Formula 1

PILOTI
Mika Hakkinen


Mika Hakkinen
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Mika Häkkinen non è solo un pilota veloce e determinato, ma è anche uno dei Signori della Formula 1 moderna. Un ragazzo degno di scrivere importanti capitoli nella storia della Formula 1, legando per sempre il suo nome a quello della McLaren.

Le origini. Classe 1968, finlandese, cresciuto in un modesto appartamento di Helsinki. Häkkinen sale per la prima volta su un kart ad appena cinque anni, dopo aver ricevuto quel giocattolino a quattro ruote da Henri Toivonen. Per finanziare le gare, il papà di Mika trova un secondo lavoro come taxista e questo consente al giovane finlandese di poter dar sfoggio del suo talento. A 14 anni vince il primo dei quattro titoli consecutivi nel karting e a 18 inizia a correre con le monoposto conquistando il titolo svedese di Formula 4 e il campionato Formula 4 Nordic, a cui si aggiunge il titolo inglese di Formula 3 nel 1990.

Il grande salto in F1. Con questo palmares di tutto rispetto, la possibilità di andare in Formula 1 arriva piuttosto presto: dopo un primo test con la Benetton, viene messo sotto contratto da Peter Collins, team principal della Lotus, per il Mondiale 1991. La velocità di Häkkinen e la sua solida autostima gli permettono di andare oltre al fatto che la Lotus di quegli anni è praticamente l’ombra di quella degli anni d’oro di Chapman. Ma il finlandese lascia subito intendere di avere serie intenzioni: al debutto di Phoenix si qualifica tredicesimo, ma si ritira in gara per un problema al motore. In Brasile taglia il traguardo al nono posto, ma è al terzo appuntamento del campionato che il paddock si accorge davvero di lui. A Imola, con una gara degna di nota, Häkkinen risale dalla venticinquesima alla quinta posizione, conquistando così i suoi primi punti in Formula 1. Nel 1992 ottiene altri sei piazzamenti che cementificano la sua reputazione: così, mentre alcuni team fanno a gara per ottenere la sua attenzione, la Lotus farebbe carte false per tenerselo. Alla fine, però, è la McLaren a convincere Häkkinen che approda a Woking come collaudatore, al fianco dei titolari Ayrton Senna e Michael Andretti. Sul finale di stagione arriva l’opportunità di scendere in pista al GP di Portogallo al posto del compagno di squadra americano e così Häkkinen lascia tutti a bocca aperta: dopo quasi un anno di stop, riesce a fare anche meglio di Senna in qualifica. Un incidente lo mette KO il giorno della gara, ma il finlandese è comunque riuscito a ben figurare. Adesso è in un top team ed è pronto a far vedere le sue qualità. Nella gara successiva a Suzuka la McLaren vince con Senna e Häkkinen ottiene un terzo posto, il primo podio per lui in F1.

L’incidente. Nel 1994 ottiene altri 6 podi, mentre nel 1995 arriva secondo in due occasioni, ma la vittoria – per un motivo o un altro – gli sfugge sempre di mano. Häkkinen ha grandi speranze nell’ultimo appuntamento stagionale del ’95, il GP d’Australia ad Adelaide. Pensava di poter lottare per la vittoria e invece si ritrova a farlo per la vita. Mentre affronta la Brewery Corner a circa 200 km/h, lo pneumatico posteriore sinistro cede all’improvviso. La sua McLaren va a sbattere violentemente contro le barriere e Mika perde i sensi. Solo una tracheotomia d’emergenza a bordo pista gli salva la vita. Trasportato in terapia intensiva, riprende conoscenza solamente il giorno successivo. In ospedale ci resta per ben due mesi e le conseguenze delle sue ferie sono serie, tanto da mettere in dubbio anche una vita normale. Per sua fortuna, però, le cose vanno diversamente. Dopo tre mesi da quel botto, Häkkinen torna al volante della McLaren per un test a porte chiuse in Francia, completa 63 giri e capisce che il sogno di diventare campione del mondo è ancora vivo.

