Niki Lauda
All'anagrafe rispondeva al nome di Andrea Nikolaus Lauda, ma per tutti è sempre stato semplicemente Niki. Pilota, imprenditore e dirigente sportivo, Niki Lauda è un personaggio che ha lasciato il segno in Formula 1, sia per la sua carriera da pilota che per le sue attività di consulente in Ferrari, Jaguar e in Mercedes.
Le origini. Se non fosse stato per il suo carattere forte e per la sua proverbiale determinazione, Niki Lauda avrebbe dovuto seguire le orme dei suoi genitori, due ricchi banchieri viennesi, e fare successo nel mondo della finanza. È proprio contro la loro volontà che il giovane Niki è costretto a scontrarsi per poter assecondare la propria passione per le corse: così, nel 1968 - a 19 anni - decide di lasciare gli studi universitari. Riesce ad avere in prestito del denaro da alcune banche austriache e prendere parte prima al campionato di Formula Vee, poi a quello di Formula 3 fino all'arrivo alla March in Formula 2. Insomma, oggi Lauda verrebbe definito un "pilota pagante".
L’arrivo in F1. Il Gran Premio d'Austria del 1971 segna il debutto di Niki Lauda in Formula 1, al volante della March. Per lui la corsa dura meno del previsto a causa di una noia tecnica che lo costringe a ritirarsi dopo una ventina di giri. Dopo quella fugace apparizione, Lauda riesce ad accaparrarsi un posto da pilota ufficiale alla March per correre l'intero campionato del 1972. L'affare però non si rivela tale, perché la vettura è davvero poco competitiva e l'austriaco chiude la stagione senza raccogliere neppure un punto. Nel 1973 passa alla BRM e si toglie qualche piccola soddisfazione, con i primi punti in carriera che arrivano nel fine settimana del GP del Belgio. Grazie anche al supporto di Clay Regazzoni, già suo compagno di squadra alla BRM, per Niki Lauda si aprono le porte della Scuderia Ferrari nel 1974. Durante tutto l'inverno, i due piloti hanno il loro bel da fare per sistemare una vettura nata con diversi problemi di messa a punto. Un lavoro seguito scrupolosamente dall'Ingegner Forghieri che porta un miglioramento di quasi un secondo al giro, un passo avanti prestazionale che consente a Lauda di ottenere un secondo posto nell'inaugurale GP d'Argentina di quell'anno. A 24 anni, grazie alla sua conoscenza tecnica e al meticoloso approccio al lavoro, Niki Lauda si conquista la fiducia di Enzo Ferrari che prospetta per lui un futuro radioso. Con il senno di poi, il Drake non si sbagliava. Al suo primo anno con la squadra di Maranello, Niki Lauda vince in Spagna e in Olanda, conquistando anche tre secondi posti. Paga però la scarsa affidabilità del mezzo: su quindici appuntamenti, è costretto per otto volte al ritiro, chiudendo solo quarto in campionato.
Il primo titolo mondiale. Il 1975 è l'anno della consacrazione: il talento e la velocità di Lauda, unite alla competitività della Ferrari 312 T consentono all'austriaco di conquistare cinque vittorie, tra cui la prima storica vittoria Ferrari negli Stati Uniti: alla fine dell'anno, Niki Lauda è campione del mondo per la prima volta in carriera. E l'anno seguente sembrano esserci tutte le carte in regola per fare il bis, ma Niki dovrà battersi non solo contro la McLaren di James Hunt, ma anche contro un destino beffardo. È una stagione che porta alla luce una rivalità epica, molti anni dopo raccontata da Holliwood in un film dal titolo “Rush”. L’inizio della stagione 1976 non lascia dubbi, Lauda è il favorito. Vince in Brasile e in Sudafrica, è secondo negli States e in Spagna, poi infila altre due vittorie di fila in Belgio e a Monaco. Poi, però, l’inatteso colpo di scena.
