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Incentivi 2022
Braccio di ferro nel governo: si ragiona su bonus compresi tra 1.250 e 6 mila euro

Incentivi 2022
Braccio di ferro nel governo: si ragiona su bonus compresi tra 1.250 e 6 mila euro
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È una situazione a cui si adatta perfettamente la frase attribuita a Tito Livio: “Dum Romae consulitur…”. Mentre a Roma si discute… il mercato dell’auto muore. A febbraio, le immatricolazioni di vetture nuove hanno registrato l’ottavo calo consecutivo a doppia cifra. Nel solo bimestre gennaio-febbraio, il “buco”, rispetto allo stesso periodo del 2021, ha sfiorato le 59 mila unità (-21%). Una voragine che potrebbe allargarsi - oltre che per le incognite che la crisi ucraina porta inevitabilmente con sé - se gli incentivi, annunciati ufficialmente dal governo il 18 febbraio scorso, dovessero oltremodo tardare. Per carità, il decreto che dovrebbe sbloccare i 700 milioni stanziati da Palazzo Chigi per aiutare il settore dell’automotive dovrà essere emanato entro il 31 marzo, ma è chiaro che ogni giorno che passa dall'annuncio contribuisce ad appesantire la situazione.

Partita a quattro. La matassa non è semplice da sbrogliare e il primo problema è intrinseco alla norma varata dal governo: secondo il decreto-legge pubblicato l’1 marzo scorso sulla Gazzetta Ufficiale, gli incentivi saranno disciplinati “con uno o più decreti del Presidente del consiglio dei ministri su proposta del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze, il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e il ministro della Transizione ecologica, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto”. Insomma, prima dovranno mettersi d’accordo quattro ministri: un politico, Giancarlo Giorgetti (Mise), e tre tecnici: Daniele Franco (Mef), Roberto Cingolani (Mite) ed Enrico Giovannini (Mims). E l'intesa non è semplicissima, visto che dapprima si dovranno ripartire i 700 milioni tra i due filoni previsti dal governo, ossia i sostegni all’industria e gli incentivi all’acquisto di auto nuove, e poi dividere questi ultimi tra i diversi tipi di auto.

Doppia sfida all'interno del governo. Sul primo fronte si scontrano le due visioni opposte di Giorgetti e Franco. Il titolare dell’Economia non ha mai fatto mistero della sua contrarietà ai contributi a fondo perduto ai consumatori. Il secondo, invece, ne ha fatto la propria bandiera. Sulla successiva ripartizione, invece, la partita si giocherà soprattutto tra Cingolani, fautore dei contributi alla transizione ecologica, e quindi alle sole auto elettriche, e Giorgetti, orientato a sostenere il mercato nel suo complesso e, quindi, favorevole ai bonus sulle auto termiche.

La proposta base. Ma questa è solo la cornice all’interno della quale dovrà essere tracciato il quadro. Su cui i tecnici dei quattro ministeri hanno iniziato a lavorare la scorsa settimana. I soliti bene informati sostengono che il Mise, primus inter pares in questa partita, avrebbe proposto di destinare all’auto 600 dei 700 milioni stanziati per il 2022 e 700 dei 1000 previsti a partire dal 2023. A loro volta, i 600 milioni del 2022 dovrebbero essere così ripartiti: 450 alle auto con emissioni di anidride carbonica fino a 60 g/km; 150 a quelle con emissioni comprese tra 61 e 135 g/km.

Ipotesi di taglio ai tetti di prezzo. Almeno nel 2022, poi, lo schema dei singoli contributi dovrebbe ricalcare quello utilizzato nel 2020 e nel 2021, ma con alcune differenze: in primo luogo l’abbassamento di 5 mila euro del limite al prezzo di listino, che potrebbe dunque passare a 45 mila euro (+Iva) sulle auto che hanno emissioni di anidride carbonica comprese tra 0 e 60 g/km e a 35 mila euro (+Iva) nella fascia 61-135 g/km.

Lo schema dei contributi. Rispetto all’ipotesi di cui abbiamo parlato alcune settimane fa, una leggera sforbiciata dovrebbe riguardare anche i singoli contributi, che, in presenza di una rottamazione, andrebbero da un minimo di 1.250 euro nella fascia 61-135, a un massimo di 6 mila euro nella fascia 0-20 g/km. Alla fascia intermedia 21-60 andrebbero 2.500 euro. In assenza di rottamazione, invece, niente incentivi nella fascia 61-135, 4 mila euro nella fascia 0-20 e mille euro per le auto con CO2 tra 21 e 60 g/km. A queste cifre si aggiungerebbe il contributo obbligatorio della concessionaria: mille euro senza rottamazione, 2 mila euro con demolizione.

La partita è solo all’inizio. Come detto, si tratta solo di una prima ipotesi, attorno alla quale la discussione è ancora aperta. E nulla, in questa fase, è scontato. Nemmeno che il decreto arrivi con largo anticipo rispetto al termine del 31 marzo. Termine che, peraltro, non è perentorio. Il mercato, nel frattempo, aspetta.

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