Hai detto che le musicassette sono state il vostro grande nemico. Ne avete avuti altri nel corso del tempo e ne avete ancora?
Dopo le cassette è arrivata la tv commerciale: siamo passati in secondo piano, ma siamo sopravvissuti. Poi è stato il turno delle tv musicali, come MTV e Videomusic, che hanno rubato un po' di pubblico più giovane per un certo periodo, ma siamo sopravvissuti pure a quello. Quindi, negli anni di cui stiamo parlando, è stata la volta di internet: ci dicevano «adesso per la radio è finita», ma siamo ancora qua. Siamo sopravvissuti a YouTube, che è proprio del 2005, e a tante altre cose. Però oggi c'è la vera, grande minaccia: i servizi di streaming musicale. Io stesso mi trovo a usare Spotify o Apple Music, perché quell'algoritmo che pian piano capisce i tuoi gusti è quasi infallibile. La radio, per salvarsi, ha soltanto una strada: la personalità. La sua salvezza saranno quelli come me, o meglio, quelli che verranno dopo di me: quelli che non saranno replicabili da un algoritmo.
Domanda personale: come ti intrattieni quando sei alla guida?
Non ascolto la radio tutto il tempo. L'ascolto poco, perché altrimenti divento isterico, nel senso che da fratello maggiore e da perfezionista sono sempre critico nei confronti di tutto quello che esce da qui. E, quindi, ogni volta finisco per prendere il telefono e chiamare qualcuno per dire che quella cosa lì non andava bene, facciamola così, facciamola cosà. Poi, però, siccome so che soltanto chi non fa non sbaglia, cerco di essere al di sopra delle parti, anche perché sennò diventa un lavoro pure quello. Preferisco dedicarmi alle mie playlist, a qualcosa che mi rilassi e mi faccia entrare in quella dimensione onirica per cui ti chiedi «Ma siamo già a Modena? Ma sono passato da Parma oppure l'hanno cancellata dalle cartine?».
Parliamo, infine, di auto: che cosa ti piace oggi e che cosa sognavi, invece, quando eri più giovane?
Da buon maschio italiano sono cresciuto con la passione per le auto. Faccio parte di quella generazione che quando mette le gomme invernali va in acido perché i cerchi sono piccoli: io aspetto l'ultimo giorno utile per farle montare e il primo buono per rimettere i miei. Crescendo, ho avuto la fortuna di togliermi lo sfizio di avere delle macchine che una volta potevo solo sognare. La mia prima auto è stata una 500 che è durata un anno e che poi ho buttato via, perché era completamente marcia. Ma in generale mi sono emozionato più per certe macchine di livello intermedio, che non per modelli degli ultimi anni: quando ho comprato la mia prima Golf, nel 1982, era una GL. Avrei voluto una GTI, ma non avevo i soldi; comunque ero felicissimo, perché era la prima macchina nuova e la prima che avevo configurato come dicevo io. Ricordo anche la Volvo 740 che ho avuto subito dopo, una station bianca. Tra fine anni 80 e primi 90 era l'auto dei dj, perché dietro mettevi borse con i dischi a non finire. Poi sono stato innamorato di una Saab 900 Cabrio rossa che ho avuto negli anni 90: mi ha dato un sacco di guai, ma la ricordo sempre con grande affetto. Per finire, mi sono comprato la Porsche, che era un punto d'arrivo: «A quarant'anni mi faccio la Porsche», si dice. Io l'ho presa a cinquanta superati e adesso sono alla seconda, una 911 Targa. Però c'è una specie di legge del taglione, per cui la Porsche te la compri quando non hai più il fisico per salire e, soprattutto, per scendere. È bellissima, ma ce l'ho da un anno e mezzo e ho fatto 1.500 chilometri. Potrei venderla e dire che era di un vecchio...