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Governo, auto nel mirino: "Città troppo congestionate, servono più mezzi pubblici"

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“Le grandi città italiane, in particolare, Roma, Palermo e Torino, sono ancora molto congestionate” dal traffico veicolare e, quindi, è necessaria una svolta verso una diversa forma di mobilità, che disincentivi l’utilizzo dell’auto in ambito urbano. È questo, in sintesi, il messaggio principale lanciato dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili nel suo ultimo rapporto: gli esperti del dicastero guidato da Enrico Giovannini hanno raccolto dati statistici da diverse fonti come Istat, Eurostat o il ministero dell’Interno, per delineare un quadro negativo rispetto all’Europa, visto che la situazione è “caratterizzata da una bassa domanda di mobilità urbana sostenibile nelle grandi città italiane, in particolare Roma, Palermo e Torino, ancora molto congestionate nel confronto con città europee di pari dimensioni, a causa dell’elevato tasso di motorizzazione”. Inoltre, i tecnici rilevano non solo una ridotta estensione della rete di metropolitane, tranvie e ferrovie urbane (meno di 1.400 chilometri contro i 1.900 della Francia, i 2.300 della Spagna e i 4.700 della Germania), ma anche una bassa qualità del servizio pubblico locale, soprattutto nel Centro e Sud Italia, collegamenti scarsi, vetustà del parco mezzi, basso livello di digitalizzazione dei servizi e “ancora forti ritardi” per la mobilità condivisa e e ciclabile.

Gli obiettivi. Oltre alle criticità, il rapporto presenta delle soluzioni per la mobilità locale sotto i profili economici, sociali e ambientali: si punta, per esempio, su un calo del tasso di motorizzazione, sulla riduzione della congestione, su una maggior efficienza, qualità e accessibilità del trasporto, sulla sostituzione totale degli autobus ante Euro 5 e sulla transizione verso veicoli a zero emissioni. Si tratta, in sostanza, degli obiettivi strategici per il 2030 indicati dal Pnrr e sostenuti dalle ingenti risorse provenienti dal Recovery Fund europeo. Lo ricorda lo stesso Giovannini, non prima di sottolineare la necessità di “stimolare l’uso del trasporto pubblico, ancora molto basso soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree suburbane e periurbane dove la qualità del servizio è insoddisfacente e c’è una maggiore propensione a ricorrere all’auto privata. Dobbiamo stimolare la domanda di mobilità sostenibile", continua il ministro, "come il governo ha fatto di recente introducendo il bonus sugli abbonamenti, disincentivare l’uso dell’auto e creare piattaforme digitali per facilitare la pianificazione degli spostamenti e la scelta dei mezzi anche in base alle emissioni inquinanti e climalteranti prodotte. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la legge di Bilancio 2022 e il Fondo Sviluppo e Coesione mettono a disposizione risorse per migliorare in modo significativo il sistema di mobilità locale”, ma è necessario rivedere anche la regolazione del settore”.

Le risorse e gli strumenti. Giovannini, che ha posto l’accento anche sulla necessità di “rivedere la regolazione del settore” del trasporto pubblico, ha quindi ricordato come tra Pnrr, Piano Complementare, Legge di Bilancio 2022 e Fondo Sviluppo e Coesione 2021-27 siano previsti investimenti totali per 8,7 miliardi per il traporto rapido di massa, con l’obiettivo di avere 240 chilometri di nuove metro, tranvie, filovie e funivie. Altri 3 miliardi sono destinati al rinnovo della flotta di autobus, 600 milioni per nuovi treni, 200 milioni per le piste ciclabili e 50 per la sperimentazione di soluzioni "MaaS" (acronimo di "Mobility as a Service"). Le risorse sono funzionali a raggiungere gli obiettivi, ma per farlo sono previsti anche diversi strumenti rivolti sia a stimolare la domanda, sia a migliorare l’offerta. Su quest’ultimo fronte, si indicano maggiori finanziamenti al trasporto pubblico locale, investimenti infrastrutturali, intermodalità, ciclovie e percorsi ciclopedonali, sostituzione dei mezzi più inquinanti con quelli elettrici o a idrogeno, interventi per integrare, anche grazie a piattaforme digitali, i servizi di mobilità a livello locale, miglioramento della regolamentazione, rafforzamento del ruolo del mobility manager, miglioramento delle modalità di affidamento e di gestione del servizio. Dal lato della domanda, invece, sono previsti incentivi per aumentare il ricorso al traporto pubblico e altre forme di mobilità, strumenti di “pianificazione che evitino picchi di congestione della viabilità”. Quanto all’auto, ossia il mezzo più spesso utilizzato dagli italiani (secondo l’ultima ricerca di Aniasa e Bain & Company il suo uso è passato dal 69% del 2020 al 73% del 2021), si parla di “disincentivi all’utilizzo del mezzo privato” e “si citano “campagne di comunicazione e altre misure che possono incidere sui comportamenti individuali, non ultima la sensibilizzazione sulle esternalità negative causate dall’uso dell’auto privata e sui benefici prodotti dalla scelta di mezzi di mobilità sostenibile”. Insomma, l’auto deve sparire dalle città. Che poi ciò avvenga, è tutto da verificare.

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