Musk: "Le nuove fabbriche di Berlino e Austin bruciano miliardi di dollari"
Elon Musk torna a lanciare avvertiment sulle attività operative della Tesla. In particolare, l’amministratore delegato e maggior azionista del costruttore statunitense ha messo all’indice le performance delle ultime due fabbriche aperte a Grünheide, alle porte di Berlino, e ad Austin, in Texas, sottolineando come, al momento, stiano "perdendo miliardi di dollari” a causa delle difficoltà nell’aumentare la produzione per colpa della carenza di componenti fondamentali e di problemi logistici. “La fabbrica di Berlino e quella di Austin sono gigantesche fornaci di denaro in questo momento”, ha affermato Musk a un club di clienti texani, aggiungendo che i due impianti stanno emettendo un "gigantesco suono: il suono di soldi che bruciano”.
Carenza di batterie. Nello specifico, Austin sta attualmente assemblando un "piccolo" numero di auto per colpa delle difficoltà riscontrate nell’incremento della produzione delle nuove celle 4680 e della mancanza dei macchinari necessari per le batterie 2170. “Sono bloccati in un porto cinese”, ha sottolineato Musk. D’altro canto, le problematiche industriali sono tra le cause che hanno determinato i continui rinvii al programma di sviluppo del Cybertruck, l’atteso pick-up a batteria che doveva arrivare sul mercato già alla fine del 2021. Il lancio è stato posticipato prima agli inizi del 2022, poi alla fine dello stesso anno e quindi a una data imprecisata dell’anno prossimo. Ora le ultime indicazioni suggeriscono la possibilità che la produzione venga avviata verso la metà del 2023. Musk ha comunque attribuito le ultime carenze di componenti e macchinari alle frequenti misure di lockdown varate in Cina per frenare la ripresa dei contagi da coronavirus. I blocchi delle attività, a suo avviso, “sono stati molto, molto difficili” da affrontare anche perchè hanno frenato la produzione non solo a Shanghai ma anche a Fremont, in California, dove arrivano alcune componenti prodotte proprio in Cina. "Gli ultimi due anni sono stati un vero incubo per quanto riguarda le interruzioni della catena di approvvigionamento e non ne siamo ancora usciti", ha spiegato Musk. "Come facciamo a mantenere attive le fabbriche in modo da poter pagare le persone e non andare in bancarotta?”
Sensazioni negative. I messaggi negativi lanciati dall’imprenditore di origini sudafricane seguono di pochi giorni l’avvertimento sulla necessità di procedere con una razionalizzazione della forza lavoro a livello globale. Musk, infatti, ha annunciato la decisione di tagliare il 10% della forza lavoro a causa di un “presentimento negativo” sull’andamento dell’economia statunitense e del presagio di un’imminente recessione. A ogni modo, negli ultimi giorni sono arrivate diverse precisazioni da parte dello stesso Musk: saranno interessati solo i dipendenti a tempo indeterminato e non i lavoratori temporanei o in somministrazione. Dunque, la forza lavoro totale sarà tagliata solo del 3/3,5%, una riduzione definita da Musk “non super significativa” visto anche che nel giro di un anno gli organici sono visti di nuovo in crescita o comunque sostanzialmente stabili. Intanto, però, la Tesla deve affrontare l’ennesima causa legata al mancato rispetto dei diritti dei lavoratori: due dipendenti della gigafactory in Nevada, licenziati tra il 10 e il 15 giugno, hanno denunciato l’azienda per aver violato le leggi statunitensi in materia di "licenziamenti di massa” e, in particolare, l’obbligo del preavviso di 60 giorni. La causa, bollata come “ininfluente” da Musk, quantifica in oltre 500 i lavoratori licenziati a Reno nelle ultime settimane.
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