Regole uguali per tutti: patentino, targa e assicurazione saranno obbligatori?
In Parlamento è stata depositata una proposta di legge a firma di un gruppo di deputati di Fratelli d’Italia per regolamentare monopattini, monoruota, biciclette elettriche e qualsiasi mezzo di trasporto motorizzato su gomma, a prescindere dal numero di assi e dal tipo di propulsione. La deregulation che ha accompagnato l’espansione di un comparto che, a suon di incidenti gravi ha fatto registrare già troppe vittime e casi di danni permanenti, infatti, sta lambendo da qualche settimana il confine dell’allarme sociale. Ora, l'obiettivo è quello di porre fine al far west che ha invaso strade e marciapiedi, a chi usa la mobilità dolce senza rispettare le regole basilari del Codice della strada, alle biciclette a propulsione elettrica e ai monopattini veloci come ciclomotori. Senza dimenticare i mezzi che in funzione delle loro vulnerabilità strutturali godono di un diritto di precedenza male interpretato (spesso, decisamente abusato) dai loro conduttori, che faticano persino ad arrestarsi di fronte a un semaforo rosso.
Patentino, targhino, polizza. "Con questa proposta di modifica del Codice", dice il primo firmatario, il deputato Andrea Mascaretti, "intendiamo tutelare pedoni, ciclisti che utilizzano mezzi muscolari, motociclisti e chi per lavoro e necessità guida un’autovettura. La proposta è semplice: regole uguali per tutti coloro che circolano con un mezzo a motore su strada. Per continuare a farlo, com’è previsto per tutti gli altri utenti, occorre avere una patente che certifichi la conoscenza delle norme, dotare di un sistema alfanumerico di riconoscimento il mezzo (il cosiddetto targhino, ndr) e stipulare una copertura assicurativa. Fosse solo per il numero degli incidenti che li vedono protagonisti, risulta incomprensibile come sino a oggi non sia stata messa mano alla materia, fosse solo per rendere obbligatorio il casco, come già previsto per i ciclomotori e le motociclette".
Poi ci sono le bike lane. Nella discussione istituzionale che seguirà e nelle commissioni chiamate a esaminarla, la proposta firmata in gruppo dai deputati di FdI (Mascaretti, Amich, Amorese, Baldelli, Cangiano, Comba, De Corato, Frijia, Longi, Maerna, Maullu, Pellicini, Pulciani, Raimondo, F. Rossi, Ruspandini, Gaetana Russo, Schiano Di Visconti, Trancassini, Tremaglia), non chiama in causa la babele di corsie ciclabili pericolosamente introdotte sulle strade cittadine con un’economica mano di vernice dal decreto Semplificazioni del 2020. Allora, nell’ideologico tentativo di convertire il bisogno di mobilità quotidiana dei cittadini, chiamati espressamente dall’esecutivo e da molte amministrazioni locali ad abbandonare l’auto per passare ai sellini delle bici, persino il presidente della Repubblica denunciò che qualcosa non andava.
Troppo poco spazio. Le quattro tipologie di bike lane introdotte nel CdS (vedere nel blocco riservato alle immagini) sono l’altra faccia del problema: mettendo a contatto di gomito su strade semplicemente dotate di una riga di vernice, senza alcuna protezione, le due ruote e il resto del traffico, bus e mezzi pesanti compresi (carreggiate che, proprio in funzione delle modifiche apportate, non prevedono più il minimo spazio per eseguire una manovra di sicurezza), non tutelano minimamente chi pedala ed espongono chi guida al reato di omicidio stradale. Assieme alle modifiche presentate dalla proposta di legge (nel Pdf scaricabile qui sopra c'è il testo integrale), è anche tempo di dare ai ciclisti piste ciclabili in sede protetta, le uniche che garantiscono le parti, e non pericolose corsie ciclabili chiamate impropriamente "piste" a ogni inaugurazione.
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