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Huitema (Acea): “All’Europa serve una tabella di marcia realistica”

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Huitema (Acea): “All’Europa serve una tabella di marcia realistica”
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Per ridurre le emissioni di auto e veicoli commerciali, l’Europa ha bisogno di una tabella di marcia "più realistica", adeguata al contesto operativo e, soprattutto, “condivisa" con tutte le parti in causa per evitare un “enorme” impatto sociale ed economico. Ne è convinto il direttore generale dell’Acea, Eric-Mark Huitema, che, in un messaggio rivolto ai legislatori europei, ha criticato la relazione presentata di recente dall’eurodeputato Jan Huitema alla Commissione per l’Ambiente del Parlamento europeo sulle proposte presentate l’anno scorso dal massimo organo esecutivo di Bruxelles.

Obiettivi irrealistici. Per il dg dell’Acea non sono pochi i punti di debolezza della relazione: per esempio, l’assenza di un legame tra gli obiettivi di riduzione della CO2 e la proposta di modifica del Regolamento sulle infrastrutture per i combustibili alternativi (AFIR) rende i target "purtroppo irrealistici". "La proposta della Commissione per una riduzione del 55% della CO2 entro il 2030 (rispetto al 2021) è già molto impegnativa”, aggiunge Huitema. "Sarebbe possibile solo con un massiccio potenziamento delle infrastrutture per raggiungere un totale di circa 7 milioni di punti di ricarica, rispetto ai 3,9 milioni proposti dalla Commissione e ai poco più di 200 mila disponibili oggi”. E, tra l’altro, non è detto che i 7 milioni “sarebbero sufficienti”. Dunque, “l'Europa ha bisogno di una tabella di marcia realistica per raggiungere la neutralità del carbonio e l'industria automobilistica ha a disposizione la giusta tecnologia. Tuttavia, per essere sicuri che un numero sufficiente di europei acquisti” le auto a zero emissioni e per "raggiungere così gli ambiziosi target sulla CO2 occorre che la strategia sia accompagnata da obiettivi vincolanti per le infrastrutture di ricarica". 

Troppa fretta. Il rappresentante dei costruttori si scaglia anche contro la decisione di modificare già oggi gli obiettivi al 2025 perché non ci sarebbe "abbastanza tempo per adeguarsi”, visto che i tempi di sviluppo dei veicoli e dei cicli di produzione possono variare da quattro a undici anni. Pertanto, Huitema chiede che non si apportino modifiche all’attuale legislazione e che si rinvii il tutto al 2028: "Crediamo fermamente che un obiettivo per il 2035 dovrebbe essere fissato come parte della revisione del 2028, invece che in questo momento. È semplicemente troppo presto per fissare un obiettivo di riduzione del 100% di Co2 - che la Commissione ha proposto ed è essenzialmente un bando al motore a combustione interna – in un momento in cui ci sono ancora troppe questioni aperte. Per esempio, come si svilupperanno le infrastrutture e come sarà la risposta dei consumatori nei prossimi anni? E che tipo di tecnologie rivoluzionarie arriveranno sul mercato da qui al 2035?”

Impatto enorme. Huitema sottolinea quindi la necessità di un maggior coordinamento tra chi si occupa della nuova normativa sulla CO2 e chi sta elaborando l’Afir (la responsabilità è della Commissione trasporti), soprattutto in vista dei prossimi mesi: tra aprile e maggio arriverà il parere definitivo della Commissione e a fine maggio il voto del Parlamento. Successivamente partirà il confronto con il Consiglio europeo sul testo definitivo. Il dg lancia quindi un avvertimento: "Se gli ambiziosi target di CO2 non sono accompagnati da obiettivi realistici di diffusione delle infrastrutture, o se i tempi non sono allineati con ciò che è praticamente possibile, l'impatto sociale ed economico di una transizione mal gestita verso una mobilità a zero emissioni di carbonio sarà enorme”. I cittadini rischiano, per esempio, di affrontare una "mobility poverty” per l’eccessivo costo delle auto e i costruttori di non soddisfare la domanda. Pertanto, i nuovi obiettivi "potrebbero non avere l'effetto previsto”. "Se dovessero entrare in vigore obiettivi non realistici o divieti 'de facto' prematuri sui motori a combustione, ancora meno europei potrebbero essere in grado di acquistare una nuova auto con emissioni basse o nulle. In realtà, i responsabili politici devono fare di più per garantire che nessun Paese o cittadino venga lasciato indietro e che i veicoli a emissioni zero siano alla portata di tutti”, continua Huitema, sottolineando quindi la necessità di gestire la trasformazione strutturale della filiera automobilistica in “modo attento e socialmente accettabile” per garantire ai cittadini una “transizione equa” e per consentire ai costruttori e ai fornitori la possibilità di evitare “gravi perdite di posti di lavoro". 

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