo, più raggiunge con rapidità il break-even (punto di pareggio, ndr) anche su veicoli che hanno valori d’investimento più alti". Come le elettriche, appunto: già oggi il mix dell’immatricolato nella fascia da 0 a 60 g/km di CO2, caratterizzata da vetture full electric e ibride plug-in, rappresenta il 30% delle auto destinate al noleggio a lungo termine tra i privati, contro il 6% di quelle in acquisto. E anche il car sharing, che si sta riavvicinando ai più incoraggianti numeri del 2019, può fare la sua parte: "Chi guida un veicolo della sua flotta è più facilmente persuadibile che, almeno in ambito urbano, l’elettrico sia già la migliore soluzione".
Listini troppo cari. Il prezzo, come è facile intuire, rappresenta un fattore fondamentale nella scelta di vetture elettrificate: secondo il rapporto "La mobilità degli italiani riaccende i motori", realizzato da Aniasa in collaborazione con Bain & Company, il 55% degli automobilisti intervistati dichiara di non aver preso in considerazione l’acquisto di un’auto ibrida o elettrica a causa dell’incertezza dei costi d’acquisto, manutenzione e rifornimento, seguito da un 33% di persone che ritiene scarsa la capillarità della rete di ricarica. E tra tutti coloro che non hanno ancora considerato l’acquisto di una nuova vettura, anche non elettrificata, cioè il 55% degli intervistati, più della metà (il 51%) considera gli incentivi economici un prerequisito per decidere se cambiare o meno l’auto.
Bonus inutili. Un aspetto, quello dell’abitudine agli incentivi, capace di generare frequenti arresti e ripartenze negli ordini, come il bonus auto 2022, già esaurito nella fascia più ampia, sta dimostrando. “C’è stata una promessa d’incentivi fatta molto presto (a dicembre 2021, ndr) e in modo generico. L’esito è stato generare un’attesa”, durata fino a maggio e piuttosto inutile, almeno secondo Viano: “si è incentivata una domanda che già esiste a fronte di un’offerta rigida”. Non a caso, come ricorda lo studio di Bain & Company, la quota di elettriche immatricolata nel primo trimestre del 2022 è scesa al 3,3% contro il 4,6% dello stesso periodo del 2021. E tra i clienti privati abbiamo assistito a un vero e proprio crollo, poiché dal 3,7% dei primi tre mesi dello scorso anno, le full electric sono passate all’1,8% dell’immatricolato.
Meglio le colonnine. E il fenomeno è destinato a ripetersi: "Gli incentivi sono stati previsti con budget finiti su tre annualità, il che genera una domanda a dente di sega (altalenante, ndr), con i dealer che avranno (ciclicamente) i cassetti pieni di ordini". Meglio impiegare diversamente tali fondi, magari per i charging point: "Nessuno acquista, anche se incentivata, un’autovettura se non trova sugli Appennini un punto di ricarica". Proprio nelle aree di provincia, del resto, le auto elettriche hanno meno appeal: nei comuni fino a 400 mila abitanti rappresentano il 3,9% delle immatricolazioni 2021, contro il 5,3% delle metropoli con oltre 1 milione di abitanti.
Prezzi su. I costi più elevati nel settore, peraltro, non aiutano: "All’aumento dei prezzi delle materie prime si è aggiunta un’inflazione dettata dal maggior costo della componentistica per l’auto, oltre a una contrazione dell’offerta che dà pressione alla domanda". Un’offerta che si riduce soprattutto per le fasce più economiche: "Se la componentistica è scarsa e costa di più, è preferibile impiegarla su un’auto dalla marginalità più alta: tutto questo continua a generare sempre più inflazione, che tra le componenti è vicina al 30%. Tale fattore incide sia sul nuovo, sia sulle forme di noleggio, sebbene quest’ultimo abbia una capacità di meglio assorbire le spinte inflattive". Un problema destinato a crescere nei prossimi anni, soprattutto per il mercato italiano, più propenso all’acquisto di veicoli compatti: se la quota di segmento A ha rappresentato nel 2021 il 20% delle immatricolazioni italiane, già nel 2025 questo valore potrebbe crollare al 6%, stando ai piani industriali delle Case automobilistiche: lo ha sottolineato Gianluca Di Loreto, partner di Bain & Company, citando come esempio il futuro addio alla Renault Twingo. Come i nostri lettori già sanno, non sarà l’unica vittima di un’offerta di modelli sempre più orientata su veicoli con marginalità più elevate.
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