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Le Mans
24 Ore che non bastano mai

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24 Ore che non bastano mai
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Scende tardi la sera su Le Mans. Ed è lì che inizi a capire l'epicità di questa 24 Ore. Perché dopo un centinaio di giri non sei nemmeno a un terzo della gara. E arrivare in fondo è cosa per pochi. Servono concentrazione, pazienza e l'immancabile manico che, in fin dei conti, è uno dei pochi biglietti d'accesso all'Olimpo dell'endurance. Concentrazione perché basta una piccola distrazione per mandare tutto all'aria. Pazienza, invece, perché non devi farti prendere dalla foga del momento e azzardare un sorpasso che potrebbe essere l'ultimo: i contatti (involontari) qui sono cosa comune. E uscire di pista per poi non rientrarci più è questione di un attimo in un'infinita 24 Ore. Che oltre il migliaio di addetti ai lavori - tra piloti, meccanici e tecnici di pista - conta anche 250 mila altri eroi: quelli dell'instancabile pubblico che non teme né le tenebre né il freddo notturno della Loira.

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24 Ore flat out. Quando scende il buio, pian piano le tribune si svuotano e "dentro" l'anello de la Sarthe inizia la festa. L'interminabile festa che per alcuni continua tutta la notte e per altri, i più impallinati, dura fino a quando non si va a dormire nei prati delle curve più belle del tracciato, cullati dal suono dei cilindri delle varie Toyota, Alpine Porsche, Ferrari e dei prototipi della LMP2. Che urlano, instancabili, per tutta la notte e che hanno pochi attimi di riposo durante le brevi soste ai box, o nei cambi freno. Perché il Circuit de La Sarthe è maledettamente veloce e nei suoi 13 chilometri viaggi flat out per moltissimo tempo, sempre in zona rossa. Nella categoria Hypercar, per esempio, le due Toyota GR010 Hybrid che hanno dominato (per la quinta volta consecutiva) l’endurance francese, hanno tenuto il loro 3.5 V6 biturbobenzina quasi sempre tra i sette e gli otto mila giri. Per 24 ore consecutive. Dopo quasi una settimana di prove libere e qualifiche. Chapeau a tutti gli ingegneri.

Le Mans 24 Hours

Organizzazione maniacale. Come potrete immaginare, vincere una 24 Ore di Le Mans, però, non è solo questione di raffinatezza tecnica e potenza. Oltre a una sana dose di fortuna serve una minuziosa pianificazione anche di dettagli che potrebbero sembrare insignificanti. Il centinaio di persone del team Toyota si muove con settimane di anticipo per ogni appuntamento del Wec, costruisce delle enormi tensostrutture e crea delle piccole officine che farebbero brillare gli occhi a qualsiasi appassionato di meccanica. Dietro le quinte dei box trovi ogni genere di arnese, dai semplici cacciaviti ad attrezzi specifici per ogni operazione, innumerevoli parti di ricambio, due motori extra (il numero è limitato dal regolamento) e quantità industriali di caffè, cibo e prodotti per la pulizia. Sì, perché girando ininterrottamente per 24 ore le auto si sporcano davvero tanto e a ogni pit stop c’è un addetto che pulisce accuratamente parti come il parabrezza, così da garantire la massima visibilità al pilota nello stint successivo. Se poi il Vetril non basta, allora arrivano in soccorso delle pellicole trasparenti applicate sul vetro, che vengono tolte proprio come fanno i piloti di Formula 1 on i tear off delle loro visiere. Solo, in versione XXL.

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Tutti (sempre) disponibili. Ecco, parlando di Formula 1 le somiglianze sono parecchie, ma le differenze sono ancor di più. Faccio solo un esempio per farvi capire: se nel circus parlare con un qualsiasi pilota, anche delle retrovie, è praticamente cosa impossibile se non hai un appuntamento preso col suo ufficio stampa, qui basta camminare nel paddock per scambiare due parole (anche durante la gara) con chi alla fine è salito sul gradino più alto del podio. Come Sébastien Buemi, pronto e disponibile anche poco prima del suo stint. O José María López, che per rispondere a qualche domanda quando l’ho incrociato in un corridoio dietro il podio, ha detto “no” al suo addetto stampa che lo pressava per portarlo nell’hospitality del team Gazoo Racing per festeggiare la vittoria. Niente spocchia, dunque. Come è giusto che sia nel motorsport. Quello vero.

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Les folies de Le Mans. Sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo, o di essere in una categoria “minore”. Perché tutto è come dovrebbe essere, con la passione che spinge un intero movimento fatto di scuderie ma anche di appassionati. Veri appassionati, che spendono migliaia di euro per potersi godere una settimana di Wec. A Le Mans nei giorni della 24 Ore tutto ha prezzi folli, dalle birre medie a 10 euro (con 2 di cauzione per i bicchieri) ai panini a 15, fino alle improponibili camere degli hotel, che con questo evento probabilmente campano tutto l’anno (ho visto tre stelle con singole a 450 euro, per dire). In molti per risparmiare dormono in tenda o arrivano al Circuit Bugatti con dei camper con scorte alimentari (e di birra) da fare invidia a un esercito. E sono proprio queste persone a rendere così speciale questa gara, perché portano a Le Mans tutto il loro carico di passione e non hanno timore di passare sulle strade sterrate che portano alle varie curve del circuito impolverando sé stessi o le proprie auto. E che auto… Ferrari d’ogni epoca, sportive moderne, hot hatch degli anni Ottanta, ma anche gioielli da collezione come le Mercedes-Benz 190SL : a Le Mans trovi di tutto. Ed è anche per questo che la 24 Ore è un appuntamento imperdibile nel calendario di ogni vero appassionato di auto.

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