Guerra e caro energia: un quadro potenzialmente catastrofico
Il 2022 è iniziato male, anzi malissimo. E potrebbe proseguire molto peggio, se la crisi tra Ucraina e Russia si trasformerà, nei prossimi giorni, in una guerra vera e propria. Bastano pochi dati, diffusi dal Centro studi di Assolombarda, emanazione della Confindustria, per farsi un’idea chiara della situazione. In gennaio, l’indice delle quotazioni delle materie prime non energetiche è continuato a crescere, attestandosi su un livello superiore del 45% a quello precedente l’inizio della pandemia. Più nei dettagli, il prezzo dell’acciaio ha fatto segnare il suo massimo storico nel novembre scorso, attestandosi ora a un +54% sulle cifre pre-Covid; l’alluminio è a +65%, a seguito anche della nuova impennata di gennaio; il rame, stabilizzatosi da ottobre, è comunque quotato a +55/60% rispetto all’inizio del 2020, mentre stagno e nichel continuano a correre (rispettivamente +139% e +61%). Materie plastiche ed elastomeri, infine, hanno un indice sintetico sul mercato europeo di gennaio pari al 34% in più rispetto a due anni prima. C’è, poi, il noto tema della carenza di componenti elettroniche, che continua a rallentare i processi produttivi e a dilatare i tempi di consegna dei beni di consumo, automobili in primis. Non è, però, soltanto una questione di mancanza dei semiconduttori, ma anche di costi: i cosiddetti multichip, per esempio, hanno fatto registrare in novembre una crescita del loro prezzi pari al 390% rispetto allo stesso mese del 2019.
Cara energia. Il quadro è aggravato dalla ben nota (soprattutto ai consumatori e ai gestori degli esercizi commerciali) impennata del costo dell’energia. Il gas naturale in Europa ha registrato un’escalation impressionante di costi, oggi pari al 660% in più rispetto ai livelli pre-Covid; il petrolio è aumentato del 31%, sempre rispetto all’inizio del 2020, attestandosi in questi giorni intorno a poco più di 90 dollari al barile (per il Brent), ma con tendenza alla crescita. Il problema è che il rialzo di queste fonti energetiche si riflette sul prezzo dell’elettricità, arrivato in dicembre al picco di 281 euro per megawattora e in gennaio assestatosi intorno ai 224 euro (che, comunque, costituiscono un rialzo superiore al 370% rispetto al periodo pre-Covid). La situazione è, dunque, allarmante, al punto da indurre Alessandro Spada, presidente dell’Assolombarda, a stimare per il 2022 un costo della bolletta energetica nazionale quadruplicato, pari cioè a 8,3 miliardi di euro, contro i due del 2019. A questo si aggiunge la carenza delle materie prime, che mette in ginocchio le imprese: non solo produrre i beni costa molto di più, ma spesso non ci si riesce per la mancanza dei materiali e dei componenti necessari.
Se scoppia la guerra. Partendo da una situazione dai contorni già così difficili, che cosa potrebbe accadere se, nei prossimi giorni, la Russia dovesse dare realmente il via a un attacco e a un’invasione dell’Ucraina, innescando una serie di reazioni internazionali dagli esiti difficilmente prevedibili? Il disastro che abbiamo già ipotizzato nei giorni scorsi assumerebbe dimensioni inimmaginabili. Dalla Russia, infatti, dipende il 40% dei consumi europei di gas (utilizzato anche per la produzione di elettricità), quindi una chiusura dei rubinetti per una ritorsione da parte di Putin metterebbe il Vecchio Continente, incapace di supplire in tempi rapidi alla carenza di fornitura, in ginocchio. L’Italia potrebbe restare senza 80 milioni di metri cubi di gas, pari quasi a un quarto del consumo medio giornaliero, cosa che vanificherebbe il calo della richiesta (quindi, dei prezzi) che solitamente si verifica con l’arrivo della primavera e dell’estate. Ma i problemi riguarderebbero anche il petrolio, il cui prezzo schizzerebbe oltre i 100 dollari al barile, e i trasporti, con aerei e navi costrette a seguire nuove rotte per evitare i rischi connessi a uno scenario bellico (già l’Ucraina ha sconsigliato alle compagnie il sorvolo del Mar Nero, dove si registra una preoccupante concentrazione di navi da guerra). Insomma, una catastrofe per l’economia planetaria, che si aggiungerebbe a quella già innescata dalla pandemia. E ai lutti e ai dolori che ogni guerra tragicamente porta con sé.
COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it