Il legame tra l’Alfa Romeo e l’Arma dei Carabinieri ha origini lontane. Nel 1949, mentre l’Italia sta ancora raccogliendo le macerie di un conflitto che l’ha messa in ginocchio, la voglia di rinascita e la necessità di affrancarsi dai mezzi residuati bellici abbandonati dagli americani dopo la liberazione spingono l’Alfa Romeo a sviluppare due off-road per le forze armate. Di queste, l’AR 51 (Auto da ricognizione), meglio conosciuta come Matta, supera lo stato di prototipo e nel 1953 finalmente viene consegnata ai reparti. Sono dunque le prime 120 Matta, nate per soppiantare le Jeep Willys, le prime auto del Portello con le insegne dei Carabinieri. La fuoristrada Alfa è l’auto adatta per le disastrate condizioni di viabilità del Paese di allora e seppur in numero inferiore rispetto alla coeva Fiat Campagnola svolge egregiamente il suo compito grazie anche a un’innovazione: è dotata di radio ricetrasmittente.
Arriva la Giulia. L’Italia, tuttavia, freme per riacquisire prosperità e benessere e anche l’Arma dei Carabinieri segue la scia dell’ammodernamento e della riorganizzazione. Il Comando Generale ha bisogno di nuovi mezzi per pattugliare il territorio, inquadrati nei nuovi reparti radiomobili in funzione di contrasto alla criminalità. Servono auto veloci e affidabili, caratteristiche che non difettano al nuovo modello del Portello: la Giulia TI. Ed è nel 1963 che, con la consegna dei primi esemplari, nasce il mito della gazzella: dal 1963 al 1968 saranno circa 1.500. Con la Giulia debutta anche la livrea blu con tetto bianco, che progressivamente va a sostituire quelle monocolore kaki. Nel 1969 è la volta della Giulia Super, più potente e scattante: sarà distribuita in circa 2.000 esemplari. La Giulia, dunque, nelle sue varie evoluzioni, abbraccia una fetta della storia d’Italia densa di avvenimenti importanti sul piano sociale. La sua presenza sulle strade diventerà uno dei simboli di quell’epoca.
Nel solco della tradizione. Il progresso, tuttavia, è inarrestabile e la positiva esperienza del matrimonio tra Alfa Romeo e Carabinieri spinge questi ultimi ad acquisire, nel 1973, la nuova Alfetta. Nonostante lo scetticismo iniziale, le superiori doti rispetto alla rimpianta Giulia elevano la debuttante berlina a rango di nuovo punto di riferimento. Dal 1973 al 1977, i 39 Nuclei Radiomobile i 76 Comandi isolati vengono riforniti di 1.952 unità. Il potente motore 1.8 è un deciso balzo in avanti rispetto alla Giulia, mentre l’adozione (per la prima volta) di un doppio lampeggiatore blu sul tetto consegna alla storia questa ulteriore icona. Il resto è storia recente: dopo la seconda serie dell’Alfetta, arrivano la 75 e l’Alfa 90. Negli anni 90 è la volta della 155, vettura particolarmente amata dai reparti per un curioso particolare: la forma squadrata del bagagliaio posteriore si rivelava un eccellente scrittoio dove…compilare i verbali. Si arriva così nel nuovo secolo con l’avvento della 156, altra pietra miliare delle Alfa Romeo con la gazzella sulla portiera: è la prima vettura dell’Arma a essere allestita in maniera specifica e a essere equipaggiata con un divisorio tra i posti anteriori e quelli posteriori. Dopo la 156 arriva nel 2006 la 159, che si porta dietro due nuovi primati: è la prima gazzella con motore turbodiesel e, in tempi più recenti, la prima con carrozzeria familiare. E oggi, con la nuova Giulia 2016, la storia continua.
Cosimo Murianni
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