In Cina meno marchi, modelli e fabbriche
Il gruppo Stellantis non è ancora nato ufficialmente e il prossimo amministratore delegato Carlos Tavares, forse, non ha iniziato neanche a lavorare sul piano industriale del nuovo colosso del settore auto. Eppure stanno iniziando a emergere gradualmente alcune indicazioni sulle prossime strategie della relatà frutto della fusione tra la Fiat Chrysler Automobiles e la francese PSA. Dopo le indiscrezioni sulle iniziative per i segmenti A e B, Autonews fornisce un quadro di quelle che dovrebbero essere le mosse per rilanciare le attività in Cina.
Ridimensionamento. Per recuperare il divario rispetto alla concorrenza, Stellantis porterà avanti un piano all'insegna del ridimensionamento e della riorganizzazione: meno marchi, meno modelli e meno fabbriche è la sintesi di Autonews sulla base di quanto affermato da Philippe de Rovira, direttore finanziario del costruttore transalpino. "Non è ragionevole pensare che continueremo con così tanti marchi, così tante piattaforme e così tante famiglie di modelli, visti i volumi che stanno registrando le due realtà", ha affermato de Rovira, ricordando la recente vendita di uno stabilimento della joint venture Dpca con Dongfeng e la chiusura di un altro sito, con l'obiettivo di ridurre i costi fissi. I francesi hanno anche sciolto la joint venture con Changan per la produzione di veicoli a marchio DS e dismesso una fabbrica a Shenzhen. "Abbiamo compiuto progressi significativi nella riduzione della capacità. Abbiamo ancora due stabilimenti e stiamo lavorando per ridurre ulteriormente i costi fissi", ha aggiunto de Rovira.

La presenza. La Cina, ricorda la rivista, era un tempo il maggior mercato singolo del gruppo PSA, con oltre 700 mila vendite nel 2014. L'anno scorso, però, i volumi sono scesi a circa 119 mila vetture e quest'anno sono destinati a calare ulteriormente a meno di 50 mila (nei primi nove mesi dell'anno scorso è stato registrato un -64% a 31.239 veicoli). La Fiat Chrysler è ormai presente in Cina solo con il marchio Jeep e con una produzione locale, tramite la joint venture con Gac Motor, limitata a Grand Commander, Renegade, Compass e Cherokee. Anche nel suo caso le vendite sono molto lontane dai livelli raggiunti dai concorrenti diretti, in grado di offrire ai cinesi prodotti a prezzi più abbordabili e più in linea con le loro esigenze e aspettative: a settembre sono calate del 36% a 3.862 unità e nei primi nove mesi del 47% a 27.675.
Gli obiettivi di Tavares. In tale contesto Tavares ha più volte escluso un addio al mercato cinese e al contempo messo in chiaro la necessità di procedere con un rilancio delle attività potendo contare proprio sulla possibilità di generare sinergie con la Fiat Chrysler. Intanto, però, la priorità è riorganizzare le attività cinesi del gruppo PSA. Il programma, in particolare, prevede il taglio di diverse migliaia di posti di lavoro anche per ridurre il break-even operativo in corrispondenza di vendite intorno a 150 mila unità. La ristrutturazione sarà accompagnata anche da una rifocalizzazione della gamma prodotto con l'obiettivo di soddisfare meglio le richieste del mercato e quindi aumentare i volumi commerciali a 250 mila vetture l'anno prossimo e a 400 mila entro il 2025.
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