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Lavoro e mondo auto
I siti delle Case e dei componentisti sono pieni di offerte, ma oggi alle aziende servono professionalità differenti per affrontare la transizione energetica. Ecco quali sono le figure più richieste
Se l’automobile cambia, soprattutto nella misura in cui lo sta facendo in questi ultimi anni, come potrebbe non mutare anche il mondo delle offerte di lavoro che le ruotano attorno? Del resto, basta esplorare un attimo in profondità le sezioni carriere e opportunità d'impiego dei siti dei costruttori e dei grandi componentisti per rendersene conto: sono migliaia le offerte disponibili che danno un'idea chiara della trasformazione in atto. A comandare, oggi, sono la transizione ecologica e il percorso obbligato verso l'implementazione crescente nei veicoli dei sistemi di assistenza al guidatore. Le aziende automotive hanno bisogno di rinforzare i loro reparti che si occupano di mobilità elettrica e di batterie, ma anche le divisioni che analizzano i big data e che sviluppano app e software, senza trascurare neppure gli aspetti relativi alla cybersecurity. Adas, guida autonoma e connettività completano il quadro dei settori emergenti.
Nuovi profili. Di queste esigenze vale sicuramente la pena di tenere conto anche nel momento in cui si sceglie il percorso di studi che s'intende intraprendere. La facoltà d'ingegneria resta, ovviamente, un must nel mondo automotive, ma a cambiare sono gli indirizzi più gettonati: oggi, per esempio, risultano in forte crescita le ricerche di titolari di laurea magistrale in ingegneria elettrica, un corso di studi quinquennale preso finora raramente in considerazioni dai neodiplomati. Ma in tempi in cui la prospettiva prevalente di occuparsi d'impianti elettrici nell'edilizia o di sistemi d'illuminazione è stata soppiantata da quella – più allettante – di progettare e sviluppare le auto a batteria e i relativi componenti, le cose sono cambiate: e molte università confermano che chi si presenta con un tale curriculum accademico ha poi l'imbarazzo della scelta tra molteplici offerte di lavoro. Una prospettiva comunque garantita anche a chi si specializza in elettronica, meccatronica, informatica e sviluppo di software, e questo è abbastanza scontato; un po' meno prevedibile, invece, è il fatto che le Case stanno cercando anche fisici, matematici, chimici (per le batterie e i relativi materiali), statistici (per l'analisi di una mole enorme di dati) e giuristi (per le implicazioni legali di aspetti come la guida autonoma).
Alternative. Non sempre, comunque, aver conseguito una laurea è considerato un requisito indispensabile: agli sviluppatori di software, per esempio, più che un titolo accademico giova una conoscenza approfondita di sistemi operativi come iOS e Android. Economisti e titolari di master in business administration sono, comunque, ben accetti, mentre sembra risultare in flessione la ricerca di specialisti di digital marketing e di social media manager: forse le posizioni disponibili sono state negli anni saturate oppure le aziende preferiscono affidare questo genere di attività ad agenzie e figure indipendenti, esternalizzandone i costi. Il motorsport, infine, offre sempre opportunità stimolanti a chi dispone di un bagaglio tecnico adeguato: il periodo tra dicembre e i primi mesi dell'anno successivo, del resto, è quello migliore per cercare un posto di lavoro nel mondo delle corse, essendo le squadre a caccia di personale per completare o rafforzare i propri organici. Per esempio, l'Audi, che ha annunciato il proprio ingresso in Formula 1 nel 2026, ha bisogno di specialisti che dovranno realizzare in Germania il nuovo propulsore ibrido.
L’era post-Covid. La lettura delle offerte fa emergere un altro elemento interessante, rivelatore di come siano mutate anche le aspettative di chi è alla ricerca di un posto di lavoro, complici i profondi cambiamenti indotti, negli ultimi anni, dalla pandemia. Alcune Case, come la Renault, sottolineano la possibilità di ricorrere al telelavoro, oggi molto apprezzato soprattutto in realtà densamente popolate come l'hinterland parigino. Ma anche un'azienda relativamente piccola come la Rimac, che ora controlla la Bugatti e che è alla ricerca di oltre 200 figure per una decina di sedi sparse nel mondo, si presenta, nelle sue offerte, quasi come una startup da Silicon Valley, in grado di offrire ai dipendenti momenti di relax e divertimento, oltre che fino a dodici giorni di smart working mensili.
