Dai V6 dei RAM ai ventilatori polmonari
Nel cuore dell’Emilia, dove fino a pochi giorni fa si producevano i possenti V6 per i RAM, i giganteschi pick-up americani, ora si sfruttano alcuni dei loro componenti per produrre a pieno ritmo i ventilatori polmonari, diventati autentici salvavita nell’emergenza del coronavirus. Nello stabilimento Powertrain di Cento in provincia di Ferrara, i tecnici FCA sono riusciti a riaprire almeno la parte dei laboratori per "inventarsi" la soluzione ideale e collaborare con la Siare Engineering, azienda bolognese diventata famosa dopo l'esplosione dell'epidemia, in quanto unico produttore italiano di ventilatori per la terapia intensiva. La Siare, con i suoi 35 dipendenti, può contare sull'aiuto di 30 tecnici militari, ma per puntare al raddoppio della sua produzione, in breve tempo, potrà beneficiare del know-how di FCA: in particolare, il costruttore ha già sviluppato un ingegnoso accrocchio di una trentina di valvole elettroidrauliche assemblate in una scatola delle dimensioni di una tastiera da PC, da inviare direttamente all’impianto di Crespellano-Valsamoggia, con l’obiettivo di realizzare 4.000 ventilatori in pochi mesi. La Ferrari, inoltre, sarà di supporto per la gestione dei fornitori in loco.
Low profile. Quello dei ventilatori di Cento, realizzati sulle linee dei motori del RAM, è solo l’esempio più eclatante di come la FCA si sia messa a testa bassa a cercare soluzioni. I cancelli degli stabilimenti saranno sì chiusi, e fa impressione passare davanti allo storico ingresso 2 di Mirafiori, quello degli operai, in corso Tazzoli, a Torino, ora silenzioso e vuoto, o al 5, davanti alla palazzina degli uffici (un po’ di viavai si intravede al 7, quello di servizio, dove passano gli addetti alla sicurezza e i manutentori degli apparati, che comunque non possono fermarsi). Eppure dentro, dietro il silenzio, scelto anche dall’azienda in onore al carattere piemontese, al suo low profile, ci sono molte altre iniziative da raccontare. E che l'ad Mike Manley preferisce illustrare ai suoi collaboratori e dipendenti, con una email settimanale. Come quella che lo riguarda personalmente, in cui si dimezza lo stipendio per tre mesi e annuncia che il presidente John Elkann e tutto il board rinunceranno ai propri compensi fino alla fine del 2020. Gesti che si sommano a quello di tutta la famiglia Agnelli, che ha disposto un contributo di 10 milioni di euro a beneficio della Protezione civile, per far fronte all’emergenza a livello nazionale. Dal canto loro, Exor e le sue controllate FCA, Ferrari e CNH Industrial (alle quali si sono aggiunte anche Ermenegildo Zegna e Fondazione Pesenti), hanno acquistato con l’aiuto dei loro fornitori esteri, in Asia, 150 respiratori oltre a materiale medico e sanitario. Mentre scriviamo (nei primi giorni di aprile), dovrebbe essere atterrato l’aereo con i dispositivi che saranno consegnati nei prossimi giorni, non appena sbrigati i controlli doganali.

Un aiuto per la working class. Negli Usa, quel pasto per i bambini in età scolare, offerto da FCA per i figli dei dipendenti delle fabbriche locali, potrà suonare poco comprensibile. Ma è fondamentale, ci assicurano i colleghi e corrispondenti dagli States. Perché, con le scuole chiuse per il lockdown, migliaia di bambini delle fasce più deboli non possono più nemmeno contare sul cibo della mensa scolastica. L’impegno della FCA è di fornire un milione di pasti per gli allievi di istituti legati agli impianti di Illinois, Indiana, Michigan e Ohio. Intanto, in Italia, la società di noleggio a lungo termine Leasys (FCA Bank) mette a disposizione della Croce Rossa Italiana e altre associazioni di volontariato una flotta di mezzi per la distribuzione di alimenti e medicinali nelle città italiane a malati, anziani e a persone bisognose di assistenza.
Maschere cinesi. Oltre ai sofisticati ventilatori, non potevano mancare le semplici, ma fondamentali, mascherine. FCA sosterrà chi è in prima linea contro la pandemia di coronavirus producendo e donando oltre un milione di dispositivi al mese, che saranno inizialmente distribuiti a polizia, vigili del fuoco, personale ospedaliero e di case di cura. Le consegne cominceranno dal Nord America, mentre il Lingotto ha acquistato in Cina un primo lotto di 250 mila mascherine destinate all’Italia.

Venditori virtuali. Nel frattempo, con le concessionarie chiuse, si passa dai mai davvero decollati preventivatori online ai contatti diretti, seppur virtuali, con venditori in carne ed ossa, con Google Hangouts Meets. Dealer e clienti potranno comunicare senza che nessuno debba uscire di casa: basterà fissare un appuntamento telefonico, o via email, per ricevere un link di connessione, senza che sia necessario installare nulla. Naturalmente gli ordini raccolti serviranno a ripartire al meglio al termine di questa crisi.
Pronti a ripartire. Di decreto in decreto, non c’è ancora nessuna certezza sulla data in cui i cancelli degli stabilimenti potranno riaprirsi, seppure per gradi. In attesa della metà di aprile, quando dovrebbe rimettersi in moto la linea della Jeep Compass e delle ibride (Compass e Renegade) a Melfi, lasciando temporaneamente ferme, invece, quelle di Renegade con solo motore termico e Fiat 500X, si attende il via libera per riprendere la produzione e limitare le ricadute negative di questo periodo, per le quali si potranno fare i conti soltanto a fine anno. A scalpitare ci sono lo stabilimento Sevel, ad Atessa (Chieti), abituato a viaggiare a pieno ritmo per la produzione di furgoni in joint venture con la PSA, ma anche lo stesso impianto di Mirafiori. Nel cuore di Torino, infatti, è ormai tutto pronto per il via alla produzione di serie della Fiat 500 elettrica, previsto a giugno. E con la riapertura del cancello 2 di Mirafiori, quello degli storici operai della nostra motor town, forse potremo dire davvero che il peggio è passato.
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