24 Ore... di rivalità: tutti contro la Ferrari
Era da diversi anni che la 24 Ore di Le Mans non poteva vantare una griglia di partenza così interessante: Ferrari compresa, alla quale dedichiamo un doveroso approfondimento a parte, sono cinque i grandi costruttori che si cimentano nella celebre gara di durata (oltre al Cavallino rampante, Cadillac, Peugeot, Porsche e Toyota), cui si aggiungono realtà più piccole come Glickenhaus e Vanwall, marchio storico recuperato da Colin Kolles per le proprie vetture. Tutto questo fa sì che la categoria regina, quella delle Hypercar e delle LMDh (vedere qui le differenze regolamentari), conta nell’elenco di quelle ammesse sedici vetture, tredici delle quali a propulsione ibrida: le uniche eccezioni sono costituite, infatti, dalle due Glickenhaus 007 e dalla Vanwall Vanderwell 680, dotate del solo motore termico.

Toyota sugli scudi. Forte di un avvio di stagione da dominatrice, avendo vinto le prime tre prove del WEC (la 1000 Miglia di Sebring, la 6 Ore di Portimao e la 6 Ore di Spa), il team giapponese si presenta alla 24 Ore con il ruolo di favorito: una posizione scomoda, perché Le Mans non è mai avara di sorprese e alla Toyota lo sanno bene dopo la cocente delusione dell’edizione 2016, persa a poco più di tre minuti dalla fine della gara. I giapponesi arrivano però sul circuito della Sarthe con la forza di cinque vittorie consecutive ottenute nelle ultime cinque edizioni della 24 Ore, le due più recenti delle quali arrivate con la GR010 Hybrid, Hypercar che ha raccolto l’eredità della precedente TS050 Hybrid LMP1. Utilizzata già dal 2021, anno in cui ha vinto tutte le gare alle quali prese parte, la vettura è stata affinata in vista della stagione attuale, che ha visto crescere il numero di contendenti, conservando comunque il powertrain originale, che prevede la compresenza di un V6 3.5 litri turbo collegato alle ruote posteriori e di un motogeneratore elettrico da 200 kW connesso con quelle anteriori, in modo da ottenere in certe condizioni, normate dal regolamento, la trazione integrale. Le modifiche hanno riguardato l’aerodinamica anteriore e l’ala posteriore, per migliorare la maneggevolezza e la stabilità aerodinamica della vettura, il raffreddamento dei freni, regolabile durante la gara, e il layout dei fari. I tecnici hanno lavorato anche sulla riduzione del peso della vettura, per avvicinarlo il più possibile ai 1.040 kg fissati come valore minimo, e sull’affidabilità del sistema propulsivo, la cui potenza erogata è, come per tutti i team, determinata dal Balance of power definita dagli enti regolatori (la Fia, di concerto con l’Aco). Al volante delle Hypercar giapponesi saranno gli equipaggi costituiti da Conway-Kobayashi-Lopez e Buemi-Hartley-Hirakawa.

Porsche, pesante eredità. Sono ben 19 le vittorie che la Casa di Stoccarda vanta nella 24 Ore di Le Mans, sei in più di quelle dei “cugini” dell’Audi, che hanno rinunciato a incrementare il loro bottino per puntare tutte le carte sullo sbarco in Formula 1 nel 2026. La 963 Hybrid, dunque, deve tenere alto l’onore del marchio, pur non avendo finora mostrato un livello di competitività tale da poterle consentire di sfidare Toyota e Ferrari. La vettura, che rientra nella categoria LMDh e che quindi utilizza uno dei telai standard disponibile (quello della Multimatic), è dotata di un V8 biturbo da 4.6 litri, quindi con cubatura nettamente superiore a quelle delle concorrenti, con la sola esclusione della Cadillac; il sistema ibrido prevede la presenza di un propulsore elettrico da 50 kW, utilizzabile alle condizioni stabilite dal regolamento. Come per tutte le LMDh alcuni componenti sono standard, dalla trasmissione Xtrac al motogeneratore Bosch fino alle batterie della Williams Advanced Engineering. La pattuglia delle 963 in gara è divisa tra due team: le tre della Penske Motorsport saranno affidate a Cameron-Christensen-Makowiecki, Estre-Lotterer-Vanhoor e Nasr-Jaminet-Tandy, quella del team Jota a Da Costa-Stevens-Ye.

