Una settimana con la 1.0 G-Tec a metano [Day 5]
La protagonista del Diario di bordo di questa settimana è la Skoda Kamiq 1.0 G-Tec in allestimento Ambition. La piccola Suv è omologata come vettura monovalente a metano, ma è dotata di doppia alimentazione grazie a un serbatoio da appena nove litri per la benzina: le bombole per il gas naturale, posizionate sotto il pianale, sono capaci di contenere 13,8 kg di metano. Il motore è un 1.0 tre cilindri turbo da 90 cavalli e 145 Nm di coppia con cambio manuale a sei rapporti e trazione anteriore. La Kamiq rientra nella categoria delle B-Suv ed è lunga 424 cm, larga 174 cm, alta 153 cm e ha un passo di 264 cm. In questo allestimento, ha un prezzo di partenza di 23.140 euro, ma l’esemplare utilizzato per il Diario è equipaggiato con una serie di accessori opzionali, come l'Ambient light bianco (220 euro), i cerchi di lega modello Braga da 17” (320 euro), il Comfort pack (540 euro per due prese Usb tipo C per i passeggeri posteriori, climatizzatore automatico a due zone con filtro combinato, selettore stile di guida, sedile passeggero anteriore regolabile in altezza e retrovisore interno antiriflesso), i proiettori anteriori full Led adattivi, i fendinebbia cornering abbinati agli indicatori di direzione dinamici (910 euro), i fanali posteriori full Led (180 euro), il City pack (620 euro per sensori parcheggio anteriori e posteriori, frenata d'emergenza automatica, sensore pioggia, retrovisori ripiegabili elettricamente e retrocamera), il Simply clever pack 2 (180 euro per presa 12V nel vano bagagli, protezione bordo porte e vano portaoggetti sotto i sedili anteriori) e la vernice metallizzata (650 euro). Il prezzo di questa Kamiq arriva dunque a 26.720 euro, compresa la plancia Silver Haptic con inserti decorativi neri (senza sovrapprezzo).

Suv di sostanza [Day 1]. Niente fronzoli, pochissimi effetti speciali e tanta, tanta sostanza. Questo, in sintesi, potrebbe essere il giudizio sulla Skoda Kamiq che mi accingo a guidare per il nostro Diario di bordo. La mia esperienza inizia con un bel pieno di metano effettuato alla stazione di servizio vicino alla redazione. Riempite le bombole, pagati 13,33 euro (un brivido!) il display ci restituisce un’autonomia di 240 chilometri che si vanno ad aggiungere agli 80 stimati con la benzina residua (il serbatoio segnava poco più della metà dei soli nove litri), quanto basta per stare più tranquilli. La prima impressione a bordo della Kamiq è quella di spaziosità: si ha la sensazione di essere entrati in una vettura più grande di quello che è in realtà. Molto accogliente il posto guida anche se ho dovuto faticare più del solito a trovare la posizione corretta giocando con volante, seduta e schienale. Ma una volta trovata la postura ideale, si sta davvero bene al “posto di comando”: buona visuale in tutte le direzioni e comandi facilmente raggiungibili senza distrarsi troppo. Il motore si avvia in maniera molto discreta: frizione e cambio sono piacevoli da azionare e permettono di snocciolare i sei rapporti in scioltezza. Ma, sia ben chiaro, inutile esplorare la zona rossa del contagiri alla ricerca di forti emozioni: con 90 cavalli e un litro di cubatura, il motore fa quello che può e anzi si ribella con una timbrica rauca se lo si strapazza troppo. E poco o nulla cambia adoperando il selettore degli stili di guida. Meglio invece godersi in tranquillità questa Kamiq grazie alla discreta insonorizzazione, al buon confort di marcia e, dettaglio non trascurabile, all’agilità con cui si effettuano le manovre di parcheggio. Insomma, una vettura con tanto spazio, dal prezzo concorrenziale e soprattutto campionessa di risparmio grazie al metano: cosa potrebbe chiedere di più un buon padre di famiglia? In effetti, qualcosa c’è: un bagagliaio più capiente. La bombola posteriore, infatti, sottrae un po’ di cubatura e i 278 litri dichiarati non sono poi tanti. È il prezzo che bisogna pagare per fare un pieno sborsando meno di una cena a base di pizza e birra. Cosimo Murianni, redazione Inchieste

