Così potrebbe essere la Tesla "per tutti"
Occhi vispi, sbalzi corti e un padiglione arcuato. Il designer Jean François Hubert se la immagina così, la Tesla Model 2: come una sorta di Model 3 più “raccolta”. Chiaramente la ricostruzione grafica è arbitraria, benché coerente con i pochi indizi (tra cui un bozzetto ufficiale) finora emersi sulla compatta di Palo Alto. Un progetto su cui vige il riserbo più assoluto. Ma è cosa nota da tempo che Elon Musk abbia in tasca una nuova elettrica “entry level” da immettere sul mercato, notizia peraltro ufficializzata in occasione del Battery Day. Il prezzo sarà il pezzo forte: 25 mila dollari (poco più di 22 mila euro al cambio attuale).
Abbordabile e high tech. I lavori procedono spediti e il taglio del nastro dovrebbe avvenire nel 2023. Solo allora, in alcuni mercati, sarà possibile comprare questo nuovo modello, ma non è da escludere che la Casa lo mostri al pubblico già nel 2022, per poter aprire con largo anticipo gli ordini e così, come da prassi, finanziare parte della produzione del veicolo con i fondi ricavati dagli acconti. D’altronde stiamo parlando della più grande scommessa sin qui lanciata da Musk: per via del prezzo promesso (estremamente competitivo per una Tesla), abbinato a un corredo tecnologico da non sottovalutare. Con sensazionalismo, ma anche una buona dose di furbizia, il co-fondatore di Paypal aveva infatti annunciato, al tempo del Battery Day, che la Tesla da 25 mila dollari sarebbe stata anche a guida autonoma. Su questo punto bisogna fare un distinguo. Secondo indiscrezioni, la nuova elettrica californiana dovrebbe infatti proporre due varianti: una basata sulla piattaforma della Model 3, per il mercato cinese, e un’altra figlia di un progetto ex novo, che prevede livelli di guida automatizzata molto avanzati.
Made in China. Altro tema importante: la Model 2 (nome affibbiato dal pubblico e mai confermato dalla Tesla) verrà prodotta nella gigafactory di Shanghai. La scelta di fabbricarla in Cina, con i relativi vantaggi anzitutto in termini di costo della manodopera, è la conditio sine qua non per offrire un prezzo d’accesso così basso. Tuttavia, per contenere i costi, l’azienda di Palo Alto dovrebbe avvalersi anche di nuovi processi produttivi (sperimentati per prima dalla Model Y nella gigafactory di Berlino) e di alcune innovazioni tecnologiche, come le batterie con celle 4680, più capaci e montate all’interno di un pacco accumulatori strutturale. Queste soluzioni permetteranno alla Tesla di ridurre il numero di componenti necessarie a costruire la vettura e, soprattutto, di accorciare i tempi di assemblaggio, generando in entrambi i casi risparmi.
Serve spazio. A Shanghai, lo stabilimento della Tesla, dove già vengono prodotte la Model 3 e la Model Y, è in continua evoluzione. La Casa sta aumentando la capacità produttiva per far fronte alla forte domanda, locale e non solo, e a fine novembre ha dato il via libera a investimenti per l’equivalente di circa 170 milioni di euro finalizzati all’ampliamento del sito, che aggiungerà alla propria forza lavoro altri 4 mila addetti. La gigafactory di Shanghai ha una capacità produttiva di circa 500 mila veicoli all’anno e, per realizzare i due modelli attualmente presenti sulle sue linee, ha già raggiunto le 450 mila unità annue. Per una terza vettura, dunque, serve un boost. Motivo per cui questi ultimi stanziamenti sono stati letti da alcuni proprio come un tentativo di accelerare le operazioni in vista del futuro ingresso della Model 2.
Credit: Jean Francois Hubert/SB-Medien
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