Dal convoglio alla navetta, i bus diventano modulari
Veicoli elettrici modulari a guida autonoma, che si scompongono e si riformano al bisogno, per andare a raccogliere o a depositare i passeggeri del trasporto pubblico urbano. È l’idea della LightBus, startup della “scuderia” di Almacube, l'incubatore di impresa dell’Università di Bologna. Si basa sul “platooning”, il principio delle carovane di camion che viaggiano in convogli: un primo mezzo guidato da un autista e i successivi a guida autonoma.
Uno solo al comando. Un solo conducente basta per guidare il “gruppone”, dal quale poi ogni singolo bus, o segmento, si può sganciare per approdare alle differenti destinazioni. "L’idea è sfruttare al meglio le infrastrutture stradali", dice Sergio Fedele, ceo della società: "La carovana occuperebbe meno spazio e con il nostro sistema software di gestione del distanziamento si ridurrebbero gli stop and go, ottimizzando i tempi e contribuendo a ridurre la congestione da traffico".
In corsia preferenziale. Prima le singole navette recupererebbero i passeggeri, poi si riunirebbero in un unico gruppo che viaggerebbe su corsie preferenziali: successivamente, a seconda delle destinazioni, i mezzi potrebbero ristaccarsi per raggiungere le diverse mete finali. Secondo Fedele, oltre a favorire la capillarità, il “platooning” garantirebbe maggiore capacità di trasporto, più confort e minori costi rispetto ai bus tradizionali. In pratica, ora si tratta "di offrire una sorta di mattoncino Lego alle società di trasporto pubblico, un modulo che può essere replicato più volte con un bisogno minimo di personale. Siamo in trattativa con alcune aziende locali e contiamo di avere il primo prototipo entro due anni", conclude Fedele.
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