Cronaca

Ex stabilimento Fiat
Sequestro e arresti per Blutec, che doveva rilanciare Termini Imerese

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Sequestro e arresti per Blutec, che doveva rilanciare Termini Imerese
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Avrebbero dovuto produrre componenti per auto elettriche (in particolare per le future versioni a batterie della Doblò e del Ducato) nell’ex stabilimento siciliano della Fiat, quello di Termini Imerese. E invece questa mattina a varcare i cancelli sono stati i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo: secondo l'ordinanza del gip, l’ipotesi di reato è malversazione a danno dello Stato. Il presidente del consiglio di amministrazione e l'amministratore delegato della Blutec, la società che appunto doveva riconvertire lo stabilimento anche grazie ai finanziamenti pubblici, sono finiti agli arresti domiciliari, mentre è già sotto sequestro l'intero complesso aziendale e beni per oltre 16,5 milioni di euro. La Guardia di finanza, inoltre, ha perquisito anche la sede di Rivoli (TO) della società.

Contributi pubblici. Al centro del caso Blutec emerso nei mesi scorsi, ci sarebbe la restituzione di 20 milioni a Invitalia, l'Agenzia nazionale per lo sviluppo economico, controllata dal ministero dell'Economia. I due manager, Roberto Ginatta e Cosimo Di Cursi, per i quali è scattato anche un provvedimento di interdizione per dodici mesi, in sostanza, si sarebbero appropriati di 16 dei 21 milioni di euro di contributi statali che dovevano rappresentare una grande occasione di sviluppo per i 700 lavoratori coinvolti nel progetto. Di Cursi al momento si trova in Brasile, dove il gruppo della famiglia Ginatta possiede un altro sito produttivo, ma il suo avvocato ha fatto sapere alla Procura che non avrebbe alcuna intenzione di sottrarsi al provvedimento. 

Il commento del procuratore. "Non credo che il sogno del rilancio dell'area industriale di Termini Imerese venga spezzato con il sequestro della Blutec. Mi auguro di no". È il commento del procuratore Ambrogio Cartosio, titolare dell'inchiesta che ha portato all'operazione Blu Hole. "La speranza è che questo polo industriale risorga. Ogni scelta che viene fatta deve essere ben ponderata. Ma questo attiene a una valutazione politica. A noi spetta esaminare e riscontrare i fatti", ha sottolineato il magistrato. Le ricerche condotte dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo hanno consentito di dimostrare che almeno 16 dei 21 milioni di euro di contribuzioni pubbliche "non sarebbero mai stati impiegati per i fini progettuali previsti, né restituiti a scadenza delle condizioni imposte per la realizzazione del progetto industriale". Alcune spese sono state giudicate "non ammissibili, in altri casi i fondi pubblici sono stati utilizzati per l'acquisto di beni" impiegati a beneficio di altre unità produttive dell'azienda in altre realtà e non a Termini Imerese. L'allarme è partito da Invitalia e poi riscontrato attraverso accertamenti bancari. Rispetto alle finalità per cui i finanziamenti erano stati erogati, solo 5 milioni risulterebbero destinati allo scopo previsto dal contratto, mentre degli altri 16 non c'è traccia. Nonostante la revoca del finanziamento intervenuta ad aprile del 2018, le procedure di restituzione non risulterebbero ancora avviate.

La storia dello stabilimento. La newco Blutec, società del gruppo Metecal, aveva rilevato lo stabilimento il 1º gennaio 2015 per la produzione di componenti per auto, con il sostegno di finanziamenti erogati da Invitalia, dopo la conclusione della lunga storia della produzione Fiat in Sicilia, iniziata nel 1967. La fabbrica di Termini Imerese aveva vissuto il suo periodo d'oro negli anni 70, divenendo un modello produttivo: nel 1979 all'avvio della produzione della Panda contava 1.500 dipendenti, con il lavoro articolato su tre turni. Nella seconda metà degli anni 80 erano occupati 3.200 operai, a cui vanno aggiunti circa 1.200 nell'indotto. La crisi arriva nel 1993, quando si verifica la prima ristrutturazione aziendale. Nel 2009 la Fiat aveva confermato la produzione della Lancia Ypsilon fino al 2011, prospettando un futurodi produzioni diverse da quella automobilistica. La chiusura risale al 2011. Tra le ipotesi di riconversione, si era parlato di un interessamento da parte del gruppo DR Motor Company, non realizzatosi per gli eccessivi costi dell'operazione. 

L'ultimo periodo. La Blutec aveva presentato lo scorso novembre l'ennesimo progetto di rilancio del polo industriale palermitano che prevedeva l'occupazione di 694 lavoratori entro il 2020, con un cronoprogramma che avrebbe dovuto garantire l'ingresso di 115 lavoratori entro dicembre 2018, a settembre 2019 di altri 100 e a dicembre 2019 di ulteriori 344. Questi obiettivi sarebbero stati garantiti, oltre che dall'elettrificazione della Doblò e del Ducato, anche dall'assemblaggio delle batterie Samsung. Pochi giorni fa, il 5 marzo, l'azienda aveva presentato gli aggiornamenti del suo piano industriale che prevedeva commesse anche per Garage Italia, la Xev e la Jiayuang, mentre la produzione delle batterie per il Ducato avrebbe dovuto riassorbire interamente la forza lavoro attualmente fuori dalle attività produttive entro la fine del 2019.

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