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LIMITI ALLA CIRCOLAZIONE
Divieti definitivi e progressivi: Milano appieda anche i titolari delle Euro 5 diesel e il suo rigido modello ispira più Comuni, a partire da quello di Roma. Era davvero opportuno, con la guerra, la crisi energetica, la pandemia e le aziende che chiudono?
A Milano, l'ora fatidica scatta il 1° ottobre, a Roma (forse) in novembre, nelle altre città prima o poi. Questione solo di tempo: il destino delle auto con motore endotermico e con qualche anno di vita sulle spalle, anche se ancora perfettamente efficienti, è segnato.
È la metropoli lombarda ad aver indicato la rotta, con la sua politica di ostinato ostracismo nei confronti dell'utilizzo delle auto private. Ha iniziato introducendo nel 2008 l'Ecopass, prima forma di pagamento per l'accesso al centro storico; ha proseguito trasformando nel 2012 il sistema nell'Area C, forma di congestion charge che intendeva emulare quanto già fatto in città come Londra e Stoccolma e alla quale da inizio ottobre non si sottraggono più neppure le ibride con emissioni di CO2 superiori a 100 g/km, finora esentate insieme con le EV. Infine, nel 2019, è nata l'Area B, barriera sorvegliata da 188 telecamere che corre tutto intorno al perimetro urbano, all'interno del quale, sempre da inizio ottobre, non può più circolare chi è al volante di un'auto a benzina Euro 3 o di una diesel Euro 5 (più tutte le classi di emissioni inferiori). A meno di non rassegnarsi a percorrere ogni anno pochissima strada, controllati da un'apposita scatola nera.
Quello di Milano, comunque, non è un caso isolato, magari dovuto alla sua posizione geografica e alle condizioni climatiche proprie della Pianura Padana, che rendono più problematica la qualità dell'aria. Alle sue scelte in tema di mobilità, infatti, si sta ispirando un numero crescente di pubbliche amministrazioni, pronte a introdurre a loro volta restrizioni all'utilizzo delle auto nelle aree urbane. A Roma, per esempio, già da anni esiste una "fascia verde", nella quale è vietata la circolazione di vetture a benzina con omologazione fino a Euro 2 e diesel fino a Euro 3. Un provvedimento rimasto finora sulla carta e mai applicato nei fatti, che invece, da novembre, secondo le intenzioni annunciate dall'assessore romano alla Mobilità, Eugenio Patanè, diventerà «cogente», dato che Ztl e sosta a pagamento (destinata a rincarare) si sono rivelate strumenti insufficienti ai fini della «disincentivazione del trasporto privato». Ma tutto questo è solo un primo passo, visto che nel novembre 2023 dalla "fascia verde" saranno escluse pure le diesel Euro 4 e da quello dell'anno seguente le diesel Euro 5 e le Euro 3 a benzina.
L'offensiva della giunta capitanata dal sindaco Roberto Gualtieri sarà poi completata, nel dicembre 2024, dalla creazione di una fascia ulteriore, interposta tra i limiti di quella verde e la Ztl del centro storico, nella quale sarà introdotta, come a Milano, una congestion charge: una sorta di pedaggio di accesso, i cui proventi verrebbero utilizzati per il potenziamento del trasporto pubblico nelle zone periferiche della città.
Più drastica ancora è l'ipotesi formulata a Bologna, dove l'amministrazione comunale sarebbe intenzionata a "punire" tutti coloro che vorranno ostinarsi a non utilizzare un'auto elettrica o ibrida attraverso l'introduzione di una tassa di circolazione, con importi annui variabili tra i 100 euro (per le Euro 6) e i 300 (per le omologazioni precedenti). Una limitazione che interesserebbe tutti i quartieri della città, fatta eccezione per quei pochi che sono esterni alla tangenziale, sul rispetto della quale veglierebbe una vasta rete di telecamere. Tutti esempi d'inasprimento dei divieti già oggi esistenti in molte città italiane, che abbiamo riassunto nella mappa della pagina a fianco.
