L'auto oltre la crisi: il Paese può farcela, ma serve la politica
È un auspicio, oltre che un progetto, il tema del convegno del Quattroruote Day, l’evento che si è tenuto oggi a Palazzo Mezzanotte, nel cuore di Milano. Una manifestazione che ha attratto come sempre un ricco parterre, con tutti i protagonisti del mondo dell'automobile. Ad accoglierli, con gli onori di casa, il direttore, Gian Luca Pellegrini, che ha aperto la giornata presentando le ultime novità del mondo Quattroruote, dalle attività in pista all’area Professional, dal master per addetti stampa automotive alla vettura progettata in partnership con lo Ied di Torino, una supercar a tre posti a trazione ibrida che sarà presentata al prossimo Salone di Ginevra.
Ripresa da consolidare. Ma al di là delle attività della nostra rivista, il tema della giornata è stato il mercato dell’auto: il 2014 si è chiuso con un timido segno positivo, che fa pensare a una ripresa da consolidare, si spera, quest’anno. I primi ad auspicarlo sono gli industriali. A rappresentarli, al Quattroruote Day, c’era il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. “Non riesco a immaginare un futuro senza il settore automotive”, ha spiegato. “Un comparto fondamentale per il potenziale di innovazione che esprime. In Italia, conta più di 1 milione di addetti, con 3 miliardi di euro di investimenti. I dati del 2014 ci rassicurano: l’esportazione ha tenuto, ma continuano a soffrire le piccole e medie aziende che lavorano solo con il mercato italiano. Se la produzione di vetture si contrarrà, queste realtà saranno a rischio. Per questo, è necessario un piano nazionale di sviluppo dell’auto. Bisogna puntare sulla mobilità sostenibile, attivare un circuito virtuoso tra università e aziende. Confindustria ha proposto anche di rendere strutturale un credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo”.
Ma ogni piano industriale ha bisogno di un paese moderno, che dia fiducia agli imprenditori e attiri gli stranieri. “Serve un mercato del lavoro diverso”, ha aggiunto Squinzi, “un diritto certo, una maggiore semplificazione. Spediamo male nel sociale, troppo per gli ammortizzatori e troppo poco per le politiche che stimolino il lavoro. La notizia della ripartenza dell’impianto Fiat di Melfi ci rassicura in questo senso. Ora, la politica deve fare scelte chiare e coraggiose, che non abbiano il pressing delle campagne elettorali, ma che abbiano prospettive più ampie”.
Il problema della competitività. A discutere del futuro dell’auto, in un dibattito moderato da Fabio De Rossi, vicedirettore di Quattroruote, sono poi saliti sul palco Marco Tronchetti Provera, ceo della Pirelli, e Andrea Bonomi, ceo di Investindustrial, socio di maggioranza dell’Aston Martin.
“Il nostro Paese non è competitivo, questo è il problema di fondo”, ha esordito Tronchetti Provera. “Oggi, però, abbiamo però una grande occasione: il petrolio è ai minimi e l’euro è debole. Se riusciamo a far cambiare marcia all’Italia, possiamo sfruttare questo momento storico”.
“Il mercato dell’auto offre ancora opportunità di investimento”, ha aggiunto Andrea Bonomi. “Le occasioni, in questo momento di cambio tecnologico, sono molto alte e noi abbiamo alte possibilità soprattutto nell’industria di nicchia, nella componentistica: quelli sono i nostri punti forti. Ma non per le grandi industrie, perché il Paese manca di infrastrutture”.
“Per avere successo, però, negli ultimi decenni, la componentistica ha dovuto spostarsi all’estero", ha ripreso Tronchetti Provera, "in Germania, in Asia e America Latina. Non in Italia. Noi abbiamo sviluppato un centro di innovazione qui, siamo orgogliosi di averlo fatto e vogliamo continuare, ma il sistema-paese non è a favore delle imprese che investono”.
Quelli che ci sono riusciti. Altre nazioni, come la Spagna, sono riusciti a diventarlo: “Un esempio illuminante è il Ferrari Land, il parco divertimenti che sarà aperto nei pressi di Barcellona", ha spiegato Bonomi. "Gli spagnoli ti portano l’alta velocità, ti fanno sconti fiscali, ti favoriscono in ogni modo. In Italia, quando abbiamo realizzato Gardaland, ci abbiamo messo anni per costruire un solo albergo”.
Ma elementi positivi ce ne sono. “Nell’auto il valore dell’elettronica oggi è il 30%”, ha ripreso il numero uno della Pirelli, “ è cresciuta in modo esponenziale e lo farà sempre di più. Si sta ampliando il segmento premium, che vale l’11% del mercato e cresce a un ritmo triplo di quello standard. E queste innovazioni avranno una ricaduta anche sugli altri segmenti, con un abbassamento dei costi”.
L’importanza del motorsport. Un grande impulso alla ricerca lo fornisce il motorsport, attività di cui il Ceo della Pirelli va orgoglioso: “La F.1 e le gare in genere danno un boost alla velocità d’innovazione. Raccogliamo dati preziosi che ci permettono di intraprendere percorsi di sviluppo, con situazioni di sforzo estremo. Nel futuro, questa tecnologia scenderà anche su livelli di mercato più bassi”.
La scalata all'Alfa Romeo. E a proposito di investimenti, l’ultima domanda è toccata a Bonomi e alle voci sul suo tentativo di acquisire l’Alfa Romeo: “Tre anni fa abbiamo proposto alla Fiat di aiutarli a rilanciare il marchio", ha spiegato il ceo di Investindustrial, "ma non abbiamo raggiunto un accordo. Ora, vedremo come andrà il loro piano. Certo, quello premium è un mercato molto combattuto. Ma chi ama l’Italia e le auto deve tifare per il successo di questo piano. La messa in sicurezza di ogni marchio storico, da Lamborghini a Maserati, è positivo per il Paese. In questo senso anche lo scorporo della Ferrari dal gruppo è una mossa innovativa: mette il focus sul sistema Ferrari e sul suo modello di business. Chapeau a Marchionne che ha voluto la Ferrari libera: anche questa è un’innovazione partita dall’Italia”.
Laura Confalonieri
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