Il marchio piemontese rinasce con un'incompiuta
La torinese Testadoro rinasce grazie all'impegno di Dario Pasqualini. Il brand, attivo dal 1946 al 1949 con la denominazione Casa dell'Auto, torna in attività mantenendo l'approccio artigianale e tradizionale nella costruzione delle proprie vetture.
La Barchetta 1951, 70 anni dopo. L'opera prima della Casa è un progetto rimasto incompiuto: si tratta della Barchetta 1951, basata su meccanica Fiat modificata e sviluppata per competere nella classe 1100 Sport Internazionale con un peso di appena 500 chili. Dopo aver rilevato il marchio nel 2019, durante la pandemia, Pasqualini ha avviato il progetto della Barchetta, nata solo sulla carta e mai sviluppata, all'epoca, causa chiusura dell’azienda. Il telaio prevedeva longheroni di acciaio al cromo-molibdeno e un passo di 2,4 metri, mentre il motore era una variante elaborata di quello della Fiat 1100 B. Per trasformare i progetti in realtà è stata avviata la collaborazione con Martino Colombo, cugino del famoso Gilberto, che sviluppò i telai originali delle Testadoro degli anni 40. La carrozzeria, invece, è stata realizzata a mano dalla Martelleria Giacometto di Cumiana (Torino). Il motore utilizzato, derivato da quello di una Fiat 1100, ha raggiunto i 63 CV di potenza massima. La vettura ha percorso i primi chilometri all’edizione 2022 della Vernasca Silver Flag con alla guida l'ex pilota Juergen Barth.
Dalle testate modificate alle auto da corsa. Le origini del marchio risalgono alla fine degli anni 30 grazie alle testate elaborate e progettate dall'ingegner Arnaldo Roselli per le Fiat 508 Balilla e 500 Topolino, in collaborazione con l’imprenditore torinese Giorgio Giusti. In seguito, la Testadoro divenne un vero e proprio costruttore e portò a termine nove vetture da corsa, prima derivate dalla serie e poi interamente progettate in proprio. La massima espressione del marchio fu la Testadoro Daniela, dotata di motore 742 cm3 da 45 CV, telaio tubolare Gilco e carrozzeria Zagato: lo stesso Elio Zagato fu anche pilota dell'auto, insieme a nomi illustri, come quelli di Nuccio Bertone, Gino Valenzano, Ugo Puma, Aquilino Branca e Giorgio Giusti.
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