Diario di bordo

Renault Koleos
Una settimana con la Blue dCi 190 4WD Initiale Paris

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Una settimana con la Blue dCi 190 4WD Initiale Paris
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La protagonista del Diario di bordo di questa settimana - realizzato prima della serrata per il coronavirus - è la Renault Koleos nella versione top di gamma, la Initiale Paris con motore Blue dCi 190. Lunga quattro metri e 67 centimetri, alta 167 cm e larga 181, la Suv ha un passo di 271 cm: a bordo possono trovare spazio fino a cinque persone e non è prevista una versione a sette posti, mentre il bagagliaio ha una volumetria minima di 565 litri, che salgono a 1.706 abbattendo gli schienali dei sedili posteriori. Il propulsore è un 2.0 turbodiesel da 190 CV e 380Nm, abbinato di serie al cambio automatico X-Tronic: la trazione è integrale, ma a listino è disponibile anche una variante a due ruote motrici. Passando alle prestazioni, la Koleos Blue dCi 190 può raggiungere una velocità massima di 198 km/h e toccare i 100 km/h da fermo in 10,1 secondi, con un consumo medio dichiarato pari a 5,7 l/100 km nel ciclo misto. Trattandosi della versione più completa disponibile, la Initiale Paris a quattro ruote motrici viene proposta con un prezzo di partenza di 46.350 euro: l'esemplare utilizzato per il Diario di bordo dispone inoltre del tetto panoramico apribile (1.200 euro).

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È comoda e non teme l'off-road [Day 1]. Nel luglio del 2017 fui inviato da Quattroruote a Helsinki per la presentazione della Koleos seconda serie, lo stesso modello che sto guidando adesso. E, come allora, non posso che apprezzare l’impostazione votata al confort di questa automobile: lo spazio a bordo abbonda (se chi guida ha statura media, i passeggeri posteriori possono allungare le gambe senza toccare lo schienale del sedile anteriore), il bagagliaio è capiente (da 579 a 1.795 litri), le sospensioni assorbono bene le irregolarità dell'asfalto e i lussuosi sedili di pelle trapuntata avvolgono il corpo. Del resto, una Renault costruita sulla base della Nissan X-Trail (la Koleos è prodotta in Corea, a Busan, nella fabbrica della Renault-Samsung Motors dove vengono assemblate anche le Suv giapponesi destinate al mercato nordamericano), non può che essere accogliente e paciosa, scevra da velleità sportive che qui sarebbero fuori luogo. Va ricordato, inoltre, che la Koleos può affrontare con una certa disinvoltura pure il fuoristrada. Ne ebbi la conferma al tempo della presentazione in Finlandia, su un tracciato tutto pietre, ghiaia e pendenze attorno a una pista privata, dove la 4x4 Renault dimostrò di sapersela cavare anche in condizioni non banali, grazie alla possibilità di bloccare tramite un pulsante la ripartizione della coppia tra gli assi sul valore 50:50 e alla frenatura selettiva delle ruote attraverso l'Abs/Esp. Lo si avvertiva bene nel "twist", in cui fanno presa solo due ruote diagonalmente opposte: dopo un attimo di esitazione si sentiva la pinzata dei freni sulle ruote sospese, che consente di trasferire la coppia su quelle a terra. Peccato, però, che manchi il controllo della velocità in discesa: una semplice estensione del sistema antibloccaggio dei freni che avrebbe ulteriormente ampliato le capacità fuoristradistiche della Koleos. Ma è assai probabile che i potenziali clienti non se ne facciano un cruccio. Roberto Boni, redazione Prove/Tecnica

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Diversa dalle altre francesi [Day 2]. Dei tre pesi massimi della gamma Renault, la Koleos è il modello che da sempre mi ha incuriosito di più. Sarà la meccanica condivisa praticamente in toto con la Nissan X-Trail, o il suo look massiccio, ma del trio d’alta gamma questa è indubbiamente la più particolare. La piattaforma è la stessa Cmf delle Talisman ed Espace, ma rispetto alle sorelle la Koleos utilizza una meccanica diversa. Tanto per iniziare, non è disponibile il sistema 4Control con asse posteriore sterzante, una scelta che tuttavia non si rimpiange eccessivamente guidando la Suv nel misto. Il passo di 271 cm (proprio come la X-Trail, ma sulla francese mancano i sette posti), infatti, è più corto di 10 cm di quello della Talisman e di 17 rispetto alla Espace. Questa caratteristica permette alla Suv di lasciarsi guidare con grande facilità, a patto di non spremerla troppo: l’assetto, morbido e confortevole, è adatto per una guida rilassata. E anche il cambio non ti porta a chiedere troppo in termini di prestazioni: sulla Koleos non è presente il doppia frizione Edc utilizzato dagli altri modelli francesi, ma un X-Tronic a variazione continua. In condizioni di guida normali, la trasmissione funziona come un Cvt, mentre quando si affonda il pedale del gas l’elettronica simula il funzionamento di un sette rapporti. Ne risulta una buona rapidità in ripresa, garantita anche dall’elevata coppia del propulsore (380 Nm), elastico e non eccessivamente rumoroso. Non particolarmente reattivo, invece, è lo sterzo: ben calibrato per un modello di questo tipo, non brilla per prontezza e precisione, portando il guidatore a preferire un’andatura rilassata. Mirco Magni, redazione Online

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Cambio di rotta [Day 3]. Avete presente la prima generazione della Koleos? Quella del 2008? Ecco, dimenticatela. Per fortuna, la Renault ha preso una strada diversa per questa seconda serie, forse consapevole del fatto che - come vuole un detto vecchio, ma sempre valido - anche l’occhio vuole la sua parte. Certo, un po' di originalità in più non avrebbe fatto del male, perché per un occhio non ben allenato (siamo sempre lì…) distinguere una Koleos da una Kadjar non è poi così facile. Questione di dimensioni, certo, ché la Suv che mi trovo tra le mani mi sembra imponente, anche più di quanto lo sia in realtà: in fondo, arriva a 4 metri e 67 di lunghezza, 18 cm in più della sorella minore. Ma sarà la seduta alta a darmi questa impressione, oppure, l’opulenza dell’allestimento Initiale Paris a rafforzare la sensazione di trovarmi su una "quasi ammiraglia". Peccato che, una volta messo in moto, il feeling da viaggio in business class si scontri un po’ con la rumorosità del turbodiesel, che si fa sentire più di quanto mi sarei aspettato alle basse velocità. Altre cose che mi lasciano perplesso sono il fatto che la radio Dab+ perda il segnale un po' troppo spesso, soprattutto per un’auto che si muove a Milano città e non tra impervie valli alpine; e che i comandi dell’audio stesso (selezione fonte, volume) si trovino su una leva completamente nascosta dal volante (sulla destra), in una posizione non facile da raggiungere a tentoni. Piccole cose, si dirà, ed è vero. Ma su un’auto con queste ambizioni, in fondo, contano anche i dettagli. Emilio Deleidi, redazione Attualità/Inchieste

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Un fuori e due dentro [Day 4]. In un’automobile ci sono due "dentro". Dentro l’abitacolo e dentro il cofano. Nella Renault Koleos il primo mi è piaciuto. Il secondo molto meno. C’è anche un "fuori", quello delle linee. Che se penso al modello precedente, è come passare da una borgata della banlieue a Rue de la Paix, con buona pace di chi non apprezza l’allestimento Initiale Paris. La sensazione di comodità opulenta prevale su quella di opulenza comoda. Il che è meglio. Almeno per quel che pare a me. Qualche aggettivo? Salottiera, capiente, capace, utile, completa, musicale, sfruttabile. Potrei andare avanti, ma devo registrare un certo sciovinismo dell’infotainment, che parla un vernacolo tutto suo. O lo impari presto, cosa peraltro abbastanza semplice, oppure il linguaggio comune dell’ergonomia ti serve a poco. Ovvio che non si tratta di una sintassi solitaria della Koleos. Però il satellite dei comandi radio e hi-fi abbarbicato al piantone qui mi fa più specie, vista la classe e le dimensioni della vettura. Più o meno alla stessa altezza, sul lato sinistro della plancia, c’è il tasto che mi riporta alla semantica più interessante di questa Koleos, cioè il selettore della trazione: a due ruote motrici, automatica a quattro, oppure sempre integrale ma con il blocco del differenziale. Che non sia un semplice orpello, la suvvona Renault me lo dimostra sulla neve, dove quasi non ci si accorge che il colore della strada è bianco anziché grigio. Quando però si torna sull’asfalto ho paura che si fatichi a capire di essere in sella a 190 cavalli. La potenza sembra un po’ impastoiata, in un setup parecchio comodoso, ma che non va a discapito di un assetto sostanzialmente gagliardo. A briglia sciolta la dinamica nelle curve di montagna, nonostante il carico del volante, un po' leggero e una precisione di sterzo che in un certo senso molla le redini. Sul dritto viaggia che è un piacere con chi guida, con i passeggeri e con tanta roba. Dentro. Fabio De Rossi, vicedirettore

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Si cambia [Day 5]. Da un mesetto a questa parte mi sono messo in testa di sostituire l’auto di famiglia, un’ibrida di segmento B molto versatile che ha sempre servito con onore, umiltà e generosità tre persone e i loro armamentari, mostrandosi paziente anche quando le masserizie hanno sfidato i limiti della fisica molecolare. I tempi però cambiano e, anche giustamente, arriva il momento di pensare un po’ più in grande, soprattutto se si hanno in mente viaggi lunghi e, soprattutto, comodi per tutti. È rimuginando su queste esigenze personali che mi avvicino alla Koleos, una Suv medio-grande piuttosto interessante per chi è alla ricerca di spazio. La guardo da fuori: la parentela con la X-Trail (che ho guidato nella variante a sette posti) mi suona bene, l’allestimento ricercato e votato al confort mi convince e mi fa assaporare quell’idea di “salottino” viaggiante che piace a molti papà; insomma, l’impressione, di primo acchito, è quella di una Suv appagante, ariosa all’interno, da guidare in tranquillità. Così apro le porte, quelle posteriori per prime (che ci volete fare, è il periodo) e metto il naso dentro. E qui, le buone impressioni trovano le prime conferme: lo spazio per le gambe abbonda, quello per la testa pure e non mi è difficile immaginare l’agevole schieramento di uno o più seggiolini. Salgo a bordo con estrema facilità, mi siedo e mi allungo verso lo schienale anteriore con soddisfazione: per una media statura come la mia, che non va oltre i 178 centimetri, le misure sono quasi da vasca da bagno. Esco, apro il portellone elettrico muovendo il piede sotto il sensore, scruto il bagagliaio. Forse non è immenso considerando la categoria, però è ben conformato e regolare. Bene anche le leve rapide per sganciare gli schienali da dietro: peccato solo che questi siano frazionabili secondo lo schema 60/40 e sprovvisti di botola passante per i carichi più lunghi. Insomma, a conti fatti la Koleos sembra proprio fatta per assumere il ruolo di “Suvvona” da famiglia. L’aggiungerò alla lista delle candidate, non lontana da una categoria che mai avrei pensato di prendere in considerazione: quella, per me un po’ aliena, delle… monovolume. Davide Comunello, redazione Internet

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