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CA Auto Bank
Carelli: "Indipendenti, ma con esperienza captive"

CA Auto Bank
Carelli: "Indipendenti, ma con esperienza captive"
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Un profilo aziendale e di servizio unico nel panorama dell’offerta finanziaria, assicurativa e di noleggio per l’automotive e non solo. Un portafoglio di partner nell’industria consolidato ma aperto ai tanti nuovi attori che si affacciano sul mercato europeo. E uno spiccato orientamento verso la mobilità elettrica. Così, poco più di un mese fa, si è presentata a clienti e investitori CA Auto Bank. La società nata dall’esperienza di FCA Bank e delle sue precedenti incarnazioni è oggi indipendente dal gruppo Stellantis, che ha ceduto la sua quota a Crédit Agricole, la quale controlla la nuova azienda attraverso Crédit Agricole Consumer Finance. CA Auto Bank è a sua volta un gruppo, presente in diciotto Paesi, dove fornisce i propri servizi a reti di vendita, clienti privati e flotte aziendali anche tramite Drivalia, la società di mobilità.

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Abbiamo chiesto a Giacomo Carelli, ceo di CA Auto Bank, come si è mossa in queste prime settimane una società con radici italiane e una nuova proprietà francese. “Abbiamo riscontrato un enorme interesse da parte di interlocutori del settore auto e non solo, dato che siamo operativi in tutti i segmenti della mobilità, dall’automotive alle due ruote, dal leisure alla nautica, dall’agricoltura ai veicoli commerciali e industriali. La nostra caratteristica unica, agli occhi degli operatori nazionali, è che siamo basati in Italia, oltre a essere presenti in altri 17 Paesi, e siamo fra i pochissimi che possono offrire soluzioni che dall’Italia si sviluppano in Europa. Abbiamo duemila dipendenti e ci teniamo a ribadire la nostra intenzione a investire qui”.

In una pluralità di canali di vendita che rischia di disorientare il cliente, come vi distinguete?
Possediamo l’appeal dell’unico operatore indipendente con l’esperienza di una captive. Conosciamo bene quello che ci vuole per i clienti ma siamo indipendenti dai gruppi automobilistici: un unicum nel settore, arricchito dal supporto del primo gruppo bancario per clienti retail.

Come pensate di convincere un cliente dubbioso sulla transizione energetica, fenomeno prettamente tecnico, a trovare risposte da una banca?
Il settore è in fase di profonda trasformazione, la percezione del cliente sta cambiando. Il fenomeno prevalente è la disownership (l’alternativa al possesso del bene, ndr). Ma è la stessa evoluzione tecnologica che porta a cambiare la relazione con la vettura, ormai percepita come un software che si aggiorna over the air. Dire che a proporre soluzioni finanziarie deve essere una captive è anacronistico; piuttosto, ciò che cercano i clienti sono soggetti - anche bancari - che facilitino l’acquisizione, visto che, come detto, non è più il possesso la necessità. Quindi, quale nuovo anello di congiunzione fra utilizzatore e mobilità, accompagniamo il cliente nella disownership, con maggiore efficacia rispetto a quando eravamo legati a un singolo costruttore.

La relazione diretta con le Case resterà uno dei vostri canali privilegiati?
Naturalmente. Lo facciamo già con Tesla in quattro Paesi e con Mazda in due, e intendiamo espandere queste partnership. Dato il nostro focus sulla nuova mobilità, siamo presenti anche nelle due ruote (con Harley-Davidson, Royal Enfield, Fantic Motor, Vmoto Soco e Cake); e nei veicoli industriali, oltre che dei costruttori, siamo interlocutori anche dei grandi gruppi di distribuzione. Nel trasporto merci ci confrontiamo già con marchi in prima linea nell’elettrico e nell’idrogeno.

E i concessionari?
I nuovi modelli distributivi vedranno sempre più centrali i grandi operatori, concessionari che diventano anche importatori. L’esempio è quello di Cosmobilis (la holding del principale gruppo francese di distribuzione di auto ByMyCar in cui Crédit Agricole Consumer Finance ha investito, ndr), che supportiamo in vari Paesi. Ma ci rivolgiamo anche al dealer tradizionale, mono o multimarca o, sul fronte opposto, alle piattaforme online, interessanti per veicoli usati.

Svilupperete anche il canale diretto?
Siamo già in grado di muoverci nel campo del noleggio e degli abbonamenti sia direttamente, coi 650 Drivalia Mobility Store, sia attraverso Amazon.

Drivalia svilupperà anche un’offerta di noleggio di lungo termine?
Già oggi in alcuni Paesi lo fa. In prospettiva tutta l’attività di noleggio di qualunque durata sarà concentrata su Drivalia, anche quella attualmente curata dalla capogruppo, espandendone l’attività dagli attuali 7 a 17 Paesi. Non avremo tutti i prodotti da subito in tutti i mercati, ma l’obiettivo è quello. In questo comparto, l’online resta il punto d’ingresso privilegiato, naturalmente anche attraverso i Mobility Store, ma per aumentare la capillarità coinvolgeremo anche dealer e broker.

L’acquisto digitale confermerà la sua validità anche di fronte agli interrogativi sulla transizione energetica?
Il canale online sta certamente diventando il preferito, lo capiamo dall’esperienza con Tesla, ma anche con Lotus nel Regno Unito e osservando i grandi gruppi di distribuzione che a loro volta hanno creato canali online; continueremo comunque ad affiancare il concessionario tradizionale. Il nostro impegno nell’elettrificazione della flotta e nell’ampliamento dell’infrastruttura di ricarica simboleggia la convinzione che, dal nostro punto di vista, la strada intrapresa a livello europeo non potrà essere modificata significativamente. E anche la direzione imboccata dai costruttori è chiara. Come in tutte le rivoluzioni, sono richiesti grandi investimenti anche per sviluppare affezione da parte della clientela, cui va garantita l’accessibilità alle nuove tecnologie. E qui arriviamo noi.

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