Waymo fa causa a Uber: “Ha copiato i nostri Lidar”
La guerra tecnologica tra i colossi della California passa di nuovo per le vie legali. Dopo la causa intentata dalla Tesla contro Aurora Innovation, accusata di utilizzare le informazioni sull’Autopilot raccolte dall’ex direttore del progetto, Waymo se la prende con Uber: secondo l'azienda di Alphabet, la società di Travis Kalanick avrebbe “copiato” i Lidar della Google Car, ovvero le torrette laser posizionate sul tetto che contribuiscono alla guida autonoma dei prototipi.
File confidenziali. La causa, riportata dalla Reuters, è stata depositata presso una corte della California. Secondo gli avvocati di Big G, la tecnologia Lidar di Uber (utilizzata nelle test car di Pittsburgh e nelle Volvo XC90 “cacciate” da San Francisco) “è esattamente quella di Waymo”: anche in questo caso, sotto accusa c’è un ex dipendente, Anthony Levandowski, il quale avrebbe scaricato “file confidenziali” prima di lasciare Google e fondare Otto, la startup acquisita da Uber lo scorso agosto. Stando a Waymo, le informazioni “sottratte” riguardano il design dei circuiti stampati presenti nei laser, in grado di accelerare sensibilmente lo sviluppo della tecnologia autonoma dell'azienda di ridesharing.
La risposta di Uber. La causa, ovviamente, punta a ottenere un risarcimento danni e, soprattutto, a stoppare il presunto utilizzo improprio dei brevetti e dei sistemi di Mountain View. In risposta, Uber ha diffuso una nota in cui promette di andare a fondo della questione, riservando al caso la massima attenzione.

Tecnologia chiave. I Lidar, acronimo di Light detection and ranging, sono considerati il futuro della guida autonoma. Le torrette sfruttano brevi impulsi di luce laser (anche 2,8 milioni al secondo) che permettono di localizzare gli oggetti e i pedoni a 360°, misurando le distanze e restituendo immagini in alta definizione: informazioni essenziali che vanno a completare gli input delle telecamere, dei radar e dei sensori a ultrasuoni presenti a bordo. Grazie alla loro efficacia, i Lidar hanno già fatto parecchia strada, finendo sui prototipi di diversi costruttori impegnati nello sviluppo della guida autonoma: la Ford ne ha montati due sulle nuove Fusion Hybrid, mentre la stessa Waymo impiega unità singole sulle koala car, sulle Lexus RX 450h e sulle Chrysler Pacifica fornite dal Gruppo FCA.
Un business enorme. In principio, i Lidar costavano un patrimonio: quelli di Google, in particolare, potevano raggiungere i 75 mila dollari. A distanza di anni, costi e dimensioni si sono ridotti sensibilmente, grazie allo sviluppo tecnologico e alle economie di scala: oggi le versioni più economiche sono proposte a mille dollari. Waymo conta di tagliare i prezzi del 90% (fino a circa 7.500 dollari per un prodotto di qualità) per fornire i Lidar ai costruttori tradizionali, ma il mercato è già pieno di concorrenti: sempre nella Silicon Valley, la Velodyne ha aperto una “Megafactory” che produrrà un milione di dispositivi nel solo 2018. Le stesse Case prevedono un futuro di serie: auto come la Faraday Future FF 91 o la concept Volkswagen I.D. ipotizzano già delle soluzioni a scomparsa, con piccole torrette che fuoriescono dal tetto o dal cofano durante la guida autonoma.
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