Bruxelles risponde al protezionismo Usa con il Green Deal Industry Plan
La Commissione europea ha lanciato il "Green Deal Industry Plan" già anticipato a grandi linee dal presidente Ursula von der Leyen al forum di Davos. Si tratta di un pacchetto di misure e strumenti teso a "migliorare la competitività dell'industria europea", a "sostenere la rapida transizione verso la neutralità climatica", a creare un contesto operativo "più favorevole al potenziamento della capacità produttiva per tecnologie e prodotti necessari per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici dell'Europa". In poche parole, il nuovo piano è una risposta diretta al protezionismo statunitense e, in particolare, all'Inflation Reduction Act varato da Washington per promuovere le produzioni nazionali e ancor di più quelle automobilistiche.
Regole e aiuti di Stato. Nello specifico, il "Green Deal Industry Plan" si basa su iniziative già varate da Bruxelles (tra cui i piani European Green Deal e REpowerEU) ed è incentrato su quattro specifici "pilastri": il primo è focalizzato sulla creazione di un contesto regolatorio "prevedibile e semplificato". A tal proposito, la Commissione intende proporre un'iniziativa legislativa che identifichi la capacità industriale per raggiungere la decarbonizzazione e fornisca un quadro normativo adeguato alla sua rapida attuazione grazie ad autorizzazioni più veloci e semplici o alla promozione di progetti strategici. Il tutto sarà integrato da una legge sulle materie prime critiche per garantire un accesso a quei materiali, come le terre rare, che sono vitali per la produzione di tecnologie chiave, e dalla riforma dell'assetto del mercato dell'elettricità per fare in modo che i consumatori beneficino dei minori costi delle energie rinnovabili. Il secondo pilastro è rappresentato da un accesso più rapido ai finanziamenti pubblici, anche attraverso una semplificazione delle normative sugli aiuti di Stato e un alleggerimento, per quanto temporaneo, degli attuali vincoli.
Competenze e mercato. Il terzo pilastro riguarda il potenziamento delle competenze dei lavoratori per favorire lo sviluppo del know-how necessario per la transizione ecologica, mentre il quarto interessa "la cooperazione e il commercio" a livello globale. A tal fine, la Commissione continuerà a sviluppare la rete di accordi di libero scambio e altre forme di cooperazione con i partner per sostenere la transizione verde, valuterà" la creazione di un "Critical Raw Materials Club" per riunire i "consumatori" di materie prime e i paesi ricchi di risorse per garantire la sicurezza globale dell'approvvigionamento attraverso una base industriale competitiva e diversificata, e di partenariati industriali Clean Tech/Net-Zero". Inoltre, il massimo organo esecutivo della Ue intende "proteggere il mercato unico da pratiche commerciali sleali nel campo delle tecnologie pulite e utilizzerà i suoi strumenti per garantire che le sovvenzioni estere non distorcano la concorrenza nel mercato unico".
La reazione dell'Acea. Il piano delineato da Bruxelles è stato accolto con favore dall'Acea. L'associazione europea dei costruttori automobilistici ritiene, infatti, che l'Europa abbia "bisogno di una risposta forte alle sfide fondamentali poste dall'Inflation Reduction Act" e ai rischi che la legge statunitense "crea per la 'fuga degli investimenti' al di fuori della Ue. Senza un sostegno finanziario e normativo più forte per le industrie nascenti, spiega l'associazione, l'entità dei sussidi disponibili negli Stati Uniti attirerà tecnologie verdi e avanzate a spese dell'Europa. "Se implementato con successo", il piano potrà "contribuire a fornire un baluardo per mantenere gli investimenti in Europa", aggiunge l'Acea, sottolineando come l'industria automobilistica, "pienamente" impegnata a decarbonizzare il trasporto su strada, debba "disporre delle giuste condizioni quadro" per evitare, per esempio, le conseguenze del Covid e della guerra in Ucraina sulle catene di approvvigionamento globali. "Per quanto il piano non possa affrontare da solo tutti i problemi, abbiamo urgentemente bisogno di questo nuovo approccio alla politica industriale europea per raggiungere gli obiettivi ambientali e di decarbonizzazione e, al contempo, sostenere la nostra base industriale", prosegue l'associazione, presentando quindi alcune proposte: maggiore flessibilità sugli aiuti pubblici per stimolare non solo l'innovazione, ma anche progetti di produzione su larga scala; la gestione del tema energetico; alleggerimento della burocrazia e degli oneri amministrativi legati all'accesso dei finanziamenti; coordinamento con altre iniziative politiche europee; limiti agli oneri normativi (a tal proposito l'Acea cita le conseguenze dell'Euro 7); un quadro che evita di replicare gli elementi protezionistici dell'Ira; parità delle condizioni economiche e corretto funzionamento del mercato unico per evitare distorsioni tra gli interessi dei Paesi membri.
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