Toyoda, Tavares e le elettriche: sono davvero un salto nel buio?
Le dichiarazioni di Akio Toyoda in merito all’auto elettrica hanno fatto a dir poco scalpore. Il presidente della Toyota, infatti, ha di recente dichiarato che l’auto a batteria è sovrastimata, che l’energia, in Giappone, non basterebbe per alimentare un intero parco circolante di Ev e che l’intera industria del settore è messa a rischio dalla corsa sfrenata in questa direzione. Frasi che, data l’autorevolezza di chi l’ha pronunciate, hanno innescato un dibattito su problemi oggettivi, generati dalla svolta in atto e dalla sua accelerazione.
Analizziamo le conseguenze. Quattroruote non poteva esimersi da un'attenta disamina delle questioni sollevate, alla luce dei dati e delle informazioni di cui dispone. Il primo aspetto considerato riguarda una disponibilità di energia elettrica adeguata all’ipotesi di una completa elettrificazione dei veicoli: un tema sul quale è necessario che governi e pubbliche amministrazioni agiscano fin d’ora, prendendo iniziative e provvedimenti sufficienti a evitare il rischio di sovraccarichi delle reti. Anche la "pulizia" a prescindere delle auto elettriche è questione dibattuta: se si considera l’intero ciclo di vita di un veicolo, la produzione e la taglia della batteria incidono considerevolmente. Senza dimenticare l’importanza fondamentale del metodo di generazione dell’energia utilizzata per le ricariche degli accumulatori, molto disomogeneo all’interno anche solo dei Paesi dell’Unione Europea. Poi c’è la questione dei costi, ancora elevati in assenza d’incentivi pubblici, almeno finché le economie di scala dovute alla maggiore diffusione non porteranno a una loro considerevole riduzione: secondo il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, senza l'intervento dei governi le Ev resteranno fuori dalla portata della classe media. Infine, gli aspetti industriali: la scommessa su una rapida conversione all’elettrico dei consumatori rischia di mettere in crisi il modello di business di alcuni costruttori, costretti a ingenti investimenti in un momento in cui la domanda del prodotto è ancora debole. Con tutti i rischi che la svolta tecnologica comporta a livello di stabilimenti e, soprattutto, di posti di lavoro. Temi, dunque, complessi e delicati, che il numero di Quattroruote di febbraio analizza in profondità.
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