Da Kennedy e Nader a… Quattroruote, in difesa di chi acquista
Chi è il consumatore, ai cui diritti è dedicata l’odierna giornata mondiale? Tutti noi, naturalmente, che ogni giorno, quasi in ogni momento, “consumiamo” dei beni, materiali e immateriali, oggetti e servizi. Da sempre è così, dai tempi in cui il consumo assumeva la forma primordiale del baratto. Senza che ce ne fosse coscienza, naturalmente, ché lo scambio di merci e favori era qualcosa di semplicemente necessario per garantirsi la sopravvivenza o poco più. Se vogliamo, quindi, parlare di consumerismo, cioè di forme di consapevolezza del ruolo e dei diritti dei consumatori, bisogna saltare agli anni 60 del secolo scorso, a quel 15 marzo del 1962 in cui John F. Kennedy, presidente illuminato degli States, pronunciava uno storico discorso davanti al Congresso in cui sanciva quattro diritti fondamentali degli individui nella società consumistica per eccellenza, quella americana del secondo dopoguerra: i diritti alla sicurezza, all’informazione, alla scelta e all’ascolto. Nasceva, allora, la consapevolezza nei cittadini del fatto che acquistare qualcosa non significava essere semplicemente alla mercé di chi la vendeva: si potevano pretendere anche confronto, trasparenza e rispetto.

Sulle strade. Nello stesso periodo, sempre negli Stati Uniti, si affacciava alla ribalta anche qualcuno destinato a occuparsi dei diritti degli automobilisti. Si chiamava Ralph Nader: originario del Connecticut, figlio d’immigrati libanesi, si era laureato in legge a Harvard nel 1958, scoprendo presto il proprio interesse per il mondo delle quattro ruote. Ma con un’angolazione particolare, come dimostrerà il suo libro del 1965 “Unsafe at any speed”, dedicato a un modello della Chevrolet, la Corvair, di cui evidenziava la palese pericolosità. Iniziò con quel best seller una battaglia con le Tre grandi di Detroit (GM, Chrysler e Ford), che ravvisavano nelle sue azioni il rischio di cause milionarie da parte dei propri clienti. Alla fine, Nader vinse quella guerra, che portò nel 1966 all’emanazione di un atto con il quale veniva conferito al governo americano il potere di stabilire standard di sicurezza per tutte le auto vendute nel Paese. Nader, dunque, può a ben diritto essere considerato uno dei padri del consumerismo e la sua popolarità fu tale da indurlo a candidarsi, pur senza successo, alla Casa Bianca tra il 1996 e il 2008. Quattroruote, consapevole dell’importanza del suo impegno, gli attribuì nel 2011 il premio dedicato alla memoria del proprio fondatore Gianni Mazzocchi, riconoscendone il “ruolo decisivo nell’introduzione di norme volte a tutelare i diritti del pubblico e nella nascita di organismi di controllo pubblici”.

In Italia. L’approccio di Nader, del resto, era stato condiviso in Italia sempre da Gianni Mazzocchi, la cui difesa degli automobilisti era stata tra i principi ispiratori di Quattroruote fin dalla nascita del mensile, nel febbraio del 1956. Da allora, direttori e giornalisti della rivista hanno sempre seguito questa filosofia, concretizzandola in prove via via più sofisticate delle auto e con inchieste sulle reti di vendita, sui servizi, sulle trappole dei contratti e dei finanziamenti, sulle strade e sui loro pericoli. Di pari passo cresceva anche nel nostro Paese il fenomeno del consumerismo, all’origine della nascita di una galassia di associazioni paladine della tutela dei cittadini, impegnate nelle battaglie più disparate. E arriviamo, così, a questo 15 marzo, in cui il tema centrale è dedicato, quasi inevitabilmente, alla sostenibilità dei consumi, in particolare di quelli energetici in vista della transizione ecologica. Un’occasione da cogliere per riflettere non solo sui diritti, ma anche sui doveri e sulle responsabilità di chi consuma le risorse del pianeta.
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