Black Badge, faccia a faccia col "fantasma" più cattivo e dinamico di sempre
Nel mondo del lusso, quello vero, niente è mai abbastanza. Prendete un’automobile, per esempio. Qualsiasi modello scegliate, ci sarà sempre qualcosa di più potente, più lussuoso o, semplicemente, più costoso. Comprese vetture come le Rolls-Royce, da sempre apice del motorismo d’altissima gamma. E questo i clienti della Casa di Goodwood lo sanno bene. Certo, per molti avere un’auto con lo Spirit of Ecstasy che troneggia sul cofano rimane uno status symbol, ma per altri è semplicemente un (costosissimo) mezzo di trasporto, con il quale cercare (invano) di passare inosservati. Senza mai rinunciare al confort degno di un salotto e a prestazioni elevate. Ed è proprio per questo che è nata la serie Black Badge, portata al debutto dalla prima serie della Ghost e ora disponibile anche sulla seconda generazione. Motore più potente, cerchi di lega e carbonio, sospensioni affinate, cromature sostituite con dettagli scuri per accennare un improbabile tentativo di understatement e qualche tocco di sportività in più, ma senza esagerare. Insomma, una Rolls più esclusiva delle altre che però fa di tutto per non darlo a vedere.
Sensazioni elettriche. Sali a bordo e noti piccole differenze rispetto alle altre Ghost, a partire da quella più evidente: la modanatura di fibra di carbonio con fili d’alluminio intrecciati che attraversa tutta la plancia. Davanti agli occhi, un cofano che non finisce più. E là in fondo una statuetta che da sola vale il prezzo del biglietto. Uno Spirit of Ecstasy diverso dagli altri, perché non è luccicante, ma scuro. A sinistra del volante c’è il tasto d’accensione. Basta sfiorarlo per dare vita al 12 cilindri e sentire l’unica vibrazione che emette durante il suo funzionamento, quella d’accensione. Abbassi la leva della trasmissione per passare in D e sei pronto ad andare. Senza scossoni, senza rumori, senza niente che ti ricordi un’automobile comune. Sembra quasi di essere su un’elettrica per l’assenza totale di suoni. L’unico feedback che ti dà il motore è in accelerazione, quando ti senti schiacciare contro le morbidissime poltrone. E pure il cambio sembra un monomarcia per quanto è calibrato nell’ottica del confort. Seta pura.

Dr Jekyll e Mr Hyde? No. Queste sensazioni, però, andavano strette ad alcuni clienti, che hanno chiesto alla Rolls-Royce di avere qualcosa con un tocco di dinamismo in più, senza però sconfinare nel mondo delle sportive. Sulla Ghost Black Badge basta premere il pulsante “Low” per passare alla modalità più reattiva, che rende lo sterzo un filo più diretto, l’assetto leggermente più rigido e apre gli scarichi per farti sentire un lieve ruggito quando scateni tutti i 600 CV e 900 Nm di questo 6.75 litri (0-100 in 4,7 secondi, 250 km/h di velocità massima limitata e 15,8 l/100 km). Non aspettatevi però un passaggio da Dr Jekyll a Mr Hyde: anche in questa versione, la Ghost mantiene la sua flemma britannica e si dimostra una vera Rolls. Perché la puoi strapazzare come vuoi, ma lei rimane sempre composta, comoda e silenziosa. Anche quando la porti tra i cordoli di un circuito dove corre la Formula 1 come l’Hungaroring, un luogo in cui questa ammiraglia è ovviamente fuori posto, ma nonostante questo si lascia guidare con una piacevolezza che mai t’aspetteresti da un’auto lunga cinque metri e cinquantacinque centimetri e con un peso che, con il pieno di liquidi e con due passeggeri a bordo, sfiora le tre tonnellate. Certo, devi guidarla come dice lei, girando il grande volante con garbo, facendola appoggiare nella svolta e aprendo il gas solo una volta che si è assestata: così la trazione integrale lavora al meglio ed esci dalle curve con una rapidità impensabile. Se invece la guidi in maniera nervosa, i limiti della fisica sono lì ad aspettarti. E con queste masse e potenze in gioco, sono tutt’altro che difficili da superare.

Appartamento su ruote. Ogni Rolls che si rispetti, però, deve essere comoda anche dietro. E questa quattro porte lo è davvero. Certo, non arriva ad alcune raffinatezze della sorella Phantom - come i morbidi cuscini alti quattro dita nei quali sprofondano i piedi dei passeggeri, o i pannelli clima integrati nelle portiere posteriori -, ma propone un livello di confort elevatissimo. Si ha molto più spazio di quello necessario per viaggiare con le gambe distese e i comodi sedili (rialzati rispetto agli anteriori così da consentire ai passeggeri di vedere la strada) possono essere regolati elettricamente. Nel bracciolo centrale c’è anche un selettore rotativo per la gestione dell’infotainment e non manca una plafoniera che consente di regolare l’intensità dei Led che ricreano la volta celeste sul cielo dell’auto. Dettagli immancabili su un’auto che costa come un appartamento in centro Milano: l’esemplare che ho guidato, tra optional e personalizzazioni, ha un prezzo di 395 mila euro più tasse (il listino parte da 302 mila euro, contro i 255.500 della Ghost).

Spirito della velocità. La Ghost Black Badge non è un’auto pensata per chi cerca prestazioni estreme o uno chassis che trasmette ogni sassolino presente sull’asfalto. Chi può permettersi un’auto di questo tipo, infatti, può avere anche tutte le supercar che desidera. L’essenza di quest’ammiraglia è l’essere diversa dalle altre, un po’ irriverente, ma comunque fedele al passato. Confort, lusso e prestazioni si fondono per creare un connubio impensabile fino a poco tempo fa. Attenzione, però. Questa Black Badge non farà storcere il naso ai cultori del marchio (quelli che, per intenderci, hanno preso come un affronto il lancio della Suv Cullinan), perché pure in questa versione la Ghost segue (fedelmente) le orme tracciate più di cento anni fa da Charles Rolls ed Henry Royce. Ed è più che degna di sfoggiare là davanti lo Spirit of Ecstasy, che qui più che su ogni altra creazione di Goodwood potrebbe riprendere di diritto il suo nome originale, Spirit of Speed.
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