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Industria e Finanza

Sergio Marchionne
"All'Alfa dobbiamo dare una base tecnica adeguata"

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"L'Alfa Romeo in America? Non do alcuna data né alcun numero. Dobbiamo prima risolvere il problema della motoristica e di dare una base tecnica adeguata a ciò che l'Alfa è stata. Altrimenti raccontiamo storie. E facciamo quel che abbiamo fatto con la 159".

La 159. È un Marchionne senza peli sulla lingua quello che ha incontrato la stampa italiana in occasione del Salone di Detroit. "Quel modello", prosegue il manager italiano "è stato una delle cose che ho trovato in pancia al Gruppo quando sono arrivato, nel 2004: una macchina concepita su una piattaforma condivisa con la General Motors, ma che alla fine ci siamo ritrovati a fare da soli e, quando abbiamo finito di risolvere tutti i probemi, pesava 400 chili in più di quello che avrebbe dovuto. Inoltre non avevamo un adeguato sistema di motori nel gruppo, e quindi le abbiamo montato un V6 australiano, il famoso Holden. E ce la siamo venduta come se fosse la soluzione per l'Alfa Romeo. Fare una macchina sovrappeso e con un motore australiano, vendendola con il marchio Alfa, è stata la cosa più offensiva (per la storia del marchio, ndr) che si potesse fare".

Piattaforme e motori. Oggi Marchionne per l'Alfa Romeo, che è diventata fondamentale con il piano strategico illustrato l'autunno scorso, incentrato proprio sui marchi ad alta redditività Alfa e Maserati, non vuole commettere gli stessi sbagli: "La questione della piattaforma è in parte risolta, perché a livello di gruppo adesso abbiamo due piattaforme che già servono buona parte dei nuovi modelli che faranno da base anche per la nuova generazione di prodotti Alfa. Quanto ai motori, c'è un contributo dalla Chrysler che ora è fondamentale allineare con le capacità di Ferrari e Maserati per un polo motoristico del lusso. È un percorso che stiamo già facendo, ma richiede tempo. Del resto i tedeschi perché vogliono tanto l'Alfa? Perché loro questo percorso, con l'Audi, lo hanno già fatto, e quindi basterebbe loro mettere i denti sul marchio…". E a proposito del gruppo tedesco, il capo di Fiat-Chrysler commenta con ironia l'affermazione dei vertici Volkswagen che hanno affermato di fare da "ambasciatori dello stile italiano nel mondo con Lamborghini e con Ducati": "Lo accetto come contributo allo splendido lavoro che stiamo facendo noi, grazie!", ha detto Marchionne.

L'Europa. Il manager è tornato a parlare dell'Europa, di come servirebbe una regia a livello comunitario per risolvere il problema della sovraccapacità. "Del resto la General Motors e la Ford non potranno andare avanti all'inifinito a giustificare davanti all'opinione pubblica americana le perdite europee. Gli investitori si chiedono: ma perché qui abbiamo ristrutturato, riallocato risorse, e là non si fa nulla? E se è più facile per la Ford, che è un'azienda interamente privata, diventa complesso per la GM, nella quale il governo americano ha ancora una partecipazione. Non è facile spiegare ai contribuenti americani che i loro soldi li stanno usando per finanziare le perdite europee". Intanto si allungano i tempi per la produzione della Jeep in Russia ("Stiamo ancora cercando una soluzione adeguata dal punto di vista industriale") e in Cina, dove l'accordo con la Gac non è ancora stato firmato. Confermata, invece, la produzione in Italia della Suv Maserati Levante.

L'Italia. Marchionne ha poi schivato le domande sulla politica italiana. "Ci sono le elezioni alle porte. Lasciate che gli italiani facciano le loro scelte. Alla Fiat basta che esca un quadro di certezze. Che volete che voi dica: la nostra azienda è sempre stata storicamente filo-governativa. Qualunque sarà il risultato, ci basta che il governo poi sia in grado di governare".

da Detroit, Roberto Lo Vecchio

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