"Elettriche, la sfida è mantenere prezzi accessibili: a rischio il ceto medio"
Carlos Tavares torna a lanciare l’allarme sulla grande sfida del futuro per l’intero settore automobilistico. “Nei prossimi cinque anni - ha detto l’amministratore delegato del gruppo Stellantis in occasione del summit Future of the Car del Financial Times - la grande gara sfida sarà mantenere i prezzi accessibili. L’industria automobilistica dovrà proteggere l’accessibilità delle auto elettriche”. In caso contrario, “rischia di perdere il ceto medio”.
Questione costi. Tavares ha quindi ribadito un concetto da sempre al centro delle sue considerazioni sul futuro del settore: l’importanza della “competitività dei costi” in un momento in cui i fattori produttivi subiscono continui rincari e non solo per la necessità di portare avanti le strategie di elettrificazione. A tal proposito una delle questioni più rilevanti è rappresentata dalla carenza di alcune componenti fondamentali, come le batterie. A suo avviso, “entro il 2025/2026 ci sarà una carenza di accumulatori. La velocità con cui vengono sviluppati è al limite di ciò che è necessario”. Non si tratta solo di batterie. Anche le infrastrutture di ricarica o le energie rinnovabili non stanno tenendo il passo della domanda e non crescono alla velocità auspicata dai costruttori e, ancor di più, dai legislatori. Il quadro di un ecosistema non adeguato è di particolare importanza per un’industria automobilistica e, nello specifico, per il gruppo Stellantis. Tavares ha sottolineato come la carenza di forniture comporti un aumento dei prezzi e quindi una riduzione del bacino di clienti. Alla lunga, sarà anche a “rischio il target del 100% di vendite in Europa con veicoli elettrici” fissato dal costruttore per il 2030.
Serve un ecosistema. Tra l’altro, lo sviluppo dell’ecosistema per la mobilità elettrica riguarda ulteriori aspetti, a partire dalle materie prime. “Potrebbe non piacerci da dove provengono o quali siano le implicazioni geopolitiche”, ha avvisato Tavares, facendo eco ad analoghe dichiarazioni di importanti manager del settore, che da tempo stanno ponendo l’accendo sul rischio di un’eccessiva dipendenza da Paesi come la Cina per l’approvvigionamento di elementi cruciali per gli accumulatori. Il dirigente lusitano è anche tornato a spiegare i motivi che hanno spinto Stellantis a votarsi completamente all’elettrico, nonostante le critiche espresse nei confronti di una mobilità elettrica imposta dall’alto. Tavares ha, infatti, rimarcato la necessità per il costruttore euro-americano di adeguarsi al contesto (“Non dobbiamo dimenticare che Stellantis è una società di persone che amano competere, ora siamo qui per competere e offrire i migliori veicoli elettrici sul mercato”) e di prestare attenzione alle esigenze di una società alle prese con il problema dei cambiamenti climatici. In ogni caso, non mancano i soliti timori. L’ad ha chiesto, ancora una volta, di “non guardare solo ai dispositivi per la mobilità ma all’intero ecosistema della mobilità elettrica e quindi alle materie prime, alle infrastrutture o agli aspetti fiscali. Focalizzarsi sui veicoli è facile, ma poi bisogna guardare all’intero quadro della trasformazione”, ha aggiunto.
Nessuna paura di “big tech”. Tra l’altro, il futuro, per un settore prossimo a entrare in “un’era darwiniana” (ossia di forte selezione delle realtà presenti sul mercato automobilistico, ndr), è reso ancor più complesso dalle mire delle grandi società tecnologiche, sempre più intenzionate a entrare nell’arena competitiva soprattutto per raccogliere e sfruttare i dati degli automobilisti. Tavares, nel ribadire il proposito di trasformare Stellantis da semplice produttore di veicoli a fornitore di servizi e soluzioni per la mobilità, non ha espresso timori in merito alle cosiddette “big tech” Amazon, Apple o Google: “Non siamo qui per proteggere il passato ma per guardare al futuro. Il settore va incontro a molti rischi ma noi non siamo minimamente preoccupati”.
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