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Renault Twin'Run Concept
Ecco la bomba che anticipa la futura Twingo [video]

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Ricordate la 5 Turbo? Una due posti Renault che assomigliava un po' alla R5 di serie, ma con un look molto più aggressivo e con motore centrale? Quella che in versione corsa vinse il rally di Montecarlo 1981 con al volante Jean Ragnotti? Beh, ora è la volta di un'altra piccola Renault "gonfiata". La Twin'Run. Un prototipo con sembianze "racing" che prefigura la futura Renault Twingo. A proposito: se volete saperne di più sulla citycar francese attesa nel 2014, non perdetevi l'ampio servizio sul numero di giugno di Quattroruote.

Guarda la galleria fotografica della Renault Twin'Run Concept

Jeannot. Sotto la pelle che ostenta tanta grinta, una meccanica sofisticata con un poderoso motore disposto al centro. E, visto che siamo in tema di "remake", al volante della piccola bomba francese a due porte ritroviamo un pilota "legato" ormai da anni alla Renault che vanta un invidiabile curriculum. Jean Ragnotti. Chiamato amichevolmente Jeannot, di lontane origini italiane, ha partecipato a numerose 24 ore di Le Mans, a ben 19 Tour de Corse e "solo" a 15 rally di Montecarlo. E, per non farsi mancare nulla, ha corso anche al volante delle monoposto di Formula 3.

 

Le caratteristiche tecniche. Ma ecco il biglietto da visita della Twin'Run. Lunga 3,7 metri, larga 1,75, alta 1,50, adotta in posizione centrale longitudinale un V6 di 3.5 litri a 24 valvole che eroga la potenza massima di ben 320 cavalli. Un propulsore ben noto in Renault dato che è stato montato su Espace, Vel Satis, Laguna Coupé, Alpine. Accoppiato al V6 un cambio sequenziale a sei marce e differenziale autobloccante. Sospensioni a quadrilateri deformabili sia davanti sia dietro e cerchi ruota da 18 pollici. La Twin'Run pesa 950 chilogrammi con una ripartizione della massa del 43% all'avantreno e del 57% al retrotreno.

 

Vera auto da corsa. Sulla piccola francese da corsa si sta seduti in basso e molto indietro. Il piccolo volante è arretrato verso il pilota, così come la massiccia console che "spunta" da sotto la plancia e si protende verso l'abitacolo. Caratteristici poi gli alti "levoni" centrali del cambio e del freno a mano. Due specie di joystick che si ergono dal tunnel tra i sedili sino a sfiorare la plancia. Mi guardo intorno. L'allestimento spartano, l'assenza di rivestimenti, la pedaliera di alluminio e bucherellata, il cockpit curato ed essenziale incastonato nella plancia, i tralicci di tubi, non solo del rollbar a gabbia, fanno capire che sono a bordo di una "vera" auto da corsa. E mi viene voglia di guidare. Di mettermi il casco in testa e di entrare in pista.

 

In pista. Mi accomodo invece nello strettissimo sedile anatomico di destra dell'arrembante francesina. Sono seduto molto in basso accanto al caro amico Jean Ragnotti. Il francese schiaccia il pulsante rosso dell'avviamento a centro del cruscotto e il poderoso V6 alle nostre spalle va in moto con una possente tonalità accompagnata da forti vibrazioni. Un'ulteriore stretta alla cintura di sicurezza, poi il secco "clac" che accompagna l'inserimento della prima mi fa intuire che stiamo per essere proiettati nel "toboga" della pista francese di Mortefontaine nei pressi di Parigi. Jeannot mi guarda. Alza i pollici in segno di intesa e? via! Tre accelerate decise. Il motore sale di giri. La Twin'Run prende velocità con un'accelerazione impressionante. Prima, seconda, terza. Ragnotti tira velocemente verso di sé l'alta "asta" del cambio. Una, due, tre volte. Siamo ormai in sesta e la velocità a metà del lungo rettilineo è molto elevata. "La Twin'Run è veramente facile da pilotare - dice Jeannot - piccola, leggera, molto agile, ha un'ottima motricità. Il V6, poi, non è solo potente, dispone anche di una notevole coppia che lo rende molto elastico. Stabile in curva, grazie al buon lavoro delle sospensioni, diventa leggermente sovrasterzante al limite. Questa tendenza, però, è dovuta alle gomme montate che, in questa versione da dimostrazione, non sono del tipo da competizione e, tra l'altro, rendono anche un po' troppo leggero lo sterzo". 

 

dal circuito di Mortefontaine (Parigi), Emanuele Sanfront

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