Il ruolo delle imprese. Se si analizzano le storie di molti giovani che sono riusciti a coronare il desiderio di un’attività professionale rispondente alle loro ambizioni si scopre anche che quasi tutte hanno un elemento in comune: l’incontro decisivo, nel loro cammino formativo, con un'azienda impegnata nel fornire sostegno concreto alle attività scolastiche, contribuendo alla definizione della didattica, mettendo a disposizione docenti specializzati (spesso anche ex allievi degli stessi istituti), fornendo attrezzature e laboratori e aprendo le porte per gli stage. Non è una questione di mero sostegno economico o di semplice sponsorizzazione: la relazione è più profonda e proficua, con uno scambio di conoscenze che finisce per favorire le imprese stesse, bisognose di giovani risorse formate in maniera coerente con le loro esigenze. Un modo concreto per evitare il cosiddetto e sempre più frequente mismatch, cioè la mancata corrispondenza tra l’educazione scolastica e i bisogni del mercato: il lavoro c’è, ma mancano profili adatti a ricoprire le posizioni scoperte. Esempi virtuosi di relazioni con il mondo scolastico arrivano dalla Dallara, che non si limita alla consolidata relazione con le università emiliane comune alle aziende della Motor Valley, ma che realizza pure il corso ITS Maker presso la sede della Innovation Farm, un consorzio senza scopo di lucro fondato dalle realtà del territorio per gettare un ponte tra imprese e formazione; ma succede anche alla marchigiana Loccioni e alla veneta Texa, entrambe eccellenze nei loro campi. Perché il rapporto tra aziende e mondo dell'istruzione è fondamentale, per garantire dare davvero ai ragazzi un futuro.
IL PROGETTISTA. Pierfrancesco Loreto, 29 anni, progetta banchi prova di motori elettrici per la Volvo, un nuovo cliente della Loccioni (foto di Giovanni della Ceca)
Rimasto un po' defilato negli ultimi anni rispetto ad altri corsi di laurea, quello in ingegneria elettrica si sta prendendo una rivincita grazie alla transizione elettrica della mobilità: sono molti, del resto, i campi in cui questo curriculum di studi può trovare applicazione. Lo illustra bene il percorso di Pierfrancesco Loreto, 29 anni, originario de L'Aquila, città nella quale ha conseguito la laurea magistrale. Dopo una breve esperienza in un'altra azienda, Pierfrancesco ha avuto l'opportunità di approdare alla Loccioni, impresa di Angeli di Rosora (AN) attiva nelle misurazioni in una pluralità di settori (auto, medicale, energia, aerospaziale, eccetera). «A spingermi verso l'ingegneria elettrica», racconta Pierfrancesco, «era stato il mio interesse per le energie rinnovabili: alla Loccioni, che è una micro-grid energetica a impatto zero, oggi ho anche la possibilità di affiancare i più grandi produttori nello sviluppo delle auto elettriche».
Una lunga storia. Fondata nel 1968 da Enrico e Graziella Loccioni, questa impresa, le cui radici culturali affondano nella tradizione benedettina e contadina dell’entroterra marchigiano, questa impresa custodisce i valori originari radicando conoscenza e competenze nel proprio territorio. L’impegno nella transizione ecologica si realizza anche attraverso la misurazione: tutto, del resto, dev’essere misurato e nel più preciso dei modi, in settori come la mobilità, l’energia, l’ambiente e il benessere. Una pluralità di aree che fa sì che clienti della Loccioni siano le grandi aziende dell’automotive, ma anche quelle dei settori medicale, degli elettrodomestici, dell’aeronautica e dell’energia: nomi come, tra i tanti, Avio Aero, Bosch, Cleveland Clinic, Daimler, Enel, Ferrari, General Electric, Pfizer, Toyota, Volvo e Whirlpool. L’impresa ha sedi, con giovani collaboratori (l’età media è di 33 anni e il 50% è laureato), in Francia, Germania, Spagna, Svezia, Cina, Giappone, India, Corea, Messico e negli Stati Uniti, per un totale di circa 450 persone.