Il ritorno in pista. Nonostante quel terribile incidente e il lento recupero, Häkkinen non perde la sua proverbiale velocità e nel 1996 lo dimostra conquistando punti in undici delle sedici gare in programma, incluso un emozionante ritorno sul podio al GP di Gran Bretagna. Nel 1997 la McLaren si presenta in pista con un nuovo look e la convinzione che le cose stanno per prendere una piega diversa. In effetti, la monoposto migliora costantemente nel corso della stagione e il finlandese sfiora più volte la vittoria, senza però mai andare a segno. Almeno, fino al finale di stagione. A Jerez de la Frontera, tutti i riflettori sono punti per la sfida Mondiale tra Jacques Villeneuve e Michael Schumacher. Dopo il famigerato contatto tra i due contendenti per il titolo, il canadese della Williams s’invola verso la vittoria ma a pochi metri dalla fine si lascia superare dalle due McLaren che segnano doppietta, con Häkkinen sul gradino più alto. Solo dopo un po’ di tempo è emerso che Villeneuve si era lasciato passare proprio per un accordo pre-gara tra i due team inglesi.

L’alba di una nuova era. Seppur in circostanze discutibili sotto il profilo sportivo, Mika si è scrollato di dosso la pressione per una vittoria che non arrivava mai. Gli sono servite cento gare per poter assaporare lo champagne del vincitore. Ma il finlandese non è per niente pago e lo dimostra alla prima gara della stagione 1998, a Melbourne, dominando a bordo della sua McLaren Mercedes MP4/13 progettata da Adrian Newey. Oltre all’affermazione australiana arrivano anche le vittorie in Spagna, Monaco, Austria e Germania. Il finlandese s’invola verso la conquista del titolo, ma deve vedersela con un osso duro come Michael Schumacher. I due si erano già incrociati la prima volta ai tempi della F3 e adesso sono nuovamente uno contro l’altro per la conquista del titolo di F1. Il duello tra i due è infuocato e si trascina fino all’ultima gara. Schumacher stalla poco prima della partenza ed è costretto a prendere il via dal fondo dello schieramento mentre Häkkinen conduce tranquillamente. Michael risale la classifica con una rimonta furiosa che preoccupa Mika, ma la foratura di uno pneumatico mette fuori gioco il testo. Häkkinen è campione del mondo.

Bis iridato. Per il 1999 la McLaren è nuovamente in lotta con la Ferrari. Häkkinen vince in Brasile, Spagna e Canada e si porta in testa al campionato. Per lui sembra un’annata semplice, specie dopo l’infortunio di Schumacher in Inghilterra che costringe il tedesco a saltare in tutto sette gare. Ma quella che si prospettava come una passeggiata per il titolo si trasforma in una battaglia contro l’altro pilota della Ferrari, Eddie Irvine, che mette i bastoni tra le ruote al finlandese. Schumacher torna nelle ultime due gare della stagione e aiuta Irvine a vincere in Malesia, con l’irlandese che si presenta con 4 punti di vantaggio nell’ultima gara di Suzuka. Häkkinen è costretto a vincere per mettere le mani sul suo secondo titolo e mette in piedi un weekend perfetto, con una gara magistrale che lo vede tagliare per primo il traguardo e laurearsi per la seconda volta consecutiva campione del mondo. La lotta tra Häkkinen e Schumacher continua anche nel 2000 e anche questa volta i due piloti arrivano in piena lotta all’ultima gara. Questa volta, però, Mika non può far nulla davanti a un perfetto Schumacher che riporta il titolo iridato a Maranello ventuno anni dopo Scheckter.

Parabola discendente. Nel 2001 Häkkinen riesce a conquistare solamente due vittorie, a Silverstone e a Indianapolis. Ma già prima della trasferta a stelle e strisce, Mika annuncia di volersi prendere un anno sabbatico. In realtà, quell’anno di pausa si trasforma in un ritiro dalla Formula 1 dopo aver collezionato 20 vittorie e 26 pole position. BAR e Williams provano a convincere Häkkinen a tornare nel 2004, ma senza successo. Il finlandese però si dà un’altra opportunità e corre con le vetture turismo, prima in GT Asia series e poi nel 2005 nel DTM, il campionato turismo tedesco, dove ritrova la vittoria a Spa-Francorchamps. Una volta appeso il casco al chiodo, Mika Häkkinen si può incontrare spesso nel paddock della Formula 1 insieme ad altre leggende dell’automobilismo sportivo.