L'Audi, che costruisce il 3.0 V6 TDI destinato anche ai modelli Volkswagen e Porsche, dovrà ottemperare alla richiesta dell'Epa di modificare il software di gestione delle emissioni impiegato sul motore coinvolto nel dieselgate. Un intervento che riguarderà circa 85.000 vetture, e che costerà intorno ai 50 milioni di euro, stando alle prime stime del Costruttore.
L'Epa ha trovato un "defeat device". Secondo i rilievi conclusivi dell'ente federale e del California Air Resources Board (che ha partecipato agli incontri con la Casa), sul V6 sarebbe installato un vero e proprio "defeat device" in grado di riconoscere la procedura di test e barare deliberatamente in quella fase. La modifica di "certi parametri della gestione motore", dunque, è obbligatoria: il programma aggiornato verrà installato non appena approvato da Washington.
I dispositivi nel mirino erano tre. La Casa ha ammesso che i tre sistemi oggetto dell'indagine non erano citati nella documentazione presentata ai tempi dell'omologazione negli Usa: uno, quello in grado di abbassare la temperatura dei gas di scarico, è il famigerato "defeat device", mentre gli altri due non risultano irregolari. Questi secondi intervengono per evitare da un lato la formazione di depositi sul "flussometro" dell'AdBlue e dall'altro la contaminazione dell'Scr con idrocarburi incombusti.
Stop alle vendite "fino a nuovo ordine". L'Audi, a nome del Gruppo, ha reso noto che continuerà a collaborare con i controllori federali, e ha annunciato l'estensione dello stop alle vendite "fino a nuovo ordine" per tutti i modelli TDI al centro della vicenda, compresi quelli dei marchi Volkswagen e Porsche. La decisione riguarda le Audi A6, A7, A8, Q5 e Q7 dal model year 2009 al 2016, la Volkswagen Touareg e la Porsche Cayenne dal model year 2013 al 2016.
Fabio Sciarra
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