Le scuole. La Loccioni ha un rapporto profondo e consolidato con le istituzioni scolastiche, a partire dalle classi elementari e medie e ai loro insegnanti, alle quali mette a disposizione laboratori di robotica, informatica, energia e agro-tecnologie. Particolare attenzione viene dedicata agli studenti delle superiori, attraverso i progetti di convergenza scuola-lavoro che trovano nella pratica dei laboratori un momento ottimale per permettere ai ragazzi di cogliere le proprie attitudini e orientare così il proprio percorso formativo. A livello universitario, sono tantissimi i progetti attivi che vedono l’impresa fungere da laboratorio di realtà per i più diversi percorsi, da economia a ingegneria, da chimica ad agraria. L’obiettivo è permettere agli studenti di anticipare la conoscenza del lavoro e far prendere loro consapevolezza delle opportunità belle. Innovativi e internazionali che si possono incontrare anche nell’Italia centrale. Con questo stesso scopo è nato Situm (Scuola d’innovazione tecnologica, umanistica e manageriale), un progetto che vede unire gli sforzi delle università di Ancona, L’Aquila e Perugia con quelle di 30 imprese, per far sì che le migliori risorse umane possano restare, al termine del percorso formativo, ad arricchire le attività del territorio.
Responsabilità. Tutto ciò dà un’idea del viaggio che ha portato Pierfrancesco Loreto, protagonista di questa storia, alla Loccioni. “Dopo la laurea magistrale in ingegneria elettrica”, racconta, “ho iniziato a lavorare in un’azienda de L’Aquila, che però non mi offriva quello che cercavo; dopo pochi mesi sono stato contattato dalla Loccioni e presto mi sono reso conto di quanto avrebbe potuto essere interessante lavorare in questo ambito, del quale non avevo conoscenze dirette, non avendo studiato automazione industriale e misuristica”. L’attrazione reciproca è scattata: “Quello che mi ha colpito dell’impresa è stata la sua volontà d’innovazione e la possibilità che mi veniva offerta di esplorare altri campi dell’ingegneria elettrica; oggi mi occupo della progettazione di banchi test per assali elettrici automotive, macchine che testano i motori dei clienti, completi d’inverter. In più, seguo la formazioni dei giovani che vengono a fare esperienza nell’impresa per le loro tesi universitarie, contribuendo alla crescita di un vivaio interno di professionalità”. Pierfrancesco ha come committente la Volvo, che ha affidato alla Loccioni il collaudo di tutti i suoi assali elettrici: era il suo primo progetto, per un cliente completamente nuovo. Una responsabilità non indifferente, ma anche un momento di crescita personale e professionale importante.
IL TECNICO. Stefano D'Elia, 30 anni, dopo aver frequentato la MTS di Monza, è diventato esperto di saldature e produzione di auto da corsa; oggi lavora come free lance nelle gare
«Lavorando, non avevo mai provato un'emozione paragonabile a quella di vedere la "mia" macchina arrivare terza alla 24 Ore di Le Mans...»: e dire che di esperienze, prima di questo risultato ottenuto con la Glickenhaus 007 LMh nell'edizione 2022 della maratona francese, Stefano D'Elia, trentenne originario di Monza, ne aveva già accumulate parecchie. «Tutto è iniziato grazie al consiglio di un amico che mi ha suggerito di frequentare, nel 2016, la Motorsport Technical School, che opera nell'autodromo della mia città». La scuola è nata da un'idea di Eugenia Capanna, ex pilota, team manager di squadre di primo piano e istruttrice di GuidaSicura Quattroruote: l’ha concepita nel 2011, sollecitata dall’esigenza espressa da molte squadre di poter disporre di ragazzi già preparati al mondo delle corse, così da poterli inserire subito nelle crew senza dover perdere tempo a istruirli. Serviva, dunque, un percorso formativo che affiancasse alle lezioni teoriche in aula da parte di docenti esperti molta pratica sul campo: lavoro nei box su macchine messe a disposizione dalle squadre o acquistate, prove di pit stop, simulazioni d’interventi in gara. Una didattica tutta da inventare, ma che l’esperienza di Eugenia ha permesso di mettere a punto con successo. In dodici anni, dalla MTS sono usciti quasi 800 allievi, che oggi lavorano in tutte le categorie dell’automobilismo e del motociclismo: il 13% di loro è presente in Formula 1 e MotoGP, top team compresi. Nel corso degli anni, l’offerta formativa della scuola si è allargata dai corsi per meccanici auto e moto racing a quelli per race engineering (master per laureati o laureandi), per la lavorazione dei materiali compositi, per l’attività sui motori e per telemetristi (data engineering). Dal 2021 la MTS dispone a Lesmo (MB) anche della Palestra della meccanica, uno spazio dotato di postazioni attrezzate dove gli allievi possono mettere in pratica in autonomia le nozioni acquisite.
