Scudieri (Anfia): "Colpiti da un macigno, vogliono devastare l'Europa"
Paolo Scudieri è il proprietario di uno dei principali produttori italiani di componentistica per l'auto (Adler) e ricopre la carica di presidente dell'Anfia, l'associazione che riunisce la filiera automobilistica italiana. Dalla sua posizione ha più volte lanciato allarmi sulle conseguenze del bando delle endotermiche dal 2035 e oggi, all'indomani del via libera del Parlamento europeo, non esita a definire lo stop alla vendita dei motori a combustione "un macigno capace di devastare l'Europa", foriero di pesanti "tensioni sociali". Lo fa in un'intervista a Quattroruote, che riportiamo integralmente.
Innanzitutto, un commento a freddo sul voto dell'Europarlamento.
È un commento a freddo, ma sempre caldo: è qualcosa che ci ha colpito come un macigno. Speravamo di evitarlo, non tanto nella sua importanza, quanto per una questione di tempistiche: dare alle imprese più tempo doveva essere un imperativo assolutamente irrinunciabile; dare una visione più ampia della transizione, quindi comprendendo anche altre tecnologie, era un fattore essenziale sia per la competitività dell'Europa, sia per la democrazia industriale. Tutti questi fattori ci hanno lasciato esterrefatti. Di fatto, si evince una visione estremamente ideologica, demagogica di un qualcosa che è gestito da chi, evidentemente, non conosce nulla di pianificazione e politica industriale. Io sono anche preoccupato del fatto che non si è compresa quanto l'Europa non sia preparata per gestire le fasi a monte delle gigafactory, ossia la capacità estrattiva e mineraria e quella di trasformazione industriale, cioè la chimica usata, dopo l'estrazione, per preparare i minerali e le materie prime per gli accumulatori. Dunque, c'è una visione che tende palesemente a colpire elettori che spero abbiano la saggezza per poter comprendere cosa sia l'utopia e cosa sia la realtà.
Ora partono le trattative tra gli Stati membri. Si aspetta ci siano margini di manovra per un ripensamento? Oppure tutto è ormai deciso?
Io credo che bisogna continuare - e noi lo faremo- a esporre le tesi per cui la strada intrapresa è estremamente pericolosa perchè azzera tutta la nostra cultura: è come se chiedessero a noi italiani di cancellare il Rinascimento dalla nostra storia. Non c'è un motivo perchè la transizione sia solo elettrica, è questo quello che contestiamo. Mi sembra un'affezione a lobby che sostengono la tesi dell'elettrico più che a fattori scientifici e industriali.
Ritiene che le conseguenze economiche della guerra in Ucraina possano spingere a più miti consigli durante le trattative?
Noi continueremo a sostenere le nostre posizioni: la guerra ha palesato le dipendenze e le connessioni di un mondo globale che ha bisogno di una pace riconosciuta per poter approvvigionarsi e per consentire alle aziende di collocarsi dove è più opportuno produrre. Cè bisogno anche di recuperare i fattori tecnologici, di cui oggi non disponiamo, per la trasformazione delle materie prime in componenti per le batterie. Ragion per cui la scelta delle istituzioni europee è una corsa in avanti dove non abbiamo capacità industriali e che non tiene neanche conto dell'infrastrutturazione necessaria per far funzionare, con adeguata potenza, le vetture elettriche.
Ieri, tra le altre cose, non è stato approvato il Cbam (Carbon border adjustment mechanism), il meccanismo di dazi volto a proteggere l'industria europea da prodotti non soggetti agli standard comunitari. Secondo lei, la Cina ne approfitterà?
Quando parlo di lobby che spingono, in modo forte e veemente, su alcune posizioni, mi riferisco a componenti della società che tengono in considerazione solo le potenzialità di una parte del mondo e ignora la storia e l'attualità dei mezzi di trasporto, tra cui l'automobile. Quindi, è tutto incanalato verso una dipendenza sproporzionata. Per questo parlo di democrazia industriale. Se si va avanti così, qualcuno deciderà se noi possiamo continuare a produrre auto o se queste debbano essere prodotte esclusivamente in altri luoghi del mondo.
Ci ricorda le vostre stime sulle perdite di posti di lavoro?
Abbiamo dichiarato più volte che il 40% della parte industriale della nostra filiera è direttamente legata alla tecnologia dell'endotermico. Quindi, si tratta di circa 70 mila posti di lavoro. Evidentemente, questi ultimi verranno rimpiazzati dalle nuove tecnologie, ma solo per 6 mila posizioni. Dunque, la perdita è enorme. Non solo. Si determineranno condizioni di precarietà nella società civile, che a sua volta alimenteranno odi sociali, instabilità. Evidentemente, anche questo è un pezzo della strategia: devastare l'Europa nel settore più importante per la sua economia e scatenare tensioni sociali. Ai sindacati, che dovrebbero essere quelli più attenti alle forze del lavoro (e noi lo siamo allo stesso, modo, perché per noi il capitale umano è indispensabile), ricorderò per chi votare e chi è - evidentemente - l'autore di questo disastro.
Il commissario al mercato interno, Thierry Breton, pensa che l'Europa possa mantenere una produzione di motori per esportarli in aree geografiche in ritardo sull'elettrificazione. Si può fare qualcosa del genere? La filiera dovrà convertirsi integralmente all'elettrico o manterrà una piccola produzione tradizionale?
Guardi, si produrranno motori endotermici laddove converrà costruirli. L'Italia è ben posizionata, ma sicuramente le aree del mondo dove l'endotermico continuerà a essere utilizzato saranno quelle che produrranno anche le componenti per l'endotermico. Quindi non vedo assolutamente possibilità per l'Europa di continuare a produrre motori a scoppio. Anzi, i prodotti europei non potranno trovare collocazione sui mercati internazionali. Quindi, noi produrremo solamente per l'Europa e tutte le aziende oggi presenti nel Vecchio continente, a partire dai carmaker, sono evidentemente sovrabbondanti perchè non potranno esportare i propri prodotti e dovranno guardare solo a una lotta interna.
Quindi, la filiera si dovrà per forza convertire? Non ci sono margini di manovra?
Per carità, non c'è proprio nulla. Io inviterò i lavoratori a recarsi per pranzo a casa di Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione europea: li dovrà adottare e dar loro un pasto e un ricovero.
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