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Industria e Finanza

Lincoln
Il futuro del marchio tra prospettive e problematiche

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È un crocevia importante, quello che ha raggiunto la Lincoln: dopo aver rischiato grosso l'anno scorso - quando Alan Mulally aveva messo sul tavolo l'ipotesi della chiusura - il marchio americano si gioca il tutto per tutto sotto lo sguardo attento di Mark Fields, il  nuovo timoniere di Ford Motor Company, che ha deciso di dare un'altra possibilità alla Casa. Dopo questo tentativo di rilancio, tuttavia, non è probabile che ce ne saranno altri.

Futuro incerto, ma Fields ci crede. Ridotta a volumi commerciali che sono una frazione rispetto a quelli degli anni '90, la Lincoln è una fonte di perdite per il Gruppo, che solo tre anni fa si è sbarazzato della Mercury, marchio ormai privo di attrattiva anche nella sua patria d'origine. Ora, se il piano di conquista (rivolto soprattutto verso i clienti più giovani e incentrato sulla Suv compatta MKC) non dovesse andare in porto, il rischio si farebbe serio anche per quello che era uno dei brand più prestigiosi dell'establishment automobilistico americano.

Gli anni del Premier Automotive Group. Gli anni più difficili per il marchio sono stati senza dubbio quelli del Premier Automotive Group: nei primi 2000, quando i colossi dell'industria si erano lanciati nello shopping forsennato di brand automobilistici in giro per il mondo, la Ford si ritrovò per le mani un polo del lusso, costituito da Aston Martin, Jaguar, Land Rover e Volvo.

Nel 2013 la "tegola" MKZ. Fu in quel periodo che la Lincoln venne trascurata di più, e solo nel 2006, quando il neo-arrivato Mulally iniziò a smantellare il "Pag", tornarono le risorse per la creazione di modelli che non fossero semplicemente delle Ford rimarchiate. Non è bastato, però, quel miliardo di dollari, per far girare le cose nel verso giusto: l'anno scorso le MKZ fabbricate in Messico hanno avuto problemi di qualità costruttiva, e la dirigenza ha messo in serio dubbio il senso del suo vasto impegno finanziario.

La speranza si chiama MKC. Oggi la Lincoln langue all'ottavo posto tra i marchi premium negli Usa, e raggiunge appena la metà dei volumi annuali della rivale diretta, la Cadillac. La china da risalire è lunga e faticosa, e per percorrerla i responsabili del marchio si affidano alla citata MKC, crossover compatta derivata dalla nostra Kuga, ma ben distinta sul piano del design, della qualità costruttiva, della scocca (più bassa e larga sulla Lincoln) e delle stesse motorizzazioni.

Motori esclusivi per il marchio. Sulla MKC farà il suo debutto il 2.3 quattro cilindri turbo EcoBoost, appena lanciato sulla nuova Mustang, ma non sarà che il primo passo: "Nel segmento premium l'esclusività è un concetto chiave, ed è lì che stiamo puntando", ha affermato Matt VanDyke, numero uno della Lincoln, in un'intervista a Bloomberg. Citando quelli di Lexus e Audi come esempi di brand che beneficiano di motori e tecnologie riservate, non condivise con le Case madri Toyota e VW. La Lincoln alzerà la posta e si giocherà il tutto per tutto, ma la sfida che ha di fronte è di quelle più rischiose.

Fabio Sciarra

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