Dagli Usa con passione. Anche le Cadillac, battezzate V-Series R, appartengono alla categoria LMDh, quindi condividono i componenti comuni previsti per queste vetture: il telaio, però, in questo caso è realizzato dalla Dallara. Il propulsione termico, secondo una tradizione americana, è di cubatura generosa, essendo un V8 aspirato da 5.5 litri. Impegnata anche nelle gare americane Imsa, la Cadillac è una vettura elegante e slanciata, che nelle prime prove del WEC 2023 ha messo in mostra delle buoni doti di competitività, senza però arrivare a sfidare Toyota e Ferrari: i migliori risultati ottenuti sono stati due quarti posti, arrivati a Sebring e Portimao. A Le Mans le due vetture del team ufficiale, dotate di particolari livree, saranno guidate da Bamber-Lynn-Westbrook e Bourdais-van der Zande-Dixon; su una terza, della Action Express Racing, si alterneranno Derani-Sims-Aitken.

La grande delusione. Attesa a rinverdire i fasti della 908 HDi, vincitrice nel 2008 con David Brabham-Gené-Wurz negli anni delle aspre battaglie con le Audi, la 9X8 si è rivelata finora non all’altezza delle aspettative, risultando più lenta e meno affidabile delle rivali. Forse i tecnici del team francesi hanno nutrito ambizioni troppo elevate, realizzando una Hypercar innovativa e raffinata, dotata di un’aerodinamica particolare che li ha spinti a rinunciare alla consueta ala posteriore, ma alla fine fragile e non abbastanza veloce. Il propulsore termico adottato è un compatto V6 di 2.6 litri, abbinato alla componente ibrida che, in questa categoria, è più performante e consente di ottenere, in certe condizioni stabilite dal regolamento, la trazione integrale. La scarsa competitività finora dimostrata (nelle tre gare disputate finora la 9X8 non è andata oltre un quinto posto) si sta spingendo fino a far rimettere in discussione il programma WEC per la Casa del Leone nel quadro degli obbiettivi Stellantis, tanto che si parla di una possibile futura sostituzione con un progetto curato dall’Alfa Romeo; intanto, il team Peugeot TotalEnergies scende in lizza a Le Mans con due vetture, che saranno guidate da Dumas-Pla-Briscoe e Mailleux-Berthon-Gutierrez.

Le outsider. Ci sono anche loro, anche se è difficile includere nel novero delle favorite. Ma se l’operazione rilancio del glorioso nome Vanwall da parte di Colin Kolles non sembra avere solidi presupposti per ambire a un risultato di prestigio (nonostante a Le Mans possa sempre accadere di tutto…) e l’appiedamento di Jacques Villeneuve dopo le prime gare del WEC abbia aggiunto perplessità intorno al progetto (l’unica vettura partecipante sarà guidata da Dillman-Guerrieri-Jacques Vautier), diverso è il discorso per Glickenhaus, ormai da anni protagonista nel mondo del motorsport nonostante la sua struttura non sia certo paragonabile a quelle dei grandi costruttori. L’americano ci riprova con le sue 007 dotate di V8 3.5 litri biturbo, con potenza limitata a 680 CV dal regolamento, ma muniti di coppia poderosa già a regimi relativamente bassi e gestiti con un comando dell’acceleratore controllato, secondo i tecnici del team, da un nuovo sistema d’intelligenza artificiale. Alla 24 Ore il team ha iscritto due vetture per Dumas-Pla-Briscoe e Mailleux-Berton-Gutierrez.
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