Crescita personale. «Dopo il corso seguito in tutti i weekend nell’arco di tre mesi, durante il quale ho davvero imparato a mettere le mani sulle vetture», racconta ancora Stefano D’Elia, «ho iniziato a lavorare come meccanico in un piccolo team di F.4, prima di passare alla JAS Motorsport di Arluno (MI), che prepara e fa correre le Honda in campionati come il WTCR e quelli per le GT3: un’esperienza molto formativa, grazie alla quale mi sono specializzato anche nelle attività di fabbricazione e saldatura delle vetture, che a volte andavo a riparare dopo qualche incidente nelle sedi dei team clienti: e per questa crescita sono molto grato alla JAS dell’ingegner Alessandro Mariani”. Lasciata l’azienda dell’hinterland milanese, Stefano si è messo in proprio, ha aperto una partita Iva e ha iniziato a operare come tecnico free lance: il lavoro lo ha portato a Miami, dove interveniva sulle Lamborghini GT3, poi di nuovo in Italia, per lavorare nella Porsche Carrera Cup. “A volte arrivano delle chiamate entusiasmanti, come quella del team Glickenhaus: l’esperienza di Le Mans, dove mi sono occupato di una delle due vetture del team anche durante i pit stop, è stata entusiasmante”. Il lavoro, nell’ambiente, non manca: funziona sulla base del passaparola, delle conoscenze personali, dell’invio del curriculum e sulle referenze della MTS, alla quale molti team oggi si rivolgono per avere segnalazioni. “Tra pit stop, preparazione e gestione in pista delle vetture, è sempre piuttosto facile trovare un posto nel motorsport per un tecnico ben preparato», conclude Stefano, “e il guadagno non è niente male”.
Ha capito presto che la facoltà d'ingegneria gestionale che stava frequentando non costituiva la strada giusta per lei, Veronica Monticelli, 28 anni, originaria di Reggio Emilia. E per fortuna, perché, invece, quella dell'ITS di Fornovo (PR) è stata una scelta vincente. In Emilia-Romagna, infatti, gli ITS Maker (itsmaker.it), con sede centrale a Bologna, offrono un'ampia scelta, con corsi biennali per diplomati: quelli dell'area Auto e motori si concentrano tra Modena (propulsori endotermici), Misano Adriatico (motocicli elettrici) e, appunto, Fornovo, dove, in stretta collaborazione con la vicina Dallara, si studiano materiali e stampa in 3D. Un percorso formativo (come le attività più locali dell'Innovation Farm, società consortile comprendente la stessa Dallara) all’insegna di un approccio “learning by doing”: non a caso, racconta Veronica, «ti proietta fin dal primo giorno nel mondo del lavoro, dandoti subito le nozioni fondamentali per essere operativa». Con in tasca un diploma di geometra, a 22 anni Veronica ha lasciato casa e si è trasferita a Fornovo per iniziare un cammino che le ha permesso di accedere, fin dai primi mesi del corso, alla realtà delle aziende, seguendo lezioni di docenti provenienti dalle aziende stesse e corsi di matematica, fisica o chimica, applicate però a esempi concreti di costruzione di veicoli e di utilizzo dei materiali compositi. Già esperta, per corsi precedenti di CAD 3D e di stampa in 3D di componenti di carbonio, si è trovata subito, durante lo stage alla Dallara, a stretto contatto con la realtà di un team di Formula 1, bisognosa della massima rapidità di realizzazione dei pezzi commissionati.
