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BMW Serie 2 Coupé
Bella la standard, eccezionale con la M davanti [VIDEO]

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Per lasciarsi alle spalle le comodità dello smart working al sole sul balcone, di questi tempi, ci vuole una forte "reason why", come direbbero quelli bravi. A maggior ragione se devi andare in un Paese che ti richiede due tamponi in tre giorni (più il terzo all’arrivo), una lettera del direttore, una registrazione digitale cavillosa che manco la Cia e quattro voli tra andata e ritorno, perché dopo la pandemia tante rotte aeree sono state tagliate. Ma Monaco, ombelico del mondo BMW, vale sempre lo sforzo. E lo vale ancora di più se ci devi andare per guidarne una, di BMW, che ancora non è uscita. E che ha tutte le premesse per entrare tra le colonne del Walhalla di Baviera: la prossima Serie 2 Coupé.

BMW Serie 2 Coupé 2022: in anteprima al volante della prossima generazione

“One like no one” (cit.). Ma cos’ha di tanto speciale questa nuova incarnazione della “due” per giustificare l’entusiasmo della vigilia? Una caratteristica tecnica unica, che la posiziona in un mondo a parte rispetto al resto della gamma compatta. Con il passaggio della Serie 1 al motore trasversale e alla trazione anteriore, ormai tutte le entry level di Monaco (comprese Serie 2 Active Tourer, Serie 2 Gran Coupé e X1) si erano lasciate alle spalle la tradizionale impostazione tecnica del marchio, con il motore messo per lungo e la motricità dietro. Tutte tranne una: perché, adesso possiamo dirlo ufficialmente, la Serie 2 Coupé rimarrà fedele al motore longitudinale. E, visto che siamo in vena di annunci, vi diamo pure un’altra notizia: resterà l’unica, perché la Serie 2 Cabrio, ahimé, non avrà eredi.

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Il sottile crinale del limite. Ora, voi capirete che la combinazione di impostazione tecnica genuina, dimensioni tutto sommato ancora contenute (la vettura crescerà di dieci centimetri, per un totale di 4,53 metri) e condizioni meteo che assomigliavano a quelle di un marzo molto frizzantino (diluvio la mattina, sette gradi centigradi, miglioramento nel pomeriggio ma asfalto comunque freddo, sul tracciato della BMW Driving academy a Maisach) ha dato vita a una giornata insieme utile per capire i limiti dell’auto e dilettevole per percorrerli sulle punte, sistematicamente in bilico tra il "la tengo la tengo" e il "no, stavolta la perdo".

Le due facce dell’M240i xDrive. È così che i tecnici del reparto Vehicle driving dynamics della BMW hanno voluto la Serie 2 Coupé, e mi riferisco nello specifico alla M240i xDrive: quando la usi in Comfort, con tutti i controlli inseriti lei si comporta come una brava trazione integrale. Prevedibile, controllabile, composta: ti fa capire che non è una quattro ruote motrici timidina e sottosterzante, quello sicuro, ma non la schiodi nemmeno con la forza, nemmeno sull'ultra bagnato, nemmeno a fare lo scemo. Però, mano mano che alzi l’asticella, l'auto cambia pelle come un camaleonte: il gradino alto lo incontri già in modalità Sport. Poi il passaggio in Sport +, sì, aggiunge qualcosa alla cattiveria del motore, ma il Rubicone è stato già valicato: gli step successivi li fai prima togliendo il controllo di trazione e poi, tenendo premuto lo stesso tasto, anche quello di stabilità.

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Mi ha ricordato l’M2. Spogliata così di qualsivoglia aiuto, irrigidita nella risposta degli ammortizzatori a controllo elettronico (optional) e diventata reattiva come uno scoiattolo, la M240i xDrive – lo dico? Lo dico – mi ha ricordato tantissimo l’M2 attuale, che avevo guidato in pista a Vairano. Primo, perché di motore già ne ha più della versione pre-restyling (qui ci saranno 374 CV, lì in origine ce ne erano 370): questo 3.0 turbo è gonfio di coppia sotto e metallico, rabbioso agli alti come i sei in linea aspirati delle BMW di una volta. Secondo, perché con le modalità di guida più cattive lo sterzo diventa diretto da fare impressione già dai piccoli angoli. Terzo: perché va di traverso come e quanto vuoi.

Come una posteriore pura. Con la trazione integrale xDrive che in Sport + può arrivare a comportarsi come una posteriore pura, basta trovare la giusta combinazione di angoli dello sterzo e della caviglia destra che lei si fa ingaggiare in spazzolate volute, progressive, gestibili e proprio per questo divertenti a livelli fenomenali, anche senza essere Keiichi "dorifto king" Tsuchiya. Mi domando, a questo punto, dove vogliano posizionare la prossima M2, e una mezza risposta riesco a darmela da solo riflettendo su quello che non ho trovato altrettanto estremo sulla M240i: l’automatico otto marce a convertitore di coppia, sempre fluido ma mai brutale né fulmineo (tanto in salita quanto in scalata). E poi i freni, che dopo una giornata sana a prendere pedate in pista erano un po’ stanchini (e ci mancherebbe).

L’educata 230i. Mi sembra doveroso abbozzare, in calce, qualche appunto sul conto della 230i, dato che nel corso della mia comparsata in Baviera ho avuto la ventura di saggiare anche lei. Ecco: tra questa versione, che rappresenta la punta della gamma "normale", e la M240i, che qualcuno considera immeritatamente una specie di zircone, un surrogato di M vera, capisci in un amen, alla prima marcia che tiri fino alla zona rossa, che invece il solco tra i due mondi passa proprio lì, in mezzo a loro due. E diamine se è profondo...

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Non esagera mai. La 230i, della trazione posteriore, ha il retaggio tecnico: la piacevolezza di quegli inserimenti in cui senti che tutta la macchina ti aiuta e ti segue quando entri in curva e la pulizia del comando dello sterzo, con le ruote anteriori che devono solo pensare a girare come si deve. Null’altro: non cercate qui di lanciare sfide impossibili al retrotreno perché quello manco vi sente. Qui siamo su una BMW seria e rassicurante per tutti. Brava, veloce, gradevolissima: una vera piccola granturismo sulle strade aperte al pubblico. Ma non esagera mai.

La preferita degli appassionati. Non sono certo i 245 CV del suo 2.0 quattro cilindri turbo a poter dare pensieri a questo telaio, abituato come ampiamente scritto a gestire tanta roba in più. Ma, soprattutto, non sono nemmeno loro a regalare brividi: i modi di questo motore, ordinati e ordinari, non hanno niente a che vedere con la personalità debordante del fratello maggiore. Che forse al biemmevuista duro e puro, quello da Serie 2 Coupé, piacciono di più: a Monaco si aspettano che la M240i faccia, da sola, oltre un terzo delle vendite. Cosa che non succede su nessun altro modello dell’Elica. Dopo averle guidate, sposo ciecamente questa previsione.

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