L’incidente del Nürburgring. 1° agosto 1976. Si corre il GP di Germania sul lungo circuito del Nürburgring, non a caso definito “l’inferno verde”. La gara si mette subito male perché avendo appena piovuto, Lauda sceglie le gomme per la pioggia: durante il primo giro, però, perde posizioni rispetto ai piloti con pneumatici slick perché la pista si sta asciugando e quindi si ferma per cambiarli. Riparte cercando di recuperare ma curva di Bergwerk, a causa della poca aderenza fornita dalle gomme fredde su un tratto di asfalto ancora bagnato, perde il controllo della propria vettura, colpisce una roccia a lato del circuito e l’auto termina la sua corsa in mezzo alla pista, mentre prende fuoco per la fuoriuscita di benzina. Il pilota austriaco è intrappolato nell’abitacolo: solo grazie all’intervento di altri piloti, tra cui Arturo Merzario, riesce a salvarsi la vita. Le sue condizioni rimangono critiche e solo il cinque agosto viene dichiarato fuori pericolo dai medici. Col volto sfigurato e le ferite ancora non pienamente rimarginate, Niki Lauda decide di tornare in macchina appena 45 giorni dopo l’incidente, per riprendere la sua battaglia con James Hunt. Il GP d’Italia per Lauda è un calvario, ma con grande costanza risale fino al quarto posto, conquistando punti utili per la sua lotta iridata. Ma il suo rivale recupera il distacco in classifica vincendo le due successive gare in Canada e Stati Uniti.
La gara al Fuji. All’ultima gara in Giappone, Lauda si presenta in testa alla classifica con 68 punti, con Hunt a quota 65. Tutto si gioca ai piedi del Monte Fuji. Il 24 Ottobre del 1976, si corre il GP del Giappone. A dirla tutta, i piloti non vogliono correre: troppo pericoloso farlo sotto quel diluvio costante. Malgrado la visibilità quasi nulla, si corre ugualmente. Lauda fa solo due giri, poi rientra ai box e decide di ritirarsi. La decisione è presa: l'azzardo, questa volta, non vale la sua vita. Hunt continua e chiude terzo, strappando il titolo al rivale austriaco.
Il secondo titolo e il ritiro. Il 1977 è un anno difficile per Lauda. I rapporti con Ferrari si sono incrinati, ma questo non gli impedisce di lottare per il titolo piloti. Questa volta non si lascia scappare nessuna occasione e si laurea campione del mondo con tre gare d'anticipo, al Gran Premio d'Italia, dove si presenta da separato in casa con la Rossa. Dopo la vittoria del campionato, decide di non prendere parte alle ultime due gare della stagione e saluta anzitempo il team di Maranello, che ritroverà agli inizi degli anni Novanta in qualità di consulente, fortemente voluto da Montezemolo. Dopo aver lasciato la Ferrari, Lauda corre per due stagioni alla Brabham, poi decide di appendere il casco al chiodo e dedicarsi a un’altra grande passione, quella dell’aviazione, gestendo la compagnia aerea Lauda Air.
Il ritorno in pista. Nel novembre del 1981 arriva l'annuncio ufficiale: Niki Lauda torna a correre con la McLaren. Il sodalizio dura dal 1982 al 1985 e in mezzo c'è un altro titolo iridato, quello del 1984, al volante della MP4/2. La coppia Lauda - Prost monopolizza la stagione, con Niki che si toglie anche la soddisfazione di vincere per la prima volta il GP di casa in Austria.
Personaggio schietto e diretto. Dopo il ritiro dalle competizioni, Lauda rimane nel circus della Formula 1: dopo aver lavorato con la Ferrari come consulente e prestato la sua voce come commentatore per RTL, si regala anche l’esperienza da team principal della Jaguar Racing, non senza qualche dichiarazione polemica nei confronti dei piloti moderni. Per anni, Niki ha lottato contro i postumi dell’incidente del ’76 e dopo aver subito anche due trapianti di rene, nell’estate del 2018 è costretto anche a un trapianto di polmone. Il 20 maggio del 2019, Niki Lauda si spegne all’età di 70 anni, lasciando un grande vuoto in Mercedes – di cui era presidente non esecutivo – e in tutta la comunità della Formula 1.