Bilanciata [Day 2]. Lasciando da parte i pregiudizi (infondati), le auto a metano oggi in commercio sono, a mio avviso, molto intelligenti. Ti permettono di fare tanti chilometri con una spesa contenuta e non hanno nemmeno le vibrazioni e il suono poco piacevole di alcuni diesel di piccola cilindrata. Certo bisogna tenere conto di tempi di rifornimento un po’ più lunghi, ma una volta arrivati alla cassa del benzinaio ci si scorda subito di quei cinque minuti di attesa. A parte questo, com’è guidare un’auto a metano? La risposta, semplice ma per nulla scontata è "come un’auto a benzina". E la Skoda Kamiq lo dimostra fin dai primi metri. La piccola Suv boema ti porta ovunque con estrema facilità: è comoda, ha un assetto morbido, ma non troppo, e a bordo regna il silenzio. Lo sterzo poi, non sembra quasi quello di una crossover cittadina: pur essendo molto leggero, è rapido e preciso. Ciò la rende una vettura piacevole da guidare anche nel misto stretto e per nulla goffa: nei cambi di direzione è agile e quando si imposta una traiettoria la mantiene con precisione, infondendo nel guidatore una sensazione di stabilità che, in alcuni casi, invita a spingere sull’acceleratore. Il mille turbo brilla per reattività ed elasticità, ma dall’alto dei suoi 95 CV non può fare miracoli quando si va di fretta. Se dovessi descrivere questa Kamiq G-Tec con una sola parola, dunque, non avrei dubbi: bilanciata. Sì, perché è un’auto facile: piccola ma non claustrofobica, scattante ma non assetata. O meglio, attenta al portafogli. Mirco Magni, redazione Online

Ordinata e pratica, senza eccessi [Day 3]. È sicuramente una questione di gusti, ma a me non dispiacciono affatto le auto che offrono un abitacolo semplice e razionale come quello della Kamiq. Una volta a bordo non c’è nulla che ti colpisca particolarmente, ma tutto, dalla strumentazione ai comandi, è ordinato e al posto giusto. Sull’allestimento in prova mancano alcuni vezzi di ultima generazione, come il Virtual cockpit, ma alla fine ci si destreggia senza problemi fra tasti, menù e funzioni. I due elementi circolari sul cruscotto riportano da un lato il contagiri e l'autonomia a metano, dall’altro il contachilometri e l'autonomia a benzina, mentre il riquadro al centro, che racchiude le informazioni del computer di bordo, si gestisce tramite l’ampio tasto posto alla base. Insomma, spicca quella praticità che si ritrova anche nel touch screen da 9,2" al centro della plancia, dotato di tasti a sfioramento ai lati per i sei menù principali e di un'interfaccia dalla grafica chiara. È molto comoda, per esempio, la possibilità di suddividere lo schermo in tre parti, per consultare contemporaneamente più elementi, mantenendo il principale in primo piano. E non mancano una Sim dati integrata e la compatibilità con gli standard Apple CarPlay e Android Auto, dotazioni alle quali si aggiunge la ricarica wireless per il cellulare. Anche per quanto riguarda lo spazio di bordo, la Kamiq si rivela funzionale. Oltre alla phone box, posizionata alla base della console centrale, sul tunnel ci sono tre porta-bevande, mentre in alto, vicino al tasto per le chiamate d'emergenza, si trova il classico ripostiglio a scomparsa per gli occhiali. Decisamente più piccolo rispetto alla media, invece, è il pozzetto del bracciolo. Chi siede al volante può giocare con l’ampia escursione in altezza del sedile, mentre i passeggeri posteriori sono bene accolti: a patto di rinunciare all'ospite al centro, che avrebbe difficoltà a trovare posto anche per la presenza del tunnel in mezzo ai piedi, qui c’è tanto spazio, soprattutto per le ginocchia. Sia davanti sia dietro sono disponibili due prese Usb, tutte con ingresso di tipo C: una scelta sicuramente moderna, quella della Skoda, ma controcorrente, che potrebbe costringere molti utenti a ricorrere a un adattatore. Il vano di carico non è il massimo quanto a capienza, ma resta ben sfruttabile. Peccato solo che, una volta ribaltato con frazionamento 60:40, il divano resti leggermente sollevato. In marcia, infine, ho apprezzato l’insonorizzazione complessiva, le sospensioni, capaci di assorbire bene pavé, buche e tombini e la frizione leggera. Il cambio manuale, invece, è un po’ contrastato, ma su questa versione il doppia frizione non è disponibile neppure a richiesta. Alessandro Carcano, redazione Mercato

