Blitz del governo, torna il bollo al locatario
Che la politica appaia, talvolta, il teatro dell’assurdo non è una novità. Raramente, però, si erano raggiunte le vette di queste convulse ore di discussione attorno al decreto fiscale e al disegno di legge di bilancio per il 2020. Il cosiddetto emendamento Melilli, dal nome del deputato Pd che voleva introdurre nel nostro ordinamento l’obbligo di annotazione al Pra dei contratti di noleggio a lungo termine di durata superiore a 12 mesi e che voleva spostare in capo all’utilizzatore della vettura l’onere del pagamento della tassa automobilistica, ritirato ieri in commissione Finanze alla Camera nell’ambito della discussione sul decreto fiscale, è stato ripresentato oggi, parzialmente riformulato, nella stessa commissione. Ma, stavolta, con ben altro peso. La proposta di modifica, infatti, è stata fatta propria dal governo e, quindi, salvo altrettanto clamorosi ma fortemente improbabili colpi di scena, diventerà legge dello Stato.
Tassa automobilistica in capo all’utilizzatore. A differenza della sua prima versione, però, che prevedeva l’annotazione al Pra dei contratti già annotati nell’Archivio nazionale veicoli (Anv) del ministero dei Trasporti, il nuovo testo fa riferimento proprio all’Anv e prevede unicamente che, a partire dall’1 gennaio 2020, l’utilizzatore del veicolo “sia tenuto in via esclusiva al pagamento della tassa automobilistica con decorrenza dalla data di sottoscrizione del contratto e fino alla scadenza del medesimo” (ma in caso di pagamenti cumulativi, come può accadere nelle flotte, il versamento può essere effettuato dal locatario).
Accordo tra regioni e province autonome. Ma perché si è arrivati a questo blitz? Secondo alcune fonti, la manovra è frutto di un accordo sulla spartizione delle imposte automobilistiche tra regioni e province autonome a cui il governo non ha avuto nulla da obiettare. Il fatto è che da qualche anno gli operatori dell’autonoleggio immatricolano gran parte dei loro veicoli nelle province autonome di Trento e Bolzano, dove la tassa automobilistica e l’Imposta provinciale di trascrizione (Ipt) sono sensibilmente più basse che nelle altre regioni. Ciò ha aumentato sensibilmente i ricavi delle due amministrazioni autonome erodendo quelli di altre zone, soprattutto, come detto, Lazio e Lombardia, dove hanno sede gran parte delle imprese che hanno flotte aziendali e dove risiedono gran parte dei privati che adottano questa formula. Insomma, una spartizione dei balzelli che gravano sull’auto: alle regioni il bollo, alle province autonome l’Ipt. In mezzo, stritolate da una pubblica amministrazione sempre più vorace e spietata nei confronti delle quattro ruote, l’auto e le imprese.
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