Pochi mesi dopo la presentazione della tre volumi, la media torinese rilancia con la cinque porte. Puntando su spazio, confort e consumi contenuti. E sul rapporto qualità/prezzo. Praticità, razionalità qualità e prezzo sono i quattro argomenti forti sui quali la nuova Tipo a cinque porte si gioca la credibilità. Come, del resto, la sorella a tre volumi da poco presentata. E in linea, se vogliamo, con le migliori tradizioni della Fiat, quelle più antiche e genuine. La Tipo, in tutte le sue versioni, costa poco, in genere meno delle concorrenti. Insomma, un bel punto di partenza. Ma anche l'aspetto è importante, pertanto vale la pena d'iniziare da qui. Diciamolo subito: la Tipo non è un'auto piccola. La prima impressione è confermata dai numeri: quattro metri e trentasette centimetri di lunghezza plasmati su una linea piacevole che, forse, non farà urlare per la magia dello stile, ma che sa ispirare fiducia e solidità. Davanti, ormai, la conosciamo. La calandra larga e i fari allungati le danno una bella impronta a terra, sottolineata anche dalla gommatura importante, da 17 pollici. Come sulla tre volumi, il padiglione conserva le caratteristiche gobbe longitudinali: si ricollegano, stilisticamente, ai “dome" sul cofano e permettono di avere un po’ più di spazio in altezza per i passeggeri senza un eccessivo incremento della superficie frontale. Una soluzione intelligente, in parole povere. Superato il montante B, il tetto prosegue poi quasi dritto fino al portellone, senza seguire più l’andamento della finestratura, in modo da non sacrificare abitabilità e capacità di carico. Insomma, pochi tratti semplici, ma ben disegnati.

Spaziosa, versatile, adatta ai lunghi viaggi e ai carichi pesanti: la Suv tedesca va bene un po' per tutte le occasioni. Grazie anche alla riuscita abbinata tra il turbodiesel e il Dsg. L’effetto è curioso: mi trovo al semaforo, in centro a Milano. Continuo a toccare qua e là, perché di cose da scoprire, a bordo della nuova Tiguan, ce ne sono tante. Di fianco c’è un esemplare della serie uscente, anno 2013. Il proprietario lancia un'occhiata verso di me, poi sembra disinteressarsi: subito, però, lo sguardo torna a razzo da questa parte. E sembra dire: «Ma è la nuova...». Le parole restano quasi in sospensione, come in un fumetto, lui cerca di abbassare il finestrino per chiedere lumi: Milano, però, non perdona indecisioni, il semaforo torna verde e devo ripartire, lasciando intatta la sua curiosità. Cosa che non faremo con voi. Infatti, eccoci qui, a quasi nove anni dall’esordio della prima Tiguan: un lasso di tempo piuttosto lungo, in cui il modello è stato ovviamente aggiornato, ma soprattutto ha detto qualcosa di originale nella fascia delle Suv compatte. Come da previsioni, ora si volta pagina e lo stacco appare ancora più netto. Il tutto parte dall'adozione della piattaforma Mqb - qui sfruttata in “verticale”, come sulla cugina Seat Ateca - che comporta, ovviamente, proporzioni del tutto differenti. E, infatti, la seconda “puntata" della Suv di Wolfsburg risulta più lunga, larga e bassa della precedente. Anche perché, a fronte di una lunghezza cresciuta di sei centimetri - si resta di un soffio sotto i 4 metri e 50 -, il passo è aumentato di quasi otto. Insomma, siamo di fronte a un'altra fisionomia, solida e sportiva, che riprende il nuovo corso stilistico introdotto dalla Passat, relativamente all'andamento largo e avvolgente del gruppo calandra-proiettori. Una cosa è rimasta in comune con l'altra serie: la possibilità di scegliere tra due frontali (poi c'è pure lo sportivo R-Line). Quello off-road è previsto a richiesta sulle versioni integrali. E, in questo caso, l'angolo di attacco migliora: 25,6°, anziché 18,3°. Il che si traduce in una maggiore versatilità sulle strade accidentate non estreme, anche perché le 4Motion vantano un'altezza da terra di 200 millimetri, superiori di poco rispetto ai 189 delle versioni a trazione anteriore.