Conoscere sé stessi. L’ITS Maker, racconta ancora Veronica, ha un grande merito: “Mettendoti subito alla prova”, spiega, “ti permette di capire che cosa più ti si addice e di orientarti verso la specializzazione migliore per le tue capacità: io, per esempio, sono sempre stata affascinata dall’innovazione e ho sempre avuto un grande interesse per i materiali. Mi piace che l’essere umano studi per trovare sempre la soluzione migliore ai problemi”. Così, oggi, Veronica lavora alla programmazione della produzione della Dallara: «Una figura nuova e un ruolo chiave», racconta, «perché connette progettazione e produzione, per fare in modo che la consegna dei componenti al cliente avvenga nei tempi previsti e nel miglior modo possibile, rendendo efficiente l'attività». Verona segue la produzione di componenti di carbonio, apportando migliorie ai processi del reparto produzione, seguendo il ciclo dei pezzi dal computer al loro completamento e tenendo i rapporti con i clienti. Che sono la Dallara stessa ad aziende di alto profilo, nei campi del motorsport, dell'auto e dell'aerospazio. Se fare per imparare è la filosofia di questi corsi, Veronica ha imparato benissimo.
IL SOCIO. Alessio Trentadue, 26 anni, dopo gli studi tecnici oggi condivide la gestione di un'officina a Fiorano Modenese ed è esperto di diagnostica elettronica
Alessio Trentadue, milanese trapiantato nella provincia di Modena già in tenera età, ha sempre avuto una grande passione per le auto, in particolare per quelle da corsa, che la vicinanza di casa con un'officina gli ha permesso di soddisfare già ai tempi della scuola. Oggi, Alessio di questo amore ha fatto il proprio mestiere, dopo un cammino che lo ha visto seguire i corsi di un istituto professionale di Maranello ed effettuare stage in diverse officine. Ma nel suo viaggio, decisivo è risultati l’imbattersi quasi subito nella Texa, azienda di Monastir di Treviso – nata nel 1992 e diventata un punto di riferimento nel campo della strumentazione diagnostica per le officine – che collabora con gli istituti scolastici sulla base di un protocollo d'intesa con il ministero dell'Istruzione, definendo il percorso per tecnici diagnostici.
Quasi 30 anni. Il programma, avviato nel 2004, si chiama TexaEdu e consiste in una divisione aziendale interamente dedicata alla formazione professionale, basata su un progetto didattico e di formazione destinato a meccanici, specialisti e studenti, la cui educazione è gratuita. Per poter intervenire sulle auto di ultima generazione, sempre più dotate di sistemi Adas e di motorizzazioni ibride o elettriche, è infatti indispensabile acquisire una competenza specifica: Texa ha organizzato a questo scopo 16 sedi formative in Italia e sei all’estero, attrezzate con la propria strumentazione e con banchi prova, cui si aggiungono 58 academy dislocate sul territorio nazionale. Le aule sono equipaggiate con simulatori e postazioni singole, dov’è possibile mettere in pratica le conoscenze acquisite in tema di diagnostica elettronica. La formazione riguarda anche gli impianti di climatizzazione e l’analisi delle emissioni delle vetture. Oggi sono quasi 29 mila le officine che hanno seguito almeno un corso di TexaEdu, per un totale di quasi 80 mila ore di formazione.
Dai banchi all’atelier. «Da queste esperienze», racconta Alessio Trentadue, «sono uscito con un patrimonio di conoscenze che mi ha permesso in breve di diventare socio di Tiziano Ibatici, titolare di una storica officina a Fiorano Modenese, la ATIcar Maranello: oggi lavoriamo sulle supercar stradali, restauriamo auto storiche e prepariamo vetture da corsa, anche d’epoca come la Ferrari 512 BB Le Mans che ha corso di recente a Vallelunga con Emanuele Pirro; siamo presenti anche nei rallyraid con la Suzuki Jimny da noi preparata”. In officina, lavorano quattro persone, cui si aggiunge una segretaria, ma spesso al gruppo si aggiungono tecnici specializzati, soprattutto quando si tratta di fornire assistenza ai clienti e gestire le vetture sui campi di gara. Proprio come Alessio sognava di poter fare “da grande”.
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