Pratica, ma affatto insipida [Day 4]. Due pensieri in libertà mentre mi avvicino all’auto per il mio "giro" di Diario. Primo: l’abito grigio della Kamiq sembra scelto per mimetizzarsi con il contesto, che è il cliché di una serata d’autunno inoltrato. Secondo: il colore non rende giustizia al look atletico della vettura, che magari difetta di personalità rispetto al modello di cui raccoglie l’eredità spirituale, ovvero la Yeti, ma potrebbe incontrare più ampi consensi. Non c’è dubbio che i ponti con il passato siano stati tagliati volutamente: tra l’altro, la Suv non offre - nemmeno in opzione - la trazione 4x4. Ma anche nell’abitacolo l’aria è cambiata: la qualità costruttiva è allineata agli standard del gruppo Volkswagen e, se gli effetti speciali non abbondano, un po’ si deve ai limiti dell’allestimento e un po’ alla ricerca della semplicità tipica del marchio. In ogni caso, emerge una certa attenzione allo stile oltre che alla sostanza. Per collegare lo smartphone all’infotainment, tramite le porte di tipo C, ho dovuto ricorrere a un apposito adattatore, ma anche per questa variante della Kamiq, l’Ambition, è previsto il collegamento wireless opzionale. Passando in rassegna le schermate (ottima la fluidità del touch screen, così come l’integrazione del telefono), l’infotainment mi comunica chiaramente che nel mio primo viaggio con la Kamiq ho consumato poco metano, ma avrei potuto fare meglio dei 5,3 kg/100 km segnalati, che valgono percorrenze appena sotto i 19 km con un chilo. Va detto, nella guida non mi sono risparmiato, apprezzando, come altri, l’agilità di questa Skoda, sostenuta da tarature dello sterzo e dell’assetto tutt’altro che insipide. A differenza di chi mi ha preceduto, invece, ho trovato la risposta del pedale della frizione più tonica di quanto ci si aspetterebbe da una Suv cittadina, che dal motore riceve uno spunto più accettabile in ripartenza, destinato però ad affievolirsi presto. Nel secondo viaggio inserisco la modalità Eco: voglio vedere quanto riesco ad abbassare i consumi. Alla meta leggo 4,4 kg/100 km, consapevole, però, di avere anche tenuto andature più blande rispetto all’andata. Alla fine, allungo il braccio per recuperare la borsa e realizzo che lo spazio in seconda fila è davvero principesco per una Suv di queste dimensioni: anche dietro a un sedile regolato sulla mia taglia (1,80 m). Segno che alcune caratteristiche dell’auto, come il passo relativamente lungo, sono state sfruttate a dovere. Luca Cereda, redazione Online.

Promossa dallo skodista [Day 5]. Crossover riuscita e dall’aspetto simpatico, la Kamiq mi accoglie al comodo posto guida con la prima impressione di un cofano più lungo e alto del previsto. Regolo il livello della seduta e la profondità del volante e annoto mentalmente solo un dettaglio: una certa difficoltà a inserire la chiave nel blocchetto di avviamento (movimento insolito, ormai, con la diffusione dei tasti Start). Non è certo una Suv massiccia e ingombrante, ma mi stupisce per la sensazione di leggerezza dei comandi, fin dai primi metri. Mi riferisco a pedali e volante, in particolare. Notevole il grande touchscreen di ultima generazione, con lo scorrimento swipe e alcune funzioni da smartphone, che naturalmente si trovano sugli altri modelli del gruppo e della concorrenza. Il mille a tre cilindri, da 90 CV nella versione a doppia alimentazione benzina/metano, è un gradevole piccolo turbo, molto pronto e con quel po' di ruvidità dei tre cilindri che all'inizio può infastidire, anche per una certa rumorosità più evidente a motore freddo. Lo spunto e la ripresa non si possono definire molto brillanti, nonostante la leggerezza dell’auto, ma la sensazione di agilità c’è tutta. Da vecchio skodista (l’auto di famiglia è una Yeti e a Milano mi capita di usare l’ormai "antica" Fabia dei genitori, che porta benissimo i suoi vent’anni) non posso non notare che i modelli della Casa sono migliorati tantissimo e hanno raggiunto una qualità 100% Volkswagen. Però, devo dirlo: non la cambierei con la mia Yeti, dalla lunghezza identica (424 cm), perché comunque è una macchina fatta bene, con un design originale e molto riuscito, che nelle Skoda più recenti e "perfettine" non ritrovo. E poi, a ben vedere, dimensioni a parte, il posto della Yeti l’ha preso la Karoq (superiore di 14 cm e alcune migliaia di euro). Una prova? Il divano dietro. Per prima cosa, la mattina del rientro in redazione, dopo il breve test, mi siedo dietro e devo dire che lo spazio è più che sufficiente per un passeggero alto un metro e 85: però, rispetto alla Yeti, la Kamiq è meno versatile perché il divano è fisso e si abbassano solo gli schienali, nella classica ripartizione un terzo-due terzi, senza l'eventuale passaggio centrale per gli sci. In compenso, fanno scena le bocchette del climatizzatore posteriori e le due prese Usb per ricaricare, ovviamente, gli smartphone dei ragazzi in seconda fila, che altrimenti non si presterebbero a lunghi viaggi. E sarebbe un peccato, perché in effetti, dopo alcuni chilometri in autostrada col contagiri a 3.000 e una velocità di crociera di 120 all’ora, devo dire che la Kamiq mi sembra un’auto comoda e attrezzata anche per percorrenze medio lunghe. Andrea Sansovini, redazione Attualità-Inchieste
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