Usa, la Volkswagen ricorre alla Corte Suprema contro le cause miliardarie di due contee
Il dieselgate riserva nuove sorprese legali per il gruppo Volkswagen. Il costruttore tedesco rischia, infatti, di subire ulteriori sanzioni multimiliardarie per lo scandalo delle emissioni e, pertanto, ha deciso di ricorrere fino alla Corte Suprema americana nel tentativo di evitare le conseguenze di una sentenza che minaccia la sua stessa sopravvivenza.
I fatti. Per capire cosa sta succedendo nelle aule giudiziarie statunitensi bisogna risalire a quanto avvenuto a partire dal settembre del 2015, quando le autorità federali accusarono il conglomerato di Wolfsburg di aver installato in migliaia di veicoli diesel dei dispositivi illegali per la manipolazione delle emissioni inquinanti. Il gruppo, ammesse le sue responsabilità, raggiunge nel 2018 un accordo con il Dipartimento di Giustizia, l'Ente di protezione per l'ambiente (Epa), il California Air Resources Board (Carb) e la Federal Trade Commission (Ftc) per chiudere ogni contenzioso in cambio di una serie di iniziative risarcitorie e il pagamento di una multa miliardaria. Da allora, i tedeschi hanno sostenuto più di 30 miliardi di dollari di oneri, costi e sanzioni, di cui 23 solo negli Stati Uniti. L’intesa, però, è stata raggiunta con le autorità federali e non ha protetto il gruppo da iniziative legali condotte a livello statale o locale, come è effettivamente avvenuto negli ultimi anni.
Le cause di due contee. Pochi giorni fa, la Nona Corte d’appello degli Stati Uniti, avente giurisdizione sulle amministrazioni della California, del Nevada, dell'Arizona e dell'Oregon, ha emesso una sentenza che concede alle contee di Salt Lake City, nello Utah, e di Hillsborough, in Florida, la possibilità di stabilire proprie sanzioni ai danni del gruppo Volkswagen. Il costruttore, insieme alla Bosch, ha quindi presentato un appello alla massima corte statunitense, chiedendo che la sentenza venga annullata perché in conflitto con le disposizioni di altri tribunali (la Volkswagen ha ottenuto un parere favorevole in analoghe cause intentate in Alabama, Tennessee e Minnesota) e con l'autorità della stessa Epa: i potenziali danni sono definiti "sconcertanti", in grado di "gettare una delle più grandi industrie americane nel caos normativo, a scapito di produttori, concessionari, consumatori e ambiente". Le possibili conseguenze finanziarie sono state quantificate da Charles Breyer, il giudice distrettuale che ha approvato l'accordo con le autorità federali nel 2018: si parla di sanzioni che potrebbero raggiungere "i 30,6 milioni di dollari al giorno e gli 11,2 miliardi di dollari l’anno". Le cause promosse dalle due contee non sono le uniche attualmente in corso negli Stati Uniti. Un altro caso giudiziario, per esempio, vede contrapposti i tedeschi e l'Ohio: la Corte Suprema statale, infatti, ha iniziato da pochi giorni le relative udienze sulle emissioni di 14 mila auto. Gli avvocati difensori della Volkswagen hanno presentato alcuni documenti in cui si afferma che le accuse di frode ai danni della clientela per l’installazione dei dispositivi illegali potrebbero costare per diversi anni 350 milioni di dollari al giorno (oltre 127 miliardi l'anno). E ciò vale solo per l’Ohio e, ovviamente, per la Volkswagen. Altri costruttori potrebbero, infatti, finire nel mirino delle autorità locali statunitensi. La contea di Hillsborough ha già citato in giudizio la Daimler e la Bosch e minacciato di intentare una causa contro la ex Fiat Chrysler, confluita nel nuovo gruppo Stellantis.
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