La polizia di Roma Capitale ha finora sorvolato sui divieti di accesso alla "fascia verde", ma da novembre non sarà più così
Tutto questo, che pure risponde a una logica di tutela ambientale in linea teorica condivisibile, avviene in un momento che difficilmente avrebbe potuto risultare peggiore. Le famiglie italiane, già provate dalla pandemia che ha messo in ginocchio attività artigianali, libere professioni e lavoratori dipendenti di molte aziende costrette a sospendere le attività, ora si confrontano con rincari dei prezzi dei beni di consumo e delle bollette energetiche senza precedenti e con un'inflazione arrivata a livelli (8,4% in agosto) che non si vedevano ormai da decenni, quantomeno dai tempi più bui della nostra economia. Costringere chi già si misura quotidianamente con una simile realtà a sostituire auto ancora perfettamente efficienti significa non tenere conto d'istanze sociali reali, che dovrebbero invece indurre il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e i suoi colleghi che governano le più importanti città italiane a ipotizzare un rinvio o una ritardata introduzione dei provvedimenti. Almeno, fino a quando la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina non troverà una soluzione e i prezzi di elettricità, gas, benzina e gasolio torneranno su livelli più ragionevoli. A parziale merito delle amministrazioni locali, va detto che alcune hanno perlomeno stanziato dei fondi per aiutare i residenti a sostituire le auto più vecchie.
A Milano, infatti, è stato emanato un bando che prevede contributi per la rottamazione di macchine a benzina con omologazione fino a Euro 4 e diesel fino a Euro 5. Gli importi, che si aggiungono agli incentivi statali, sono stati graduati in base alla fascia di emissioni, favorendo quella tra 0 e 20 g/km di CO2 (cioè le elettriche), ma tenendo anche conto del reddito del richiedente.
Così, per esempio, chi dispone di un reddito Isee (l'indicatore della situazione economica equivalente di un nucleo familiare) superiore a 20 mila euro potrà ottenere dal Comune un contributo all'acquisto di una EV pari a 9.600 euro, che diventano (con una maggiorazione del 30%) 12.480 se l'Isee risulta inferiore a 12 mila euro (ipotesi nella quale, in verità, diventa difficile pensare all'acquisto di un'elettrica nuova, stanti i listini attuali di queste vetture).
Chi, invece, dovesse optare per modelli meno virtuosi allo scarico, può comunque contare su un sostegno economico, di entità pari a 4.800 e 6.240 euro per le due fasce di reddito fin qui menzionate se l'automobile acquistata ha emissioni comprese tra 21 e 60 g/km di CO2 (in pratica, le ibride plug-in) e di 3.600 e 4.680 euro se le emissioni sono comprese tra 61 e 135 g/km (ibride, anche mild, e qualche diesel tra le più efficienti, per le quali gli incentivi statali sono esauriti già da parecchio tempo).
L'avviso della Ztl per chi arriva a Milano con l'autostrada da Genova
Senza dubbio l'iniziativa è lodevole, ma si scontra con un problema. I 3 milioni di euro stanziati dall'amministrazione milanese a questo scopo devono, infatti, essere spartiti anche con i potenziali acquirenti di ciclomotori e motocicli elettrici, cui spetta una contribuzione pari al 60% del loro costo, per un massimo di 3 mila euro. Il risultato è che il fondo servirà a sostenere l'acquisto di circa 4-500 veicoli: una goccia nel mare, se si considera che in Lombardia circolano 628 mila auto a benzina Euro 2 e 845 mila diesel Euro 5 (fonte: dati.lombardia.it). A queste cifre si sommano, naturalmente, tutte le vetture a benzina e a gasolio con livelli di emissioni precedenti, anche se equipaggiate di filtro antiparticolato, di serie o aftermarket, oppure dotate di doppia alimentazione con Gpl o metano. Significa che oltre 4,2 milioni di auto circolanti nella regione non possono più essere utilizzate per entrare nel suo capoluogo, che così si isola sempre più dal territorio circostante, innalzando barriere che hanno il sapore delle mura medievali e ricordano i dazi imposti a chi un tempo, provenendo dalle campagne, aveva l'ardire di voler godere dei servizi di una grande città.
Gli aiuti previsti dal Comune di Milano non sono, comunque, un caso isolato. Pure Firenze, per esempio, ha stanziato 2,5 milioni di euro per contributi all'acquisto da parte dei suoi residenti di auto elettriche, ibride e alimentate a gas. Anche in questo caso, le regole tengono conto del reddito del richiedente, differenziando tra un Isee fino a 36 mila euro e uno compreso tra 36 e 70 mila euro. A fronte della rottamazione di una vecchia vettura, per esempio una diesel Euro 5, i residenti potranno ottenere 7.500 euro per l'acquisto di un'elettrica, 6 mila per quello di un'ibrida e 3 mila per un'auto a gas, importi che si riducono a 5 mila, 4 mila e 2 mila euro per i redditi più alti. Come per Milano, però, la somma stanziata, che tra l'altro spetterà in parte anche alle aziende dei comuni limitrofi, appare insufficiente, rispetto al grande sforzo economico richiesto ai cittadini.
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