La notizia, l’interesse del Gruppo Volkswagen per l’acquisizione di una quota di Fiat-Chrysler, è di quelle che fanno saltare il banco. La fonte, il mensile tedesco Manager Magazin, è di quelle che normalmente vanno prese sul serio. Il che non vuol automaticamente dire che i giochi siano fatti, anzi: la stessa pubblicazione tedesca precisa che, al di là degli incontri fra i principali azionisti dei due fronti, ancora non si può parlare di una vera e propria trattativa. Sulla carta, il Gruppo di Wolfsburg avrebbe più di un buon motivo per mettere le mani sul neonato gruppo italo-americano. Al di là del più volte manifestato interesse per l’Alfa Romeo, la ragione principale sta nella sua attuale debolezza in nord America. Un limite che ovviamente verrebbe a cadere mettendo le mani sulla Chrysler, e in particolar modo sul marchio Jeep.
La smentita della FCA. Quanto mai laconico il commento di Torino, che recita testualmente "Fiat dichiara di non aver intrattenuto discussioni con Volkswagen in merito ad una possibile fusione". La dichiarazione del portavoce del Gruppo italo-americano, tuttavia, lascia peraltro aperta la porta a ogni illazione in merito all'eventuale acquisizione di quote societarie.
Perché no. Per altro verso, la decisione di aprire un nuovo fronte sembra in netta contraddizione con quanto dichiarato appena due giorni fa dal numero uno del gruppo VW, Martin Winterkorn, che ha duramente arringato la prima linea dei propri manager mettendo bene in chiaro che al momento il primo obiettivo del gruppo dev’essere quello di tagliare i costi. E non di poco, 5 miliardi di euro almeno. Mettendo sotto accusa da un lato costi di sviluppo che sono cresciuti a dismisura (addirittura dell’80% negli ultimi quattro anni) e una politica di modelli che ha guardato più a coprire ogni nicchia possibile che a massimizzare i profitti. Col risultato che, se entrambe viaggiano vicine ai dieci milioni di vetture l’anno, VW lo scorso anno ha portato a casa un margine del 2,9%, mentre Toyota è arrivata a sfiorare il nove. Insomma, almeno nell’immediato non sembra che in cima ai pensieri di Wolfsburg ci sia un ulteriore ampliamento dell’impero. Ma la storia ci insegna che non sempre, dietro le scelte strategiche, anche quelle più grandi, c’è soltanto la fredda logica dei numeri. M.N.
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