
Prove su strada
Subaru
Impreza Sti Lv Dccd, sentirsi piloti per davvero
Era un concentrato di adrenalina pura, la vettura più potente della Casa giapponese. E un omaggio al piacere di guida. Se la si portava vicino al limite, però, bisognava saperci fare: non concedeva sconti. Come Quattroruote ha potuto verificare in questo test del giugno 2004
Non poteva certo passare inosservata, con quell'ingombrante spoiler posteriore. Il messaggio che trasmetteva al primo sguardo, d'altra parte, era evidente: qui non è importante la forma, ma la sostanza. Niente di strano per una Subaru, direte voi. D'accordo, ma alla sostanza sulla versione STi dell'Impreza si aggiungeva un concentrato di sportività ignoto a qualsiasi altro oggetto del costruttore nipponico. Ancor più sull'esemplare dell'edizione limitata Petter Solberg - dal nome dal vincitore del Mondiale WRC 2003 - che Quattroruote ha provato nel Dossier Sportive del giugno 2004, da cui riprendiamo questo articolo. Il quattro cilindri boxer sovralimentato di due litri, dalla voce inconfondibile, e le qualità del comparto telaio-sospensioni garantivano prestazioni considerevoli. Non tanto per i numeri, pure in diversi comparti di tutto rispetto (ecco, non in ripresa ai bassi regimi), quanto per le sensazioni che infondeva spingendola a fondo nei tratti ricchi di curve. Attenzione, però: la mancanza dell'Esp la rendeva, in quelle circostanze, una vettura adatta soltanto al guidatore esperto.