De Meo: "Regole inopportune e inutili, spero in una revisione"
Luca de Meo, nella sua veste di presidente dell'Acea (l'associazione dei costruttori europei), torna a criticare la proposta della Commissione europea per i nuovi standard Euro 7: "Stiamo cercando di dribblare una serie di regolamentazioni non opportune e non proporzionali che ci distrarrebbe dalla concentrazione di riformare l'industria. Mi auguro che si riveda questa intenzione europea di portare avanti il regolamento", ha detto il manager italiano al Festival dell'Economia di Trento. "Ringrazio il governo italiano per il supporto in questa sfida", ha aggiunto de Meo, riferendosi alla recente lettera inviata da Roma e altri sette partner europei per sottolineare quanto i nuovi limiti alle emissioni siano "eccessivamente ambiziosi e irrealistici", al punto da "impattare negativamente sugli investimenti del settore già impegnati nel passaggio all'elettrico".
Serve reciprocità con i cinesi. Il top manager, che è anche numero uno della Renault, è poi tornato sul pericolo cinese: "Non possiamo rinunciare all’efficienza del mercato globale, ma servono delle regole del gioco uguali e un principio di reciprocità, che va rispettato", ha sottolineato de Meo. "Quando ero in Volkswagen e siamo andati in Cina anni fa, non siamo andati con le mani in tasca, bisognava localizzare la tecnologia, realizzare partnership con imprese locali. Non possiamo permettere a tutti quanti di entrare in Europa senza contribuire alla crescita dell’ecosistema europeo. Quando gli europei sono andati in Cina, hanno dovuto investire sul posto, localizzare alcune produzioni". Dunque, "non possiamo permettere di far entrare in Europa gli operatori cinesi così facilmente". L'eventuale risposta al made in China è da legare a un aspetto ancor più ampio: la necessità di proteggere il settore europeo e di ridurre la dipendenza dall'estero. "In Europa l'11% della popolazione attiva lavora direttamente o indirettamente nell'automobile. Il 30% degli investimenti e sviluppo è nei budget dell'automotive e dei suoi fornitori. Il settore va assolutamente protetto", ha spiegato de Meo, sottolineanco come il passaggio a "vetture elettriche e intelligenti" mette "in difficoltà" tutti i costruttori. D'altra parte, "i cinesi controllano la parte alta della catena del valore, essendo partiti 5-10 anni prima. In Europa si vendono un milioni di auto elettriche, in Cina 6-7 milioni. La loro prossima frontiera è dunque entrare in Europa. E poi, non avendo una industria dei semiconduttori sofisticata, noi dipendiamo da altri".
Bruxelles non sia dogmatica. Detto questo, de Meo è tornato sulla questione dello stop alla vendita di auto a benzina e diesel per il 2035. A suo avviso, si è "creato un movimento di opinione che tocca solo la superficie e rischia di diventare un po' dogmatico. Alla fine tutti concludono che il futuro dell'auto è solo in vetture con batterie e così il regolatore si sente spinto a creare un quadro legislativo che va in una sola direzione", mentre "in altri settori si è sempre rispettato il principio della neutralità tecnologica. Il regolatore ci deve dire dove vuole che arriviamo, ma non esattamente come dobbiamo farlo". Infine, de Meo è tornato sulla necessità di spingere infrastrutture che sostengano la diffusione della mobilità elettrica: "L'industria europea dell'auto sta investendo nelle elettriche 250 miliardi fino al 2030, ma se non ci sono punti di ricarica la gente non le compra".
COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it