Rischio virus per l'auto connessa
Il pericolo c'è. Non si vede e non è sulla strada. Ma per fortuna, si può contrastare: basta affrontarlo per tempo e con i giusti mezzi, hardware e software. La progressiva trasformazione dell'automobile in una sorta di ufficio viaggiante, sempre connesso alla Rete, sta calamitando l'attenzione di Case e clienti anche sui suoi potenziali rischi. Su tutti, la possibilità che la vettura sia preda di virus e più in generale di malware, la grande categoria di programmi nocivi che già ammorba computer, smartphone e sistemi informatici. Ne abbiamo parlato su Quattroruote di dicembre 2011. Ne riparliamo oggi con Ottavio Camponeschi, Vice Presidente Sud Europa di McAfee, società californiana fondata nel 1987 e acquisita due anni fa da Intel. Scoprendo che il tema resta di grande attualità.
Sulla strada e online. Per Camponeschi, vale un principio universale: "Tutto ciò che naviga su Internet ha un indirizzo IP e tutto ciò che ha un indirizzo IP è in qualche modo vulnerabile". A maggior ragione un'automobile con il suo sistema infotainment, connesso a smartphone, schede di rete, wi-fi, Gps. "Freni, sterzo, cambio, sensori di velocità, l'esposizione al malware può essere critica", continua il manager. Un esempio lampante: giusto un anno e mezzo fa, McAfee ha dimostrato di essere in grado di manomettere da remoto un dosatore di insulina dotato di porta wi-fi utilizzando un semplice tablet, generando un potenziale "danno irreversibile per il paziente: e si trattava di un dispositivo semplice - aggiunge Camponeschi - figuriamoci un'auto". Insomma, il malware a bordo è "un problema serio, in grado di diventare un pericolo: e se questo non è evidente oggi, per la diffusione e l'utilizzo ancora limitato di questi sistemi, lo sarà tra qualche anno".
La cura c'è. Con un po' di ricerche e cattive intenzioni, chiunque può spendere una trentina di euro online e procurarsi un kit in grado di fare danni. Ma le Case, attentissime a questo genere di implicazioni, si sono attivate su questo fronte da tempo e anche i produttori dei microprocessori dei sistemi infotainment hanno già sfornato soluzioni: McAfee, per esempio, lavora con Intel a livello di contromisure hardware. "Noi inseriamo la tecnologia, ma poi va protetto anche il dispositivo - conclude Camporese - Il pericolo si può contenere, ma non senza far nulla". Il mercato di sistemi in grado di portare Internet a bordo, lo si voglia o no, continuerà a crescere. E presto anche le nostre auto potrebbero aver bisogno di app antivirus create su misura.
Davide Comunello
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