

La sicurezza digitale delle auto connesse torna ad agitare la politica americana. Dopo il rapporto diffuso dal senatore Ed Markey sul "rischio hacker" per le vetture in grado di collegarsi a Internet, la Camera dei rappresentanti (uno dei due rami del parlamento) ha deciso di interpellare la Nhtsa e i top manager di 17 Case automobilistiche sulle contromisure adottate per fermare gli attacchi ai propri sistemi di bordo. Le lettere, inviate da un gruppo bipartisan di sei deputati appartenenti alla commissione Energia e Commercio, sono partite in questi giorni e ora i membri si attendono delle risposte convincenti dai Costruttori, tra i quali spiccano FCA, Tesla, Audi, Toyota, Mercedes-Benz, Nissan, Ford e GM.

Ipotesi ancora remote. Come abbiamo raccontato più volte (qui il nostro articolo con tutte le informazioni), il rischio di un attacco hacker a un'auto connessa è ancora estremamente remoto e limitato al campo della teoria. Finora, i tentativi - va detto, spesso riusciti - sono stati condotti da esperti (come Chris Valasek e Charlie Miller), tecnici specializzati o ricercatori universitari. Esistono poi delle barriere tecnico-economiche (servono pratica e dotazioni dispendiose) che restringono ancor più il campo dei potenziali pirati informatici: la stima, insomma, è che prima di due o tre anni non ci saranno rischi concreti, e che al massimo il vero tema saranno i furti più che le azioni in grado di compromettere davvero la guida. Tuttavia, man mano che le auto diventano sempre più simili a un computer, si interfacciano con le infrastrutture (con tecnologie V2I), altre auto (V2V), dispositivi mobile come gli smartphone e si dotano di sistemi di assistenza evoluti, fino alla guida autonoma, la faccenda si fa più spinosa: ed è proprio questo il punto su cui i deputati intendono fare chiarezza.

Domande anche per Marchionne e Musk. I membri della commissione (tra cui il presidente Fred Upton) hanno dunque preso carta e penna per cercare "informazioni su come l'industria automobilistica intenda affrontare le sfide della cybersecurity" e "sviluppare strategie per mitigare i rischi" delle potenziali vulnerabilità. Oltre all'agenzia governativa Usa per la sicurezza stradale, i destinatari delle lettere sono i Ceo di alcuni delle principali Case automobilistiche: l'elenco include GM, Ford, FCA North America, Toyota, Honda, Nissan, Hyundai, Mazda, Mitsubishi, Kia, Subaru, Mercedes-Benz, Volvo, Volkswagen, Audi, Porsche e Tesla. Tra i Ceo interpellati ci sono anche Sergio Marchionne, Mark Fields, Mary Barra, Michael Horn e ovviamente Elon Musk: entro l'11 giugno, tutti dovranno fornire le loro risposte.
"Opportunità e rischi". Secondo i legislatori (la Camera condivide questo potere con il Senato), le nuove tecnologie offrono "una grandissima opportunità per l'innovazione economica, il miglioramento delle prestazioni, della comodità e della sicurezza": in particolare, il riferimento positivo va alle tecnologie V2V, V2I e alla guida autonoma. Al tempo stesso, però, la commissione sottolinea che "tutte queste caratteristiche rappresentano una porta per potenziali rischi: stiamo entrando in una nuova era in cui l'esplosione di servizi e dispositivi connessi sta esasperando le sfide della cybersecurity, introducendo un'altra potenziale conseguenza, la minaccia di danni fisici: tutto questo rappresenterà una sfida significativa per l'industria automobilistica". I deputati sanno benissimo che le minacce digitali sono ancora "isolate ed eterogenee", ma riconoscono che le cose stanno rapidamente cambiando: "Man mano che la tecnologia si diffonde, così fanno i rischi ad essa associati: le vulnerabilità nei sistemi dei veicoli potrebbero essere inevitabili, ma non possiamo permettere che questo metta a repentaglio i potenziali benefici della tecnologia". Le Case hanno un pugno di giorni per replicare: trattandosi di rappresentanti in grado di promuovere e approvare leggi, le risposte saranno importanti.
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