Abbiamo sentito quello che tutti attendevano, ossia nuove scuse a capo chino di fronte al mondo che guarda indignato, ma non c'è stato quello che alcuni si aspettavano. E cioè la testa del grande capo, travolto dall'onta di quel dieselgate Volkswagen che ha assunto i contorni dello scandalo del decennio.
Niente dimissioni. Lo tsunami partito dagli Stati Uniti e arrivato fin nel cuore della Germania, per ora, non spazza via Martin Winterkorn. Niente dimissioni spontanee: al massimo, stando così le cose, l'ad le rassegnerà su eventuale richiesta del board, che si riunirà domani e venerdì per affrontare la vicenda.
"Faremo affiorare ogni elemento". "In questo momento non ho la risposta a tutte le domande che sono emerse, ma posso assicurare che stiamo indagando senza sosta sul problema e che faremo affiorare ogni elemento con il massimo dello scrupolo, della velocità, e della trasparenza", ha dichiarato Winterkorn in uno streaming video letteralmente abbattuto dal traffico web che si è riversato sul sito stampa della Volkswagen.
La resa dei conti entro venerdì. Il numero uno del Gruppo automobilistico più grande al mondo (che ha parlato in tedesco), non ha neanche sfiorato ipotesi inerenti il suo ruolo presente e futuro a Wolfsburg. Un discorso pieno di promesse e buoni propositi, ma ancora insoddisfacente sul livello del suo coinvolgimento - diretto o meno - nella vicenda. Di certo, tra le due riunioni del comitato esecutivo del board in programma per domani e venerdì, le spiegazioni dovranno saltare fuori.
Il rischio di un nuovo fronte. Mentre i governi di mezzo mondo si attivano (il ministro francese per l'Ambiente Ségolene Royal ha chiesto all'Epa il dossier per studiare a fondo la frode) e le azioni della Volkswagen continuano a precipitare a Francoforte (la holding Porsche SE, peraltro ha annunciato a sua volta un taglio delle stime sui profitti dopo lo scandalo), il rischio che si apra un vastissimo nuovo fronte viene paventato con crescente insistenza.
"Volkswagen è solo la punta dell'iceberg". In un report curato da Transport & Environment e rilanciato da Automotive News si parla esplicitamente di metodi fraudolenti in uso presso altri Costruttori. In prima linea sotto il tiro dell'agenzia europea, altri tre nomi tedeschi, quelli di BMW, Mercedes-Benz e Opel. "Il dieselgate Volkswagen è solo la punta dell'iceberg", sentenzia il portavoce dell'ufficio, Nico Muzi.
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