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Stellantis
Semestre in forte crescita, ma la crisi dei chip fa "bruciare cassa"

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Il gruppo Stellantis ha chiuso il suo primo semestre con risultati in decisa crescita grazie alla ripresa delle attività industriali e al confronto favorevole con il pari periodo dell’anno scorso, fortemente penalizzato dalle conseguenze della pandemia del coronavirus. In particolare, il gruppo euro-americano ha messo a segno forti performance in termini di ricavi e redditività operativa e ha pertanto rivisto al rialzo le previsioni per l’intero anno. Tuttavia, non manca una brutta sorpresa: la crisi dei chip ha fatto "bruciare cassa" e annullato l’effetto positivo delle sinergie sviluppate dall’integrazione tra le attività ex FCA e PSA. 

I dati. Entrando nel dettaglio del conto economico, i ricavi netti si sono attestati a 75,31 miliardi di euro, a fronte dei 51,67 miliardi pro-forma dei primi sei mesi dell’anno scorso, quando ancora i due costruttori non erano confluiti formalmente in Stellantis. Di riflesso, l’utile operativo adjusted (depurato da voci straordinarie) è salito da 752 milioni a 8,622 miliardi, per un’incidenza sul fatturato balzata dall’1,5% all’11,4%. Il risultato netto è quindi passato da una perdita di 813 milioni a un utile di 5,936 miliardi. 

Le performance regionali. A spingere le performance di gruppo sono state, soprattutto, le attività nordamericane, dove il margine operativo è balzato dal 3,8% al record del 16,1%, in scia anche alla crescita del 42% dei ricavi netti (32,5 miliardi). Positivo anche il contributo del Sud America, con un fatturato in miglioramento del 125% e un margine passato da un dato negativo del 2,9% a uno positivo del 6,6%. L’Europa, a fronte di ricavi in salita del 41% a 32,04 miliardi, ha registrato profitti operativi per 2,93 miliardi (194 milioni un anno fa) e un margine dell’8,8% (0,9%). Le altre aree sono ancora lontane dal fornire un contributo di maggior sostanza: i ricavi della regione Medio Oriente & Africa sono di poco superiori ai 2,5 miliardi, mentre in Cina, India & Pacifico non arrivano a 1,9 miliardi. Indicazioni positive arrivano dalla Maserati, con un fatturato salito da 445 milioni a 885 milioni e un margine operativo del 3,3%, decisamente migliore del -23,4% di un anno fa. 

Male la cassa. Il conto economico mostra dati in crescita su livelli record, ma dal comunicato diffuso emerge anche una situazione preoccupante. Il gruppo Stellantis, infatti, ha "bruciato cassa" per sostenere gli effetti della crisi dei chip: il flusso di cassa è risultato negativo per 1,2 miliardi per gli impatti negativi sul capitale circolante dovuti a ordini di semiconduttori non evasi. Tale risultato ha sostanzialmente annullato gli 1,3 miliardi di benefici prodotti dal piano di sinergie stabilito in occasione della modifica dei termini della fusione tra la Fiat Chrysler e PSA. A ogni modo, il gruppo ha in cassa una liquidità sufficiente a sostenere le conseguenze della carenza di semiconduttori: attualmente, le sue attività industriali possono contare su 51,4 miliardi di euro disponibili.

Le prospettive. La crisi dei chip rimane in ogni caso una problematica complessa da affrontare anche nei prossimi mesi. Stellantis lo mette "nero su bianco" nella parte relativa alle prospettive finanziarie annuali. Il target sul margine operativo è stato alzato al 10% circa dalla precedente stima inclusa nell’intervallo tra il 5,5% e il 7,5%, a condizione, però, che non ci siano "ulteriori deterioramenti nella fornitura di semiconduttori" e nuove misure di lockdown in Europa e Stati Uniti indotte da una recrudescenza della pandemia. Il gruppo, intenzionato come da programma a lanciare nei prossimi 24 mesi 11 veicoli a batteria e 10 ibride, invece, non ha modificato le previsioni sull’andamento dei mercati, con l’unica eccezione del Nord America. L’Europa, dunque, è vista in crescita del 10%, il Medio Oriente & Africa del 15%, l'India e Asia Pacifico del 10%, la Cina del 5% e il Sud America del 20%. Per il Nord America la stima è stata alzata dal +8% al +10%. 

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