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Unione Europea
Macron vuole un'indagine anti-dumping sui cinesi: frizioni con la Germania

Unione Europea
Macron vuole un'indagine anti-dumping sui cinesi: frizioni con la Germania
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L'invasione di auto elettriche cinesi in Europa rischia di creare nuove spaccature all'interno dell'Unione e, in particolare, in seno a quell'asse franco-tedesco che da decenni regge le sorti del blocco comunitario. Politico, testata particolarmente informate sui venti che spirano a Bruxelles, ricostruisce le tensioni scaturite da precise richieste arrivate da Parigi in vista del discorso sull'Unione che il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, terrà il 13 settembre al Parlamento. In particolare, i francesi starebbero pressando la von der Leyen "affinchè annunci una nuova indagine" anti-dumping sui veicoli elettrici cinesi: un'azione, quella di Parigi, chiaramente orientata a proteggere la propria industria automobilistica, ovvero il gruppo Stellantis.

Pressioni continue. Il pressing transalpino, sostenuto dagli allarmi sulla crescita dell'export cinese lanciati da un membro della stessa commissione, Thierry Breton, sarebbe ormai in corso da mesi e con una tale insistenza da aver prodotto "crescenti irritazioni" non solo a Bruxelles, ma anche, se non soprattutto, a Berlino. L'eventuale indagine, nel caso accertasse politiche di dumping, potrebbe aprire la strada all'imposizione di ulteriori dazi doganali sulle vetture in arrivo dalla Cina, ma i tedeschi temono conseguenze per il loro settore automobilistico. Pechino, infatti, potrebbe rispondere avviando una guerra commerciale con ritorsioni dagli effetti negativi in primis sulle Case tedesche, fortemente esposte al mercato dell'auto cinese. I timori di Berlino sono, tra l'altro, condivisi da Bruxelles. Eppure, secondo Politico, Parigi non ha alcuna intenzione di "gettare la spugna" e vuole che l'indagine venga menzionata nel discorso sullo stato dell'Unione.

Chance di... insuccesso. Da quanto emerge pare molto difficile, se non impossibile, che i francesi vedano soddisfatte le loro pretese. "La Francia canta e balla sul nulla. È solo una finzione, perché nessuno vuole una guerra commerciale con la Cina, che farebbe saltare in aria la Volkswagen", spiega a Politico un manager del settore che ha chiesto l'anonimato. Del resto, anche altre cancellerie sono scettiche sull'introduzione di barriere doganali e riluttanti a scatenare la reazione di Pechino. Al di là degli aspetti politici ed economici, ci sono anche ostacoli di natura tecnica: per avviare un'indagine anti-dumping, Bruxelles deve prima ricevere una denuncia formale e poi stabilire se le auto cinesi vengono davvero vendute in Europa a un prezzo inferiore a quello praticato in madrepatria. Una verifica complessa. La Commissione, ricorda infine Politico, potrebbe anche "agire di propria iniziativa e avviare una cosiddetta indagine 'ex officio'", ma in tal caso dovrebbe ottenere il sostegno di tutti i Paesi membri e dell'industria automobilistica, il che è quasi praticamente impossibile vista l'influenza tedesca. 

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