“Non è una strada per vecchi” sottolinea una delle slide della ricerca, parafrasando il celebre film dei fratelli Coen. E in effetti lo studio presentato oggi dalla Fondazione Unipolis assieme al sito sicurstrada.it lancia un allarme che non deve rimanere inascoltato: sulle strade italiane, sono sempre di più le persone anziane che perdono la vita.
Belpaese longevo. Lo dicono le statistiche: l’Italia è il secondo paese al mondo, dopo il Giappone, con la popolazione più longeva. I numeri dicono che da qui al 2040 la popolazione over 65 sarà il 57% in più rispetto a oggi (un terzo del totale) mentre gli ultraottantenni aumenteranno del 74%. Un simile cambiamento demografico comporta effetti anche nell’ambito della sicurezza: se non verranno presi provvedimenti, in futuro è lecito aspettarsi un’impennata dei decessi causati dagli incidenti stradali. Oggi, sebbene in Italia, dal 2001 al 2012 sia drasticamente calata la mortalità (48,5% in meno), i benefici maggiori in termini percentuali si sono riscontrati nelle fasce d’età sino a 65 anni. Questo comporta che, parlando di valori assoluti, mentre per gli under 65 ci sono 55 vittime ogni milione di abitanti, per gli over si sale a 83 e addirittura a 106 per gli ultraottantenni.
Strisce assassine. La maggior parte degli incidenti, ovviamente, avviene in città. A pagare il tributo più drammatico sono i pedoni, che vengono falciati sulle strisce pedonali. Le statistiche dicono che sono, in maggioranza, uomini anziani, seguiti da ciclisti, donne e bambini. Che cosa si può fare per arginare questo fenomeno? La ricerca della Fondazione Unipolis indica la possibilità di estendere le aree pedonali dei centri cittadini e aumentare le zone dove vige il limite dei 30 km/h. Inoltre sarebbe necessario estendere le piste ciclabili protette e stimolare i mezzi pubblici. Tant’è che nei paesi europei dove ciò si è fatto, i risultati si sono visti.
Cosimo Murianni
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