Elettriche cinesi
Europa divisa, sui dazi deciderà la Commissione
Sarà la Commissione europea a prendere la decisione definitiva sui dazi all'importazione di auto elettriche prodotte in Cina. Oggi, il Comitato difesa commerciale del Consiglio Ue avrebbe dovuto decidere se ratificare o meno la proposta di Bruxelles di imporre delle tariffe doganali supplementari, ma la procedura di voto si è conclusa, sostanzialmente, con un nulla di fatto, a dimostrazione - l'ennesima - della divisione in seno ai Paesi membri su una questione estremamente delicata per il futuro dell'industria automobilistica del Vecchio Continente. Pertanto, la palla passa di nuovo al massimo organo esecutivo della Ue, che potrà così approvare le nuove disposizioni.
Europa spaccata. Fino a ieri sera, sembrava che il comitato fosse indirizzato verso un voto favorevole, anche perché diversi Paesi, tra cui Italia, Francia o Polonia, avevano ribadito il loro sostegno all'adozione dei dazi e, tenuto conto dell'appoggio di altri governi, pareva avessero garantito un requisito fondamentale per le procedure di voto: i regolamenti stabiliscono, infatti, che una proposta della Commissione debba essere approvata (o bocciata) da una maggioranza qualificata di 15 Stati membri che rappresentino il 65% della popolazione. Oggi, però, tale maggioranza non è stata raggiunta e il motivo è da attribuire, in buona parte, alla posizione della Germania, da sempre capace di coagulare un ampio sostegno tra le cancellerie dell'Europa settentrionale o centro-orientale. I tedeschi, che negli ultimi giorni hanno subito forti pressioni da parte della propria industria automobilistica, si sono sempre opposti ai dazi per paura delle ritorsioni cinesi, ma di recente hanno visto passare dalla loro parte anche gli spagnoli. Tale divisione si è riflessa nel voto odierno: dieci Paesi (Italia, Francia, Polonia, Olanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Estonia, Bulgaria e Danimarca) hanno votato a favore, cinque (Germania, Ungheria, Malta, Slovenia e Slovacchia) a sfavore e 12 (Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Spagna, Cipro, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania, Svezia e Finlandia) si sono astenuti. L'astensione vale come voto contrario e di conseguenza i 17 contrari e astenuti non hanno soddisfatto il requisito della popolazione per bloccare il provvedimento. Dunque, non è stata raggiunta la maggioranza qualificata né in un senso, né in un altro.
"No opinion". La votazione, che si è tenuta nel contesto di un comitato composto per lo più da funzionari dei singoli governi e non dai Rappresentanti Permanenti, si configura dal punto di vista puramente tecnico come una "no opinion". Pertanto, il mancato quorum comporta che sia l'esecutivo Ue a prendere la decisione definitiva. A tal proposito, si può già dire che la proposta sia destinata a essere approvata. Infatti, la stessa Commissione ha diffuso un comunicato che non lascia adito ad alcun dubbio. "Oggi, la proposta di imporre dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina ha ottenuto il necessario supporto degli Stati membri dell'Ue. Ciò rappresenta un altro passo verso la conclusione dell'indagine anti-dumping" avviata lo scorso autunno, affermano da Bruxelles, sottolineando due aspetti chiave. Innanzitutto, la Commissione intende portare avanti le trattative con Pechino per trovare un compromesso per il quale mancherebbero ormai solo pochi dettagli. "Parallelamente" - si legge ancora - "l'Ue e la Cina continuano a lavorare intensamente per individuare una soluzione alternativa che sia pienamente compatibile con i regolamenti dell'Organizzazione mondiale del Commercio, sia idonea a contrastare il problema dei sussidi dannosi accertati dall'indagine, e sia monitorabile e applicabile". "Entro e non oltre il 30 ottobre 2024 dovrà essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale un regolamento di esecuzione della Commissione contenente le conclusioni definitive dell'inchiesta", spiegano infine da Bruxelles. Dunque, ancora pochi giorni e i dazi, di durata quinquennale e specifici per ogni costruttore, entreranno definitivamente in vigore. Salvo sorprese a oggi del tutto imprevedibili.
La posizione dell'Italia. Sulla questione è intervenuto anche il governo italiano, che durante la riunione Roma ha espresso un voto favorevole all'adozione della proposta di Bruxelles. "L’Italia - spiega il ministro delle Imprese, Adolfo Urso - si è espressa in linea con le analisi tecniche della Commissione tese a ripristinare condizioni di equità commerciale. Auspichiamo che il negoziato riprenda sia in bilaterale sia in sede di Wto per giungere, come sempre sostenuto, ad una soluzione condivisa nel pieno rispetto delle regole internazionali. Noi siamo contrari ad ogni ipotesi di 'guerra commerciale' e lavoreremo insieme per evitarla. Occorre preservare la partnership industriale e commerciale con la Cina con cui vogliamo continuare a lavorare in una logica win-win basata sul principio della reciprocità anche ai fini della